Oro in correzione dai massimi, le previsioni future e le stime di prezzo
Dopo aver toccato il 22 aprile i massimi storici a 3.500 dollari l'oncia, l’oro ha subito una brusca correzione, spinto da una combinazione di tregue geopolitiche, dollaro forte e calo della domanda da parte di ETF e banche centrali. Ma si tratta solo di una pausa momentanea o dell’inizio di un trend ribassista strutturale? Ecco quali sono le prospettive tecniche e fondamentali dell’oro secondo le analisi e dati provenienti da IG Italia e ING.

L’oro ha vissuto un 2025 da protagonista, raggiungendo il 22 aprile il suo massimo storico di 3.500 dollari l’oncia, trainato da tensioni geopolitiche, timori inflattivi e acquisti record da parte delle banche centrali. Tuttavia, il trend ha subito una brusca inversione: come spiega Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, il metallo ha perso circa il 10% in pochi giorni, toccando minimi a 3.120 dollari prima di risalire verso l’ex supporto chiave a 3.200 dollari.
A pesare sull’oro è stata soprattutto la riduzione della domanda di beni rifugio, favorita da tre fattori principali: la tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina, l’apprezzamento del dollaro Usa e dati macroeconomici più solidi del previsto. A questo si aggiunge, come rileva anche Ewa Manthey, Commodities Strategist di ING, una frenata degli acquisti di ETF e delle banche centrali, due dei principali propulsori che prima avevano alimentato il rally del metallo prezioso.
Le recenti decisioni politiche hanno inciso in modo sostanziale sulla percezione del rischio globale. L’accordo raggiunto il 12 maggio tra Usa e Cina, che ha visto la riduzione temporanea dei dazi (dal 145% al 30% per gli Usa e al 10% per la Cina), ha drasticamente ridotto l’interesse per l’oro come rifugio. Inoltre, Pechino ha sospeso alcuni divieti di esportazione e investimenti nei confronti delle aziende americane, consolidando l’impressione di un clima commerciale più disteso, anche se solo per i prossimi 90 giorni.
Nel frattempo, il dollaro si è rafforzato grazie a dati economici positivi e all’attenuazione delle aspettative di tagli aggressivi dei tassi da parte della Federal Reserve. Un dollaro forte penalizza direttamente l’oro, rendendolo più costoso per gli investitori stranieri e quindi meno appetibile.
Anche il contesto inflazionistico ha giocato un ruolo chiave: l’indice dei prezzi al consumo (CPI) statunitense di aprile è cresciuto solo dello 0,2%, meno del previsto, placando i timori di inflazione e riducendo così l'urgenza di cercare copertura tramite l’oro.
Il 2024 ha visto gli ETF e le banche centrali come motori principali della crescita dell’oro. Tuttavia, con l’inizio del secondo trimestre 2025, entrambi hanno iniziato a ridurre gli acquisti. Secondo ING, gli ETF sull’oro stanno mostrando deflussi consistenti, alimentando la pressione ribassista (vedi grafico sottostante).
Anche le banche centrali, pur continuando ad acquistare, lo fanno con maggiore cautela. Nel primo trimestre 2025, sono state acquistate 244 tonnellate d’oro, un calo del 33% rispetto al trimestre precedente (vedi grafico qui sotto).
La Cina, per esempio, ha aggiunto solo 2,2 tonnellate alle proprie riserve ad aprile, molto meno rispetto ai mesi precedenti. La motivazione? Prezzi record e una strategia di diversificazione più graduale.
Secondo il World Gold Council, nel 2024 Polonia, India e Turchia sono stati i maggiori acquirenti, ma nel 2025 si osserva una normalizzazione dei flussi. Nonostante ciò, le banche centrali restano acquirenti netti, spinte dalle preoccupazioni geopolitiche e dalla volontà di ridurre l’esposizione al dollaro Usa, soprattutto alla luce delle sanzioni internazionali imposte negli ultimi anni.
Dal punto di vista tecnico, l’oro ha rotto l’importante supporto a 3.200 dollari, toccando minimi a 3.120 dollari. Come sottolinea Diodovich (IG Italia), un superamento deciso dei 3.220 dollari potrebbe aprire la strada a un recupero fino a 3.325 dollari, ma il quadro resta fragile. Se invece il metallo dovesse violare nuovamente al ribasso il livello di 3.120 dollari, i prossimi target tecnici sono 3.028 dollari (area dell’EMA100) e poi 3.000 dollari, soglia psicologica e strategica.
Le prospettive di IG Italia di medio termine sono ribassiste e sono fissate per un possibile ritorno verso la soglia dei 3.000 dollari. Tuttavia nel breve potrebbe essere possibile assistere a movimenti rialzisti fino a 3.325 dollari (in caso di superamento della resistenza a 3.220 dollari).
Le previsioni di ING vedono una media del prezzo a 3.250 dollari nel secondo trimestre 2025 e a 3.128 dollari sull’intero anno. L’oro si trova in una fase di consolidamento, dove l'equilibrio tra rischio geopolitico e fiducia nei mercati finanziari sarà cruciale.
Nel medio termine, lo scenario resta moderatamente ribassista, ma eventuali recrudescenze nei rapporti Usa-Cina, nuove tensioni globali, o un crollo degli asset rischiosi potrebbero invertire nuovamente la rotta. Come sempre, l’oro resta una componente strategica in un portafoglio diversificato, ma il suo momentum speculativo sembra essersi affievolito.