Cosa sappiamo sulla nuova arma laser per armare i droni USA. L’obiettivo: “proiettili” fino a 300 kW in guerra
Fondata a metà degli anni Ottanta General Atomics collabora con il Dipartimento della Difesa americano e i Paesi alleati. A bordo di uno dei suoi droni ha montato una tecnologia per monitoraggio e difesa

Sulla stampa di settore è stata descritta come una tecnologia game changer. Per il momento sappiamo soltanto che la società americana General Atomics ne ha confermato l’esistenza anche se non è stata ancora pienamente collaudata. Stiamo parlando di una nuova arma laser aviotrasportata montata a bordo di un MQ9B, modello di drone sviluppato dalla stessa azienda fondata a metà degli anni Ottanta e attiva nell’ambito della difesa. Inserita in un pod che alloggia a bordo di questo UAV capace di viaggiare per 4000 chilometri a un’altezza di 13mila metri, questa bocca di fuoco ha al momento dimostrato un livello di potenza del laser a 25 kilowatt.
L’arma laser che cambierà la guerra dei droni?
Come ha spiegato un portavoce di General Atomics i “proiettili” di questa arma laser potranno essere potenziati fino a raggiungere una potenza di 300 kW (l’energia sufficiente ad alimentare 100 abitazioni). Al momento a rendere complessa questa scalabilità è la capacità di trasporto del drone che può trasportare un payload da oltre 2 tonnellate. Presentata all’evento Sea Air Space 2025, l’arma laser è pensata per equipaggiare velivoli senza pilota in grado di monitorare un’ampia fetta di territorio 24 ore su 24, sette giorni su sette.
L’introduzione di armi laser a bordo dei droni non è una novità. Sono anni che General Atomics ci sta investendo per irrobustire il proprio portafoglio bellico. Nel frattempo l’azienda collabora con l’esercito degli Stati Uniti e con Paesi alleati in un contesto geopolitico ricco di incertezze. La guerra dei droni, come ci ha spiegato di recente un investitore, ha subìto un’accelerazione a seguito del conflitto in Ucraina: l’esercito di Kiev ha investito parecchio su questi mezzi a basso costo per resistere all’offensiva di Putin.
Perché è importante il vertice NATO di giugno?
Dal 24 al 26 giugno a L’Aia, in Olanda, è atteso il vertice NATO, l’organizzazione militare che ha modellato le alleanze politiche dal secondo dopoguerra a oggi. Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca c’è preoccupazione nel Vecchio continente: Washington non è più disposta a farsi carico delle spese per la difesa degli alleati.
Sono pochissimi i membri della NATO che spendono almeno il 2% del PIL in armamenti e ambito bellico (la Polonia è la più nota). Per di più il tycoon vorrebbe che gli alleati si spingessero a investire fino al 5% del PIL. Obiettivo che nel breve periodo richiederebbe sacrifici enormi per le finanze e i cittadini.
Quanto si investe nel defense tech in Europa?
L’arma laser di General Atomics è soltanto l’ultima innovazione in ambito difesa Oltreoceano. L’ecosistema a stelle e strisce è ricco di aziende che da decenni collaborano con il governo di Washington. Da Palantir per l’intelligence ad Anduril per l’AI e gli armamenti, il comparto è caratterizzato da una grande vivacità. In Europa l’Italia non compare tra i Paesi più attenti a questo tipo di verticale.
Il settore che in Europa, stando ai dati, ha attirato molto in termini di investimenti è quello legato all’AI per la difesa: 880,44 milioni di euro. Oltre alla tedesca Helsing c’è anche Stanhope AI, realtà UK che punta a realizzare strumenti intelligenti per supportare le decisioni in contesti bellici. Dalla Francia citiamo poi Comand AI, sempre specializzata sul fronte intelligence.
Un altro ambito che ha registrato particolare interesse da parte degli investitori VC è quello dei droni e degli UAV: 318,32 milioni di euro. Ci sono Delian Alliance (Grecia) ed Elistair (Francia). Il verticale più importante al momento in Europa è però quello dei satelliti e dello spazio: 1,28 miliardi di euro. Citiamo realtà come Iceye (Finlandia), The Exploration Company (Germania) e Astrolight (Lituania). Saranno queste le realtà che beneficeranno del piano Readiness 2030 da 800 miliardi di euro della Commissione Europea?