Orgogliosi di inquinare: ti racconto la pericolosa moda del ‘rolling coal’, che trasforma i pick-up in fabbriche di smog
Immagina di andare al lavoro in bicicletta, o di attraversare la strada con tuo figlio, e all’improvviso un gigantesco pick-up accelera sparandoti addosso una nube di fumo nero denso e tossico. Non è un incidente, né un guasto: è una scelta deliberata. Si chiama rolling coal, letteralmente “carbone che rotola”, ed è una delle mode...

Immagina di andare al lavoro in bicicletta, o di attraversare la strada con tuo figlio, e all’improvviso un gigantesco pick-up accelera sparandoti addosso una nube di fumo nero denso e tossico. Non è un incidente, né un guasto: è una scelta deliberata. Si chiama rolling coal, letteralmente “carbone che rotola”, ed è una delle mode più controverse (e pericolose) che stanno prendendo piede negli Stati Uniti.
Nata una decina di anni fa tra le pieghe della cultura automobilistica rurale americana, la pratica consiste nel modificare pickup diesel affinché emettano volontariamente enormi quantità di fumo nero. Come? Disattivando i controlli ambientali, pompando più carburante nel motore e installando veri e propri camini in acciaio verticale. Il risultato? Fumi spessi e velenosi che vengono direzionati contro ciclisti, pedoni, auto ibride o elettriche. Un gesto che va ben oltre lo scherzo di cattivo gusto.
Un gesto politico (e tossico)
Dietro questa tendenza c’è molto più di un semplice esibizionismo meccanico. Per i fan del rolling coal, inquinare è diventato un simbolo identitario, una dichiarazione di indipendenza contro l’ambientalismo, la scienza del clima e le politiche di tutela ambientale. Per alcuni è un’ostentazione di “libertà americana”, per altri un grido di protesta contro ciò che percepiscono come un’”oppressione” governativa.
Non è un caso se il fenomeno ha trovato terreno fertile con l’ascesa politica di Donald Trump, che ha fatto della difesa dei combustibili fossili uno dei suoi cavalli di battaglia. Per molti, i gas di scarico sono diventati una nuova arma culturale in una guerra ideologica contro il “politicamente corretto” e la transizione ecologica.
La deriva social del carbone
Come ogni moda moderna che si rispetti, anche il rolling coal ha la sua platea digitale. Esistono video virali su YouTube che mostrano camion modificati “gasare” comitive di ciclisti o pedoni. Pagine social celebrano le “più grosse fumate” e i “camion più tosti”, mentre reality show come Diesel Brothers, trasmesso su Discovery Channel, raccontano le gesta di meccanici che costruiscono pick-up mostruosi – spesso senza alcun rispetto per le normative ambientali.
I componenti per modificare i motori si trovano facilmente online, anche su piattaforme come Amazon ed eBay. Un seghetto, una saldatrice, e qualche tutorial su forum dedicati bastano per trasformare un normale veicolo in un’arma a combustione contro chi rispetta l’ambiente.
Una sfida per la legge
Nonostante le gravi implicazioni per la salute pubblica, le sanzioni sono ancora limitate e frammentarie. Il New Jersey è stato il primo Stato americano a vietare esplicitamente la pratica, imponendo multe fino a 5.000 dollari. Ma altrove, come in Colorado o Maryland, tentativi simili sono stati bloccati da pressioni politiche e lobby locali.
Le forze dell’ordine, quando addestrate, usano dispositivi per misurare l’opacità del fumo emesso dai camion: se supera il 40%, si può intervenire. Ma il problema è anche culturale. In molte zone rurali, chi fa rolling coal è visto più come un “ragazzaccio ribelle” che come un potenziale aggressore ambientale.
I danni invisibili (ma letali)
Eppure, l’aspetto più inquietante di tutto questo è l’impatto invisibile e sistemico. Il fumo emesso contiene polveri sottili, idrocarburi incombusti e ossidi di azoto: sostanze associate a malattie respiratorie, cardiovascolari e tumori. Colpire deliberatamente un pedone o un ciclista con una nube di gas tossici non è solo una provocazione: è una forma di violenza.
Come aveva raccontato nel 2016, al New York Times, un ciclista canadese dopo essere stato due volte bersagliato da un pick-up in Vermont: “È come un’aggressione. È la stessa mentalità di chi dice ‘abbiamo diritto alle armi e alle nostre strade’”.
Il rolling coal non è soltanto una moda assurda. È il sintomo di un malessere più profondo, che attraversa la società americana: la polarizzazione estrema, la sfiducia nelle istituzioni, il rifiuto del cambiamento. E soprattutto, l’incapacità – o il rifiuto – di accettare che l’impatto umano sul Pianeta vada ridotto, non celebrato.
A ricordarcelo sono anche le parole di Michelle Minton, ricercatrice del Competitive Enterprise Institute, un think tank notoriamente contrario alla regolamentazione ambientale: “Chi usa i camion per molestare non è un ribelle. È solo un idiota”.
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