A Milano questi volontari accompagnano a casa chi si sente in pericolo di notte (ma la verità è che non dovremmo averne bisogno)
Un servizio notturno di accompagnamento pensato per chi, soprattutto tra le donne, avverte insicurezza nel rientrare a casa da solo: è questa l’idea alla base di Custodae, iniziativa di volontariato nata a Milano su impulso di Flavio Perrone, ex carabiniere oggi dipendente di un’azienda privata. Il progetto, attivo da circa un mese e mezzo, ha...

Un servizio notturno di accompagnamento pensato per chi, soprattutto tra le donne, avverte insicurezza nel rientrare a casa da solo: è questa l’idea alla base di Custodae, iniziativa di volontariato nata a Milano su impulso di Flavio Perrone, ex carabiniere oggi dipendente di un’azienda privata.
Il progetto, attivo da circa un mese e mezzo, ha già accompagnato una cinquantina di persone e si propone come risposta concreta al crescente senso di insicurezza percepito da molti cittadini, in particolare nelle ore serali e notturne.
Si tratta di una rete di volontari formati da un istruttore certificato e coperti da assicurazione, riconoscibili grazie a giubbotti con il logo dell’associazione che – a piedi, in auto o con i mezzi pubblici – accompagnano chi ne fa richiesta da un punto all’altro della città, garantendo una presenza rassicurante in un momento in cui purtroppo la microcriminalità è sempre più diffusa.
Il servizio è operativo tutti i giorni dalle 19 all’1 e nel weekend fino a tarda notte. Si prenota online e non si paga nulla, salvo un eventuale rimborso spese minimo se l’accompagnamento avviene in auto. Il fondatore ha spiegato che non si tratta di una strategia di marketing e nemmeno di una volontà di fare concorrenza a taxi o NCC, ma di un gesto solidale.
Che prezzo ha tutto questo per la nostra libertà?
L’idea è nata da una conversazione tra amici, durante la quale una ragazza aveva espresso la propria difficoltà a partecipare a una serata per mancanza di qualcuno che la riaccompagnasse a casa. Una situazione comune a tante persone che spesso rinunciano a vivere la città per timore con il progetto che ha trovato riscontro soprattutto tra le donne.
Chiaramente però non possiamo non fermarci a riflettere. La stessa esistenza di questo tipo di servizio è sintomo che più di qualcosa non va. Un’iniziativa come questa prende forma solo in un contesto urbano dove il senso di insicurezza è talmente radicato da costringere la cittadinanza a trovare altre soluzioni pur di vivere una vita normale (se uscire sotto “scorta” si può definire “vita normale”).
È quindi un progetto nobile, ma anche un campanello d’allarme. Perché la verità è che non dovremmo averne bisogno. È davvero triste che si debba costruire una rete di volontari per rimediare a un diritto che dovrebbe essere garantito: quello di abitare lo spazio pubblico in sicurezza, da sole, senza paura. Non possiamo normalizzare l’idea che serva un accompagnamento per tornare a casa sane e salve. Se è vero che iniziative di volontariato come questa colmano un vuoto, non possiamo non chiederci: ma a che prezzo?
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Fonte: Custodae
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