Unità nelle differenze. Lo spirito di Bergoglio e la scelta dei cardinali
Conclave: il quorum di 89 voti esprime la forza della fede

Roma, 8 maggio 2025 – ll numero speciale oggettivo è 89. Sono i giorni decisivi del Conclave. Quell’89 non è solo un quorum elevato, ma qui esprime un imprevedibilità, che è legata alla fede. Chi pensa di leggere il Conclave come un congresso politico non ha capito ancora il valore della fede che guida questa assemblea. Il cardinale che raggiungerà nelle prime 30 votazioni un vasto consenso, i due terzi del Conclave, guiderà la Chiesa cattolica che verrà. Non c’è forse oggi un altro organismo mondiale, in rappresentanza di 1 miliardo e 400 milioni di fedeli, in grado di esprimere una rappresentanza, cosi bilanciata, dei continenti e delle periferie. I cardinali provengono da 70 nazioni. È una multietnicità e una multiculturalità, rispettosa di ogni identità, che dovrebbe essere quasi normale per il cattolicesimo per sua natura universale. Eppure questa diversità così ricca di personalità e di sensibilità geospirituali si esprime in questo Conclave per la prima volta grazie alle nomine di Francesco.
L’eredità universale e comunitaria di Bergoglio (dalla propria famiglia al mondo la fraternità del Vangelo non conosce distinzioni o contrapposizioni) nella storia recente della Chiesa si sposa con le norme volute da San Giovanni Paolo II (in parte modificate – ma non sul quorum – da Benedetto XVI), che mirano alla necessità di un’ampia convergenza, con un unico obiettivo: accrescere la comunione nella Chiesa e tra i popoli, come ha sapientemente ricordato ieri il cardinale Re nella messa pro eligendo pontifice. Universalità e unità nella diversità: un cammino che solo alla luce della fede può generare quel Papato di servizio e di dialogo, evangelico e necessario per riportare la pace nella giustizia e nella riconciliazione, e una prospettiva di futuro per tutti, in una società spesso impazzita dalle guerre, dalle paure, dalle violenze, dagli egoismi, dall’arbitrio del potere. L’ampia discussione nelle Congregazioni Generali ha evidenziato che si va in questa direzione.
È proprio la questione del potere a rendere oggi così centrale nel mondo il ruolo della Chiesa cattolica. Papa Francesco nel corso degli anni ha cercato di dimostrare che solo un potere di servizio, amorevole e limitato può favorire il bene della società e delle persone, a cominciare dalla ricerca di una pace giusta per ogni conflitto. Una linea che Bergoglio ha voluto declinare, nel dialogo, in particolare nelle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti. In questa direzione aveva anche annunciato una enciclica sui bambini che rimane una responsabilità per la Chiesa che verrà.
La Chiesa attende il suo Pastore e il mondo attende il leader dei cristiani cattolici. Per arrivare a quel numero speciale di voti, che è 89, la visione spirituale e la centralità di Dio porterà a delle rinunce in nome di un bene e di un amore più grande, nella memoria della preghiera di Gesù (Giovanni 17, 21-23): "Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me".
Oltre tutte le tensioni, i veleni e le trame, questa è la realtà della Chiesa: la fede dei cardinali porterà ad una scelta di unità, perché nessuno degli autorevoli candidati può farcela da solo. L’ampia discussione nelle Congregazioni Generali ha evidenziato che si va in questa direzione. Bergoglio non c’è più ma il suo spirito accompagnerà i cardinali. Ha sempre sostenuto che la Chiesa non è uniformità, ma unità nelle differenze, e questa sarà anche la sfida del prossimo Papa, che comunque non potrà farcela da solo. Avrà bisogno di un adeguato e moderno governo della Chiesa (alcuni economisti suggeriscono di sperimentare per la gestione economica le esperienze storiche dei monasteri benedettini che erano imprese autonome), e di tutto il popolo di Dio, ampliando la partecipazione delle donne, delle suore e dei fedeli laici, andando avanti nel cammino della sinodalità che non significa ridurre gli altri, ma al contrario valorizzare e rispettare profondamente il ruolo sacramentale dei sacerdoti, dei religiosi e delle suore, dei vescovi e dei cardinali, anche perché la crisi delle vocazioni e dei seminari non si può risolvere senza un forte coinvolgimento delle famiglie e del popolo di Dio.