Leone XIV e le parole sulla pace: “In Ucraina sia autentica, giusta e duratura. A Gaza subito cessate il fuoco e si dia soccorso a popolazione stremata”
“L’immane tragedia della seconda guerra mondiale, terminava 80 anni fa, l’8 maggio, dopo aver causato 60 milioni di vittime. Nell’odierno scenario drammatico di una terza guerra mondiale a pezzi, come più volte ha affermato Papa Francesco, mi rivolgo anch’io ai grandi del mondo, ripetendo l’appello sempre attuale: ‘Mai più la guerra!’”. È il forte appello […] L'articolo Leone XIV e le parole sulla pace: “In Ucraina sia autentica, giusta e duratura. A Gaza subito cessate il fuoco e si dia soccorso a popolazione stremata” proviene da Il Fatto Quotidiano.

“L’immane tragedia della seconda guerra mondiale, terminava 80 anni fa, l’8 maggio, dopo aver causato 60 milioni di vittime. Nell’odierno scenario drammatico di una terza guerra mondiale a pezzi, come più volte ha affermato Papa Francesco, mi rivolgo anch’io ai grandi del mondo, ripetendo l’appello sempre attuale: ‘Mai più la guerra!’”. È il forte appello che Leone XIV ha rivolto nel suo primo Regina Caeli, la preghiera mariana che sostituisce l’Angelus nel tempo pasquale. “Porto nel mio cuore – ha affermato Prevost – le sofferenze dell’amato popolo ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura. Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie. Mi addolora profondamente quanto accade nella Striscia di Gaza. Cessi immediatamente il fuoco! Si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi. Ho accolto invece con soddisfazione l’annuncio del cessate il fuoco tra India e Pakistan, e auspico che attraverso i prossimi negoziati si possa presto giungere a un accordo durevole. Ma quanti altri conflitti ci sono nel mondo! Affido alla Regina della pace questo accorato appello perché sia lei a presentarlo al Signore Gesù per ottenerci il miracolo della pace”.
Leone XIV è tornato alla loggia centrale della Basilica Vaticana, dove si era affacciato subito dopo l’Habemus Papam, l’8 maggio 2025, e ha salutato i 100mila fedeli presenti in piazza San Pietro. Rivolgendo anche un augurio speciale: “Oggi in Italia e in altri Paesi si celebra la festa della mamma. Mando un caro saluto a tutte le mamme, con una preghiera per loro e per quelle che sono già in cielo”. Prevost, prima della preghiera mariana, che ha voluto cantare, si è recato nelle Grotte Vaticane, dove ha presieduto la messa all’altare in prossimità della tomba di san Pietro. Il primo concelebrante è stato il priore generale degli agostiniani, padre Alejandro Moral Antón. Al termine della messa, Leone XIV si è fermato in preghiera sulle tombe dei suoi predecessori, in particolare il venerabile Pio XII, san Paolo VI, il beato Giovanni Paolo I e Benedetto XVI, e davanti alla nicchia dei palli che vengono consegnati nella solennità dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno di ogni anno, agli arcivescovi metropoliti nominati negli ultimi dodici mesi.
Nella breve catechesi che ha preceduto il Regina Caeli, Prevost ha ricordato che “in questa domenica sempre si proclama nella messa il Vangelo di Giovanni al capitolo decimo, in cui Gesù si rivela come il Pastore vero, che conosce e ama le sue pecore e per loro dà la vita. In questa domenica, da sessantadue anni, si celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. E inoltre oggi Roma ospita il Giubileo delle bande musicali e degli spettacoli popolari. Saluto con affetto tutti questi pellegrini e li ringrazio perché con la loro musica e le loro rappresentazioni allietano la festa, la festa di Cristo Buon Pastore: sì, è lui che guida la Chiesa con il suo Santo Spirito”.
Leone XIV è tornato a evidenziare alcuni temi che aveva accennato nell’Urbi et Orbi subito dopo l’elezione al pontificato. “Gesù – ha affermato Prevost – nel Vangelo afferma di conoscere le sue pecore, e che esse ascoltano la sua voce e lo seguono. In effetti, come insegna il Papa san Gregorio Magno, le persone ‘corrispondono all’amore di chi le ama’. Oggi, dunque, fratelli e sorelle, ho la gioia di pregare con voi e con tutto il popolo di Dio per le vocazioni, specialmente per quelle al sacerdozio e alla vita religiosa. La Chiesa ne ha tanto bisogno! Ed è importante che i giovani e le giovani trovino, nelle nostre comunità, accoglienza, ascolto, incoraggiamento nel loro cammino vocazionale, e che possano contare su modelli credibili di dedizione generosa a Dio e ai fratelli. Facciamo nostro – ha proseguito Leone XIV – l’invito che Papa Francesco ci ha lasciato nel suo messaggio per la Giornata odierna: l’invito ad accogliere e accompagnare i giovani. E chiediamo al Padre celeste di essere gli uni per gli altri, ciascuno in base al proprio stato, pastori ‘secondo il suo cuore’, capaci di aiutarci a vicenda a camminare nell’amore e nella verità”. E, poi, un’integrazione a braccio molto significativa, riprendendo le storiche parole di san Giovanni Paolo II nella messa di inizio pontificato, il 22 ottobre 1978: “E ai giovani dico: ‘Non abbiate paura! Accettate l’invito della Chiesa e di Cristo Signore!’”.
Una continuità effettiva e affettiva quella tra Leone XIV e Francesco. Alla vigilia del suo primo Regina Caeli, Prevost si è recato nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore per pregare davanti l’icona della Salus populi romani e sulla tomba di Bergoglio, dove ha lasciato una rosa bianca. La prima uscita a sorpresa, però, è stata in un luogo del cuore. Leone XIV, nel pomeriggio del 10 maggio, ha lasciato il Vaticano per pregare nella Basilica Santuario della Madre del Buon Consiglio di Genazzano, nella diocesi di Palestrina, affidata agli agostiniani. Prevost vi si era recato più volte in questi ultimi anni. Ma il santuario era molto caro anche a Leone XIII che, nativo di Carpineto Romano, fin da bambino, insieme alla mamma, visitava questo luogo mariano. Divenuto Papa, Gioacchino Pecci arricchì il santuario di numerosi privilegi: lo eresse basilica romana minore e inserì nelle litanie lauretane il titolo della Madre del Buon Consiglio.
Una visita, dunque, che è stata un ennesimo richiamo al Pontefice di cui Prevost ha voluto prendere il nome. Lo ha spiegato ai cardinali: “Ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, infatti, con la storica enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”.
È stato pubblicato lo stemma di Leone XIV. Si tratta di uno scudo diviso diagonalmente in due settori: quello in alto ha uno sfondo azzurro e vi è raffigurato un giglio bianco; quello in basso ha uno sfondo chiaro e vi è rappresentata una immagine che ricorda l’ordine di sant’Agostino: un libro chiuso sul quale vi è un cuore trafitto da una freccia. L’immagine richiama l’esperienza della conversione di sant’Agostino che egli stesso spiegava con le parole: Vulnerasti cor meum verbo tuo (Hai trafitto il mio cuore con la tua Parola). Il motto è In Illo uno unum. Si tratta delle parole che sant’Agostino ha pronunciato in un sermone, l’Esposizione sul Salmo 127, per spiegare che “sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno”.
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