Un investitore romano ha acquistato, insieme alla moglie, obbligazioni Abengoa tramite la sua banca intermediaria, subendo una grave perdita economica.
Da un’analisi della fattispecie, è emersa in primo luogo una violazione degli obblighi informativi gravanti sull’intermediario nella fase di pre-investimento. Pur avendo dichiarato di aver consegnato al risparmiatore la scheda informativa relativa allo strumento finanziario oggetto di controversia, l’intermediario non è stato in grado di fornire prova certa di tale adempimento.
Ulteriori criticità sono state rilevate con riferimento alla valutazione di adeguatezza dell’operazione rispetto al profilo del cliente. In presenza di un rapporto cointestato, l’intermediario ha omesso di procedere alla profilatura di entrambi i clienti, limitandosi a raccogliere un solo questionario sottoscritto da uno dei due, senza considerare le peculiarità e le caratteristiche dell’altro cointestatario, che – per età, titolo di studio e condizione di pensionata – presentava un profilo senz’altro più conservativo.
A ciò si aggiunge che, anche sulla base dei dati raccolti, l’intermediario ha ritenuto l’operazione adeguata, nonostante lo strumento finanziario presentasse un livello di rischio e di complessità elevati, dichiaratamente destinato a investitori con un profilo aggressivo e un grado di conoscenza ed esperienza alto.
Infine, ulteriori profili di responsabilità sono stati riscontrati in relazione all’informativa successiva all’investimento. L’intermediario non ha tempestivamente informato il risparmiatore circa l’evolversi della situazione dell’emittente e, in particolare, circa l’avvio della procedura fallimentare, venendo così meno all’obbligo di consentire al cliente di compiere scelte di disinvestimento consapevoli.
Il cliente si è rivolto all’Arbitro per le Controversie Finanziarie, che ha concordato con le doglianze formulate, riconoscendo un risarcimento di € 99.543,87.