Cedolare secca affitti: il Ministero dell’Economia dà i numeri

Boom di contratti di locazione con cedolare secca, in crescita per affitti sia a canone libero sia concordato: i dati del Ministero dell'Economia.

Mag 8, 2025 - 11:23
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Cedolare secca affitti: il Ministero dell’Economia dà i numeri

Trend in decisa crescita per la cedolare secca sugli affitti, con il gettito dell’imposta in aumento di anno in anno. Lo confermano anche le ultime statistiche del Ministero dell’Economia, riferite alle dichiarazioni dei redditi 2024: oltre 3 milioni di proprietari di case hanno optato per questa formula di tassazione piatta sui canoni di locazione, per un gettito totale pari a 3,7 miliardi di euro.

Oltre alla tassa ordinaria al 21% che si applica in via forfettaria agli affitti a canone libero, è possibile applicare anche un’aliquota agevolata al 10% per il canone concordato, mentre in alcuni casi scatta invece la cedolare secca al 26% per gli affitti brevi dopo il primo immobile dato in locazione con questo contratto.

L’imponibile più cospicuo riguarda la cedolare secca del 21% sul canone libero, che nel 2023 ha raggiunto i 13,7 miliardi di euro, con un progresso del 7,4% rispetto ai 12,8 miliardi del 2022. L’hanno scelta quasi 2 milioni di locatori, che hanno percepito un reddito d’affitto lordo di 6mila 940 euro nel corso del 2023. Registra un andamento crescente anche l’aliquota del canone concordato al 10%: l’hanno applicata oltre 1 milione di proprietari, con un affitto annuale lordo nel 2023 pari 5mila 720 euro.

Per contratti brevi di durata inferiore ai 30 giorni, il proprietario può utilizzare la cedolare secca al 21% in relazione a un solo immobile a sua scelta, mentre per quelli successivi eventualmente affittati ad esempio ai turisti l’aliquota da applicare è quella del 26%. Sono circa 30mila i proprietari che l’hanno utilizzata, per un imponibile intorno ai 438 milioni di euro e un guadagno medio superiore a 14mila euro annui lordi.