Project Kuiper: Bezos sfida Musk per il controllo di internet satellitare
Jeff Bezos ha lanciato nell’orbita bassa terrestre il primo lotto di satelliti del suo Project Kuiper, il quale mira a competere con la rete Starlink di Elon Musk per la diffusione di internet. Il progetto intende creare una massiccia costellazione di satelliti, che si va ad aggiungere ai 6 mila già in orbita di proprietà […] The post Project Kuiper: Bezos sfida Musk per il controllo di internet satellitare appeared first on L'INDIPENDENTE.

Jeff Bezos ha lanciato nell’orbita bassa terrestre il primo lotto di satelliti del suo Project Kuiper, il quale mira a competere con la rete Starlink di Elon Musk per la diffusione di internet. Il progetto intende creare una massiccia costellazione di satelliti, che si va ad aggiungere ai 6 mila già in orbita di proprietà di Musk – il quale dispone di 5 milioni di clienti in tutto il mondo. Il lancio costituisce una delle ormai innumerevoli contraddizioni che segnano la narrazione di queste aziende, che da un lato si ergono a protettrici dell’ambiente (si pensi al Bezos Earth Fund, che vuole «combattere il cambiamento climatico» e «proteggere la natura»), dall’altro lo devastano tramite il lancio di razzi spaziali enormemente inquinanti.
Sono 27 i satelliti di Project Kuiper che sono decollati in cima a un razzo Atlas V dalla Cape Canaveral Space Force Station, in Florida. Il razzo è stato costruito dalla United Launch Alliance, una joint venture tra Lockheed Martin Space and Boeing. «Questa è una pietra miliare importante per il Progetto Kuiper e un entusiasmante passo avanti nella missione di Amazon di chiudere il divario digitale globale», ha affermato Rajeev Badyal, vicepresidente del Progetto Kuiper. Come spiegato sul sito di Amazon, Project Kuiper è un’iniziativa che mira ad aumentare l’accesso globale alla banda larga attraverso una costellazione di oltre 3.000 satelliti posizionati nell’orbita terrestre bassa. Project Kuiper ha già prenotato almeno 80 lanci da condurre, oltre che con Blue Origin dello stesso Bezos, con diverse aziende aerospaziali. Tra queste vi sono United Launch Alliance, Arianespace e persino SpaceX del rivale Musk. Project Kuiper combina una costellazione satellitare in orbita terrestre bassa con terminali di una rete globale di stazioni di terra e un’infrastruttura di comunicazione alimentata da Amazon Web Services (AWS).
Oltre alla competizione nel settore dell’internet satellitare, dove Musk è in netto vantaggio con il suo sistema Starlink, Bezos è in competizione con il fondatore di SpaceX anche nel settore aerospaziale, con la sua compagnia Blue Origin. L’ultimo lancio dell’azienda ha peraltro fatto molto discutere. Lo scorso 14 aprile, infatti, un equipaggio composto da donne miliardarie (tra i quali la cantante Katy Perry e la compagna di Bezos, Lauren Sánchez) è stato mandato nello spazio a bordo del razzo New Sheperd, di proprietà di Blue Origin. Durato appena pochi minuti, con un costo di centinaia di migliaia di dollari ed emissioni pari a 75 tonnellate di CO2, il viaggio è stato un mix perfetto di pinkwashing (ovvero di tentativo di mascherare con retoriche falsamente femministe la promozione commerciale dell’azienda) e devastazione ambientale.
Evidentemente, attività come questa stridono con la retorica di filantropia ambientale dietro la quale queste aziende cercano di nascondersi. La corsa alla conquista dello spazio e alla privatizzazione dell’orbita terrestre è infatti caratterizzata da un enorme dispendio di energia, oltre che dalla produzione di grandi quantità di CO2 e altre sostanze inquinanti – che i miliardari stessi dicono di voler contribuire a limitare. «Jeff e Lauren stanno facendo la storia, non solo con la somma del loro investimento nella natura, ma anche con la sua velocità», ha detto il CEO di Conservation International, M. Sanjayan, quando nel maggio 2024 ha consegnato ai due coniugi il Global Vision Prize. Il riferimento era all’attività del loro fondo per il clima e la biodiversità da 10 miliardi di dollari, il Bezos Earth Fund. Lo stesso che, nel febbraio scorso, ha interrotto i finanziamenti a Science Based Targets, organizzazione che monitora la decarbonizzazione delle aziende, sulla scia del riallineamento dei miliardari alla nuova presidenza Trump. A sottolineare, insomma, che le dichiarazioni ambientaliste di questi magnati puzzano quanto la CO2 che i loro enormi razzi si lasciano dietro al decollo.
[di Michele Manfrin]
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