Olo, scoperto il colore che l’occhio umano non può vedere: com'è e perché è fondamentale

I ricercatori dell'Università della California a Berkley sono riusciti a individuarlo con una manipolazione via laser della retina. La scoperta può aiutare a capire il daltonismo

Apr 19, 2025 - 17:52
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Olo, scoperto il colore che l’occhio umano non può vedere: com'è e perché è fondamentale

Roma, 19 aprile 2025 - Il mocha mousse, colore dell'anno scelto da Pantone, potrebbe essere eclissato da una nuova scoperta effettuata dagli esperti dell'Università della California a Berkley. Si parla infatti di un nuovo colore, l'olo, anche se difficilmente entrerà a far parte delle nostre vite quotidiane. Bisogna sapere che gli esseri umani, rispetto ad altri animali, hanno una percezione limitata dei colori. Tuttavia, stimolando le cellule della retina con un laser, è possibile ampliare questa gamma, portando alla scoperta di colori che finora non conoscevamo. È proprio così che i ricercatori americani hanno individuato l'olo, la cui tonalità è situata tra il turchese e il verde acqua.


"Avevamo previsto fin dall'inizio che sarebbe sembrato un segnale di colore senza precedenti – ha commentato al Guardian Ren Ng, ingegnere elettrico presso l'Università di Berkley – ma non sapevamo come avrebbe reagito il cervello". Vedere l'olo 'ad occhio nudo' – ovvero senza la manipolazione a cui sono state sottoposte le persone coinvolte nella scoperta – è impossibile. I ricercatori hanno condiviso un riquadro turchese che si avvicina alla tonalità, ma senza rappresentarla esattamente. "Non c'è modo di 'trasmettere' quel colore in un articolo o su un monitor – ha affermato lo scienziato Austin Roorda – Il punto è che questo non è il colore che vediamo, bensì una sua 'versione' nettamente più pallida rispetto all'esperienza di olo". "È un colore incredibilmente saturo", ha aggiunto Ng.

Gli esseri umani percepiscono i colori quando la luce colpisce delle cellule sensibili chiamate coni, che si trovano nella retina. Esistono tre tipi di coni, ciascuno sensibile a una diversa lunghezza d’onda della luce: lunga (L), media (M) e corta (S). La luce naturale è composta da molte lunghezze d’onda che stimolano i coni L, M e S in modo diverso. La luce rossa, ad esempio, stimola soprattutto i coni L, mentre quella blu attiva principalmente gli S. I coni M, invece, rispondono a lunghezze d’onda intermedie, ma non esiste una luce naturale che li stimoli da soli. È proprio questo il limite abbattuto dai ricercatori della Berkley con la loro stimolazione laser della retina. Il nome 'olo' deriva dal codice binario 010, che indica che solo i coni M sono stati attivati.

Ma a cosa è servita questa scoperta? Il macchinario che permette di ampliare la percezione cromatica dell'uomo, a cui è stato dato il nome di 'Oz vision', aiuterà i ricercatori ad approfondire come il cervello crei le percezioni visive del mondo, nonché a far luce sui fenomeni come il daltonismo o le malattie della retina.