Ornella Vanoni: “Non canterò più dal vivo, ma la musica è ancora la mia vita”
Con “Vincente o perdente”, scritto con Pacifico, Ornella Vanoni si racconta con lucidità e leggerezza. Le sue parole a Rolling Stone L'articolo Ornella Vanoni: “Non canterò più dal vivo, ma la musica è ancora la mia vita” proviene da imusicfun.

Con “Vincente o perdente”, scritto con Pacifico, Ornella Vanoni si racconta con lucidità e leggerezza. Dalla nostalgia per la canzone d’autore alla critica ironica del pop attuale, la voce più inconfondibile della musica italiana continua a farsi sentire forte e chiara. Qui il link per l’acquisto del volume.
Ornella Vanoni ha deciso: basta concerti. Ma chi si illude che il silenzio possa calare sulla sua voce non conosce davvero Ornella. Il suo nuovo libro Vincente o perdente, scritto insieme a Pacifico e pubblicato da La Nave di Teseo, non è un addio alla musica. È semmai una pausa sul confine tra passato e presente, uno spazio intimo dove la Vanoni si lascia attraversare dai ricordi, dai rimpianti, e soprattutto dalla musica. «È tutta la vita che mi alzo, anche se ultimamente ci riesco un po’ di meno», afferma a Rolling Stone, ironica, ma mai rassegnata.
A novant’anni, Ornella è più viva e lucida che mai. Legge il presente musicale con uno sguardo da vera fuoriclasse: non nostalgico, ma selettivo, esigente. «Lucio Corsi? È l’unico cantautore oggi. Gli altri… boh», dice senza esitazioni. È una dichiarazione d’amore per la scrittura autentica, per quella forma canzone che lei ha abitato come nessun’altra. E non risparmia critiche al pop plastificato e industriale: «Se ci vogliono in sette per scrivere “Amore mio veramente, se non mi ami muoio giovane”… diciamo che, se dovessi applicarmi, potrei scriverla anch’io una canzone così».
La sua è una visione netta: la canzone deve avere un’anima. Ed è proprio per questo che apprezza alcune nuove voci, ma con riserva. «Madame mi piace, ha un timbro bellissimo, ma doveva scrivermi un brano e poi è sparita. Non si fa così. Io ci credevo davvero».
A chi le chiede se sia ancora interessata a cantare, risponde con chiarezza disarmante: «Ti confesso che di concerti non ne farò più». Ma aggiunge subito un’eccezione, con un sorriso: «Solo se posso duettare con Sting». E quando le propongono di mandargli un messaggio, canta Message in a Bottle. Così, a cappella. Un attimo perfetto, in cui tutto si ricompone: la leggenda, la fragilità, la forza della musica.
Ornella, oggi, è un punto di riferimento anche per i giovani. Ma non fa sconti. Difende Elodie dalle critiche di Gino Paoli («Gino, mettiti il cuore in pace, le donne si possono spogliare, questa è la moda»), ma non accetta compromessi sul contenuto. L’estetica non basta, servono spessore, visione. «Non ho niente contro la modernità, ma servirebbe più cura, più verità nelle canzoni. Più cuore, meno algoritmo».
Nel libro, più che i successi, emergono i momenti di trasformazione. Le scelte musicali controcorrente, le frequentazioni con Gaber, Gino Paoli, Strehler. E poi la voce: una voce che nel tempo si è fatta più ruvida, più nuda, ma sempre profondamente emotiva. «Io ho cantato le parole degli altri come fossero le mie. È questo che fa la differenza. Non serve urlare, serve sentire».
La collaborazione con Pacifico è stata determinante. «Lui ha una sensibilità rara. Non deforma quello che dico, semmai lo migliora». A differenza della sua prima esperienza letteraria, qui sente di aver trovato uno spazio davvero suo. «Pacifico ha raccolto tutto quello che mi sono ricordata. È come se avessi suonato me stessa, una nota alla volta».
Se la scena italiana le sembra affollata di personaggi più che di artisti, la Vanoni non si lascia impressionare. Lei, personaggio, lo è sempre stata, ma senza mai perdere l’essenza. «Essere Ornella è stato faticoso. Ma la musica mi ha salvata. Sempre».
E anche ora, da casa, senza tournée in programma, con quella voce che a volte «esce con fatica al mattino», la Vanoni non smette di cercare la bellezza. «Non voglio morire con la voce che va via. Ma finché avrò qualcosa da dire, anche solo con un libro, con un gesto, io continuerò a cantare a modo mio».
Una canzone può cambiare la vita. E Ornella Vanoni, in più di sessant’anni di carriera, l’ha dimostrato ogni volta che ha aperto bocca. Ora ci lascia un libro. Ma è come se ci stesse ancora cantando all’orecchio. E noi restiamo in silenzio ad ascoltare.
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