Apple e la produzione negli Stati Uniti: perché è praticamente impossibile
Negli ultimi anni, Apple ha avviato un processo di delocalizzazione della produzione, cercando di ridurre la dipendenza dalla Cina. Una…

Negli ultimi anni, Apple ha avviato un processo di delocalizzazione della produzione, cercando di ridurre la dipendenza dalla Cina. Una delle principali strategie è stata il trasferimento di parte della produzione in India, dove la compagnia ha dovuto affrontare numerose sfide logistiche, tra cui la necessità di aggirare i controlli doganali per movimentare macchinari cruciali.
Nonostante le difficoltà, Apple non ha mai seriamente considerato di riportare la produzione negli Stati Uniti, non per mancanza di volontà, ma per motivi di costi e fattibilità industriale. Produrre iPhone in America sarebbe estremamente oneroso, con un inevitabile aumento dei prezzi per i consumatori finali.
La complessità di un iPhone: 2.700 componenti
Un’analisi dettagliata condotta dal Financial Times evidenzia l’enorme complessità della catena di produzione di un iPhone. Ogni dispositivo è costituito da circa 2.700 parti distinte, un numero che rende impossibile immaginare un trasferimento rapido e semplice della produzione.
Molte di queste componenti sono talmente piccole e integrate che persino un teardown completo non riesce a rivelarle tutte a occhio nudo. Questo livello di micromanifattura richiede competenze e infrastrutture che gli Stati Uniti attualmente non possiedono su vasta scala.
700 impianti produttivi sparsi per il mondo
La realizzazione delle 2.700 componenti richiede l’intervento di oltre 700 stabilimenti produttivi, distribuiti in larga parte nella regione asiatica. Di questi, soltanto 30 fornitori operano al di fuori della Cina, mentre la maggioranza beneficia della vicinanza geografica che facilita il coordinamento tra fornitori e assemblatori.
In Cina, la costruzione di questa rete di produzione ha richiesto decenni di investimenti, formazione e collaborazione tra aziende. Replicare questo modello negli Stati Uniti significherebbe intraprendere un percorso lungo e costoso, incompatibile con tempi politici o obiettivi a breve termine.
Le illusioni politiche: una sfida fuori portata
Dal punto di vista politico, l’idea di una produzione interamente americana di iPhone è stata più volte cavalcata, soprattutto durante l’amministrazione di Donald Trump. Tuttavia, i dati dimostrano che la realtà industriale è molto diversa dalle ambizioni politiche.
Anche se Apple si impegnasse oggi a costruire un’intera catena di approvvigionamento negli Stati Uniti, il progetto richiederebbe ben oltre quattro anni per essere completato, ben oltre la durata di un mandato presidenziale.
Inoltre, la produzione negli USA porterebbe a un forte aumento dei costi di produzione, costringendo Apple a rialzare i prezzi dei suoi prodotti, perdendo così competitività su scala globale.
Alla luce di tutti questi fattori, appare chiaro che riportare la produzione di iPhone negli Stati Uniti non sia una scelta realistica. I costi elevati, la mancanza di infrastrutture adeguate e i tempi lunghissimi rendono l’operazione poco conveniente sia economicamente che strategicamente.
Apple continuerà quindi a diversificare la propria produzione, puntando su India e altri mercati emergenti, mentre negli Stati Uniti rimarrà concentrata sulla ricerca e sviluppo, mantenendo in patria il cuore creativo della compagnia.