PayPal sfida Apple e Google sui pagamenti via Nfc
Lo scorso anno Bruxelles aveva spinto Apple ad aprire la propria tecnologia Nfc ai wallet di terze parti. Oggi ad approfittare della situazione è PayPal, che dopo aver passato l'ultimo quarto di secolo sul Web giunge nei negozi fisici, forte del suo sistema rateale Buy now pay later.

Lo scorso anno Bruxelles aveva spinto Apple ad aprire la propria tecnologia Nfc ai wallet di terze parti. Oggi ad approfittare della situazione è PayPal, che dopo aver passato l’ultimo quarto di secolo sul Web giunge nei negozi fisici, forte del suo sistema rateale Buy now pay later
Non è un periodo facile per i monopolisti de facto: ne è un fulgido esempio quanto sta accadendo ad Apple che sul fronte App Store si è ormai rassegnata a consentire alle terze parti di indirizzare i propri utenti a effettuare transizioni su piattaforme proprietarie, ben lontane dai balzelli imposti finora da Cupertino. Spotify, Epic Games e Patreon sono le app principali ad averne subito approfittato.
Questo perché il colosso guidato da Tim Cook si è ormai rassegnato ad allinearsi alle pronunce che fioccano nei tribunali americani (non solo: sempre negli Usa i repubblicani sono al lavoro su di un testo di legge che apra gli store delle applicazioni). Ma l’App Store non è il solo ambito che vede Apple aprirsi, obtorto collo, alla concorrenza: l’altro è la tecnologia Nfc, acronimo di Near Field Communication, che consente a due dispositivi di connettersi tra loro e scambiarsi dati a distanza ravvicinata. Si tratta insomma della chiave di volta per i pagamenti via device senza utilizzare la carta di credito o di debito, semplicemente avvicinando al Pos del gestore smartphone o smartwatch.
LA COMMISSIONE HA COSTRETTO APPLE AD APRIRE L’NFC
Per capire il contesto bisogna però tornare al 2020, quando la Commissione europea avviò una indagine nei confronti di Apple su Apple Pay sottolineando come l’incompatibilità del chip montato sui device di Cupertino con le piattaforme di pagamento di terze parti rappresentassero una limitazione del gioco della libera concorrenza.
Un tira e molla tra la Ue e la Big Tech Usa durato quattro anni che aveva visto infine Apple capitolare, proponendo all’Antitrust europeo di sbloccare l’Nfc dei propri iPhone ai concorrenti. Una decisione subito festeggiata dalla Ue che permetteva di imporre ad Apple di accogliere altri wallet nel proprio ecosistema almeno all’interno dello Spazio economico europeo (UE + Regno Unito, Norvegia e Liechtenstein).
ARRIVA PAYPAL
Tornare indietro di cinque anni è servito per comprendere il presupposto che oggi rende possibile a PayPal di sbarcare nel mercato dei pagamenti va Nfc, in concorrenza diretta coi big del settore: Google e, appunto, Apple. Nelle prossime settimane la piattaforma di Palo Alto fondata da Peter Thiel, Max R Levchin, Ken Howery, Luke Nosek e Yu Pan e guidata da Alex Chriss consentirà di pagare con lo smartphone anche nei negozi fisici.
Paese pilota, fanno sapere da PayPal, la Germania, poi la nuova funzionalità verrà via via estesa ad altri Stati. Il sistema sembra elaborare una sorta di carta virtuale in-app che, esattamente come le controparti reali, consentirà il passaggio di denaro via Nfc al Pos del negoziante. A patto che il dispositivo presente sul banco accetti pagamenti contactless su circuito Mastercard. Solo che al posto di una carta ci sarà uno smartphone o uno smartwatch, anche di marca Apple.
L’ASSO NELLA MANICA DELL’EX STARTUP DI PALO ALTO
Fin qui la notizia potrebbe essere considerata tale solo perché testimonia l’apertura della concorrenza della tecnologia Nfc ed è conseguenza più o meno diretta dell’intensa prova muscolare tra Apple e la Ue. Ma esistono altri contorni che la rendono interessante e che staranno indubbiamente impensierendo i big del settore: PayPal con questo suo ingresso nel mondo della tecnologia Nfc permetterà anche nei negozi fisici – e non solo in quelli virtuali – di dilazionare le spese in 3, 6, 12 o 24 mesi.
Insomma, il Buy now pay later che spopola tanto sul Web e tra i giovani si riverbererà anche nel mondo per così dire “reale”, sebbene manchino ancora dettagli per comprendere se il sistema sarà trasferito 1:1 o se presenterà condizioni differenti. Ma al netto di ciò appare chiaro come il concorrente statunitense rischi di imporsi a forza tra Apple Pay e Google Pay.