Auto, Elkann chiede certezze Maserati ritorna a Modena
l primo aggiustamento del Piano Italia, così come annunciato dal capo dell’Europa Jean-Philippe Imparato, riguarda gli stabilimenti di Torino e Modena. Nel giorno in cui il presidente di Stellantis, John Elkann, in tandem con l’ad di Renault Luca de Meo, ospiti al summit sul futuro dell’auto organizzato dalFinancial Times , ritornano sulla necessità che l’Europa […] L'articolo Auto, Elkann chiede certezze Maserati ritorna a Modena proviene da Iusletter.

l primo aggiustamento del Piano Italia, così come annunciato dal capo dell’Europa Jean-Philippe Imparato, riguarda gli stabilimenti di Torino e Modena. Nel giorno in cui il presidente di Stellantis, John Elkann, in tandem con l’ad di Renault Luca de Meo, ospiti al summit sul futuro dell’auto organizzato dalFinancial Times , ritornano sulla necessità che l’Europa intervenga al più presto per correggere la rotta sulla transizione, il produttore italo- francese annuncia lo spostamento entro la fine del 2025 della produzione dei modelli GranTurismo e GranCabrio da Mirafiori a Modena. E la Motor Valley accoglie in modo positivo il trasloco. «Decisione strategica per rafforzare le nostre radici », sottolinea il capo di Maserati, Santo Ficili.
A Torino, pur essendo minimi i volumi legati a Maserati, lo spostamento viene accolto con timore. Da novembre alle Carrozzerie entra in produzione la nuova 500 ibrida – pochi giorni fa sono uscite le prime preserie – ma il dubbio tra i sindacati, in testa la Fiom, e la politica è se la piccola di casa Fiat possa essere sufficiente a saturare gli impianti. Stellantis parla di una produzione tra i 100 e i 130 mila pezzi all’anno. Molto dipenderà dal mercato, però. «Le ricadute saranno positive per la fabbrica emiliana – sottolineano Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Associazione Quadri – ma a Mirafiori è urgente la necessità di produzioni di massa per poter saturare l’impianto». Più dura la Fiom, che chiede un incontro a Palazzo Chigi: «Lo spostamento non risolve i problemi né di Modena né di Mirafiori e segna la fine definitiva del progetto del polo del lusso torinese».
Il trasloco non sarà l’unico intervento sul piano presentato lo scorso dicembre al Mimit. La società si confronterà con governo e sindacati, che hanno chiesto un incontro nelle prossime due settimane. L’obiettivo dell’aggiornamento è quello di dare la precedenza ai modelli e alle motorizzazioni ibride, che sul mercato hanno un appeal maggiore rispetto ai veicoli soltanto elettrici. Passaggio che potrebbe portare a ritarare i tempi e le assegnazioni delle vetture nei singoli impianti, concentrandosi su un rilancio della produzione dei motori a Termoli.
Stellantis è quella che ha venduto più ibride alla fine del primo trimestre. Opzione che secondo il presidente del gruppo, Elkann, dovrebbe diventare la strada maestra per l’Europa, correggendo la rotta della transizione. Al forum del Financial Times è tornato sul punto. «Il 2025 è un anno in cui i Paesi europei e la Ue devono decidere se le piccole auto sono ancora rilevanti. L’opportunità sarebbe quella di affrontare il tema delle emissioni, non concentrandosi sulle emissioni zero per le nuove auto ma su come abbattere le emissioni dei 250 milioni di veicoli che oggi circolano nell’Unione europea ». Come? Sostituendole con auto ibride. E poi bisogna intervenire su una regolamentazione che «rende le auto costose». Due esempi: «La Renault 5 o la 500, che Renault e Stellantis hanno reinterpretato in molti modi, erano auto molto diverse. Lo si vede dalle dimensioni. Oggi sembra siano andate in palestra per settimane o anni. Dobbiamo fare in modo di fornire auto che la gente vuole comprare, ma che possa anche comprare». Per Elkann, che esclude qualsiasi discussione o alleanza con Renault, è necessaria «chiarezza» da parte dell’Europa. Il pensiero va a Trump che secondo il presidente di Stellantis «sa cosa vuole ottenere… le azioni lo renderanno possibile».
Nell’universo che fa capo a Exor, che controlla anche Repubblica , Iveco Group, che ha presentato dei conti in calo, ha deciso di procedere con la separazione della divisione difesa con uno spin-off entro fine anno. Diversi i pretendenti: da Leonardo, in tandem con Rheinmetall, alla spagnola Indra.
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