Piacenza, licenziato il primario: "In 45 giorni 32 abusi sessuali"

Il medico è stato arrestato per le violenze su dottoresse e infermiere. L’Ausl e il Comune emiliano si costituiranno parte civile nel processo.

Mag 9, 2025 - 05:48
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Piacenza, licenziato il primario: "In 45 giorni 32 abusi sessuali"

È stato licenziato nelle scorse ore per giusta causa con una delibera aziendale Emanuele Michieletti, il primario dell’ospedale di Piacenza accusato di violenza sessuale aggravata e atti persecutori ai danni di dottoresse ed infermiere del suo nosocomio. Ad annunciarlo, nella giornata ieri, nel corso di una conferenza stampa è stata Paola Bardasi, direttrice generale dell’Ausl di Piacenza.

"Abbiamo già iniziato analisi e verifiche interne – ha detto la dirigente sanitaria – e non escludiamo provvedimenti, a breve, dopo un confronto anche con l’autorità giudiziaria". Bardasi ha confermato che è già stato nominato al suo posto un direttore ad interim del suo reparto. "Non appena possibile – prosegue – vogliamo capire come tutelare tutte le donne coinvolte in questa vicenda, stiamo preparando gli atti e valuteremo di costituirci parte civile nel processo" ha aggiunto.

Intanto, il primario del reparto di radiologia, nell’udienza davanti al gip si è avvalso della facoltà di non rispondere. La decisione è stata presa in attesa di leggere gli atti di accusa nell’ambito dell’inchiesta della procura di Piacenza. Il professionista deve rispondere di violenza sessuale aggravata e atti persecutori. Le indagini che hanno portato all’arresto di Michieletti, delegate alla Squadra Mobile di Piacenza sono state svolte anche grazie ad intercettazioni telefoniche ed ambientali, e secondo gli investigatori hanno permesso di cristallizzare "un inquietante scenario" all’interno dell’ospedale. Le immagini registrate durante 45 giorni di monitoraggio hanno ricostruito 32 episodi.

Secondo l’accusa, in un mese e mezzo è stato accertato "il compimento pressoché quotidiano di atti sessuali in orario di servizio". Il medico, ha spiegato la Questura, agiva come se le dipendenti fossero a sua disposizione anche sessualmente, "e per questo non si faceva scrupoli" ad abusare di loro "anche durante le normali attività e conversazioni di lavoro". L’indagine è stata avviata grazie alla denuncia di una dottoressa, in servizio nel reparto, che aveva subito per la prima volta un’aggressione sessuale all’interno dello studio del medico, segnalando il fatto occorso alla Direzione sanitaria dell’Ausl e alla Questura. La vittima era stata aggredita dopo essere andata nell’ufficio del capo per discutere delle ferie: era stata chiusa a chiave nella stanza e costretta a subire gli abusi, che sono stati interrotti solo dal casuale arrivo di un collega che ha bussato alla porta.