Blackout Spagna, processo (sommario) contro le rinnovabili. Sanchez: “Chi parla di mancanza di nucleare dimostra ignoranza”
Il premier spagnolo Pedro Sanchez annuncia la creazione di una commissione di inchiesta sul maxi blackout che il 28 aprile ha lasciato il Paese (e anche il Portogallo) senza corrente elettrica. Sono già state escluse alcune ipotesi, come l’attacco informatico e le condizioni meteorologiche estreme, ma per il primo ministro socialista non è possibile neppure […] L'articolo Blackout Spagna, processo (sommario) contro le rinnovabili. Sanchez: “Chi parla di mancanza di nucleare dimostra ignoranza” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Il premier spagnolo Pedro Sanchez annuncia la creazione di una commissione di inchiesta sul maxi blackout che il 28 aprile ha lasciato il Paese (e anche il Portogallo) senza corrente elettrica. Sono già state escluse alcune ipotesi, come l’attacco informatico e le condizioni meteorologiche estreme, ma per il primo ministro socialista non è possibile neppure parlare di “un eccesso di produzione di rinnovabili” anche perché la rete spagnola è spesso soggetta a volumi molto elevati di tale produzione. E risponde alle critiche del centrodestra rispetto alla decisione di chiudere gli impianti nucleari: “Non sono più resilienti”. In Italia, tra i commenti, quello del vicepremier Matteo Salvini: “La decisione della Spagna di tornare indietro rispetto al dossier del nucleare è stata sicuramente una concausa del buio delle 24 ore”. Anche se vanno ancora chiariti molti aspetti legati soprattutto alle cause che hanno generato una serie di effetti a catena, in conferenza stampa Red Eléctrica, operatore della rete elettrica nazionale, ha fornito una prima ricostruzione. Alle 12.33 c’è stato un primo calo di energia, un’oscillazione, ma la rete nazionale si è stabilizzata quasi immediatamente. Dopo un altro secondo e mezzo, c’è stato un secondo calo più importante e la rete, questa volta, non è stata in grado di compensarla. Dopo altri 3,5 secondi, in base al funzionamento dei sistemi di sicurezza, la linea elettrica tra Spagna e Francia è stata automaticamente disconnessa per ‘proteggere’ la rete elettrica continentale che collega i vari Paesi. “Non c’è stato alcun problema di eccesso di energia rinnovabile, né di mancanza di copertura o di domanda insoddisfatta – ha detto Sanchez – e chi collega questo incidente alla mancanza di energia nucleare, francamente, sta mentendo o dimostrando la propria ignoranza”. A riguardo, è intervenuta anche Beatriz Corredor, la presidente di Rete Elettrica Spagnola (Ree) ed ex ministra nel Governo Zapatero: “Non è corretto mettere in relazione l’incidente così grave di lunedì con una penetrazione delle rinnovabili” nel sistema elettrico spagnolo.
Cosa si sa sui minuti che hanno preceduto il black-out – Come sottolineato da Eduardo Prieto, direttore dei servizi operativi di Red Eléctrica, nel giro di pochi secondi si è registrata una perdita improvvisa di 15 gigawatt, ossia il 60% della produzione elettrica nazionale, probabilmente legata ad impianti fotovoltaici in Estremadura, nella parte sud-occidentale della Spagna. Fino a pochi secondi prima, solare, eolico e nucleare insieme stavano fornendo il 76 per cento della domanda. Non c’è al momento una risposta certa su cosa abbia portato a queste oscillazioni. “Bisognerà analizzare il perché si sono prodotte le due disconnessioni, in particolare la seconda che ha portato al collasso del sistema” ha detto Prieto. Per comprendere l’effetto che ha avuto anche la disconnessione tra Spagna e Francia, bisognerà anche capire se lo stato iberico stesse esportando o importando energia verso Parigi. Nel primo caso potrebbe essersi determinato un sovraccarico di energia, nel secondo una ulteriore perdita. “Saranno gli accertamenti a dire cosa sia davvero accaduto e perché, ma un ruolo importante lo ha avuto certamente la frequenza di rete, che riflette l’equilibrio tra generazione e domanda di energia” spiega a ilfattoquotidiano.it Diego Cirio, responsabile di un gruppo di ricerca che si occupa di reti di trasmissioni in Rse (Ricerca sistema energetico). E aggiunge: “Si tratta di una grandezza controllata 50 Hz a livello di sistema interconnesso di cui è dotata l’Europa”. Solo che in pochi secondi questo valore è sceso, rendendo il sistema instabile. “L’isolamento, a prescindere che la Spagna importasse o esportasse energia, potrebbe aver reso la situazione ancora più complicata” spiega Cirio.
Il problema della rete e delle norme – Di fatto, in queste ore, in Spagna si sta parlando anche della necessità di avere una rete più integrata, come Bruxelles chiede da tempo e a cui si sta lavorando troppo lentamente. E non mancano le critiche verso le rinnovabili, più intermittenti rispetto ad altre forme di energia e soggette ad improvvise fluttuazioni della luce solare o del vento, che possono causare problemi. Finora, però, non si era mai verificato un evento del genere. L’ex ministra Corredor ha negato che il maxi blackout che “per la prima volta in 50 anni” ha colpito la penisola iberica sia stato provocato dal “peso delle energie rinnovabili sul sistema” e ha spiegato che queste tecnologie energetiche funzionano “in maniera stabile” e “hanno sistemi che consentono loro di lavorare come sistemi di generazione convenzionale, senza nessun problema di sicurezza”. E il Guardian ricorda che i blackout possono verificarsi indipendentemente dal tipo di energia che alimenta la rete: “Nel 2003, a Londra si è verificato un black out significativo, quando la rete era alimentata principalmente da combustibili fossili. L’interruzione è stata causata da un trasformatore guasto e da una protezione installata in modo errato”. Come sottolinea il think tank Rap, i principali problemi di affidabilità sono quasi sempre il risultato di guasti alla rete elettrica: “Nessuno degli eventi recenti avvenuti nei mercati con un’elevata quota di energie rinnovabili è stato causato da una dipendenza eccessiva dalle rinnovabili”. Vero è che la corsa della Spagna negli ultimi anni nelle rinnovabili si è concentrata più sugli impianti che sull’adeguamento delle infrastrutture. Si sta seguendo il piano quadriennale di investimenti varato nel 2022, anche per consentire l’integrazione nel sistema di una quota maggiore di produzione rinnovabile. Proprio la scorsa settimana, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha chiarito che i governi devono prendere seriamente l’investimento nelle reti elettriche: “I responsabili politici devono soppesare i costi iniziali più elevati di un’infrastruttura più resiliente con i benefici derivanti dalla riduzione delle interruzioni dell’approvvigionamento energetico”.
Gruppo impianti solari: “In Italia non potrebbe accadere” – Dall’Italia, però, arriva qualche puntualizzazione dall’associazione Gruppo impianti solari: “A parte l’impossibilità tecnica di mandare in default il sistema elettrico di una nazione semplicemente ‘spegnendo’ due impianti, come associazione del settore ci teniamo a puntualizzare che tutte le reti sono dotate di ‘sistemi di difesa’ che intervengono in casi simili senza creare disagi se non alla rete locale e per un tempo limitato. Più probabile che “che una serie di sistemi di sicurezza che si sarebbero dovuti attivare non abbiano funzionato correttamente”. Secondo l’associazione “in Italia una situazione del genere non sarebbe possibile poiché gli impianti da fonte rinnovabile sono connessi alla rete secondo regole e criteri ben precisi che impediscono criticità in caso di guasto”. La Spagna, invece, ha un parco rinnovabili molto più datato di quello italiano e con regole di connessione che all’inizio non erano così restrittive come lo sono oggi. “Terna ha più volte aggiornato il codice di rete implementandolo con l’obbligo di funzioni e dispositivi di controllo a carico del produttore – spiega il presidente Raffaello Giacchetti – che sono stati pensati proprio per evitare situazioni potenzialmente critiche ed impatti sulla stabilità della rete elettrica nazionale”.
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