Putin concede una tregua di 3 giorni. Ma Trump: deve essere permanente

Il Cremlino offre uno stop dall’8 al 10 maggio, in occasione della festa della vittoria sovietica sui nazisti. L’Ucraina respinge la proposta: serve un cessate il fuoco incondizionato. I dubbi della Casa Bianca.

Apr 29, 2025 - 05:40
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Putin concede una tregua di 3 giorni. Ma Trump: deve essere permanente

Si avvicina il 9 maggio, giornata in cui la Russia festeggia il Giorno della Vittoria, ossia la fine della Grande guerra patriottica, come chiamano al Cremlino la Seconda guerra mondiale. Per il presidente Vladimir Putin si tratta di un momento per affermare il suo potere con tutta la forza possibile della propaganda. Anche per questo ha indetto una tregua di 72 ore, in modo tale che tutta l’attenzione della comunità internazionale, Conclave permettendo, sia puntata sulla Piazza Rossa, dove si terrà la consueta parata militare, che, anno dopo anno, si è trasformata nella consacrazione del regime. Ma Putin sta cercando di utilizzare questa decisione anche per recuperare terreno nei confronti di Trump.

Nel comunicato del Cremlino, infatti, si legge: "Il presidente russo dichiara il cessate il fuoco nei giorni dell’80° anniversario del Giorno della Vittoria. Per decisione del Comandante supremo delle Forze armate della Federazione Russa, Vladimir Putin, sulla base di considerazioni umanitarie, la parte russa dichiara una tregua durante l’80° anniversario del Giorno della Vittoria La Russia ritiene che l’Ucraina debba seguire questo esempio. In caso di violazione della tregua da parte ucraina, le Forze Armate della Federazione Russa daranno una risposta adeguata ed efficace. Ancora una volta, la Federazione Russa ribadisce la propria disponibilità a colloqui di pace senza precondizioni volti a eliminare le cause profonde della crisi ucraina e a una cooperazione costruttiva con i partner internazionali".

La replica dell’Ucraina davanti alla ‘magnanimità’ del presidente russo non si è fatta attendere. Andriy Yermak, uno degli uomini più vicini al presidente Zelensky ha chiesto da Telegram al Cremlino perché non dichiarino il cessate il fuoco subito, senza aspettare l’otto maggio. "L’Ucraina ha bisogno di un cessate il fuoco incondizionato per raggiungere la pace, non di una tregua per una parata" ha chiosato Yermak, facendo capire come il ‘bel gesto’ di Mosca sia più strumentale che altro. Di certo, il botta e risposta è la conferma che il cammino degli Stati Uniti è tutto in salita, proprio in quella che, secondo il Segretario di Stato, Marco Rubio, doveva essere la settimana decisiva per la pace. Dalla Casa Bianca, arriva il solito messaggio.

Il presidente americano, Donald Trump, sta perdendo la pazienza, è sempre più frustrato dalla mancanza di frutti dei negoziati e vuole un cessate il fuoco permanente. Per quanto il tycoon abbia parlato tanto di Zelensky quanto di Putin, è verso quest’ultimo che sembra concentrarsi ora la sua contrarietà. Dopo lo storico incontro di sabato scorso in San Pietro, Trump ha rivelato di aver visto il numero uno di Kiev più calmo e riflessivo rispetto a quando si era presentato alla Casa Bianca.

Forse, una parte del giudizio positivo dipende dal fatto che i colloqui con l’Ucraina per lo sfruttamento delle riserve di minerali strategici stanno andando avanti e Kiev per prima vuole "che venga finalizzato al più presto", probabilmente anche per vincolare Washington a una qualche forma di tutela sul territorio. Intanto, la guerra non si è ancora conclusa, che Putin si prepara a un altro confronto con l’Europa. Il presidente sta facendo potenziare la base di Petrozavodsk, vicino al confine con la Finlandia. Una mossa in pieno spirito anti Nato.