Neva Sgr punta sulla sicurezza dell’xIoT e investe negli Stati Uniti
L’INTERNET DELLE COSE, una traduzione letterale dall’inglese Internet of Things (IoT), è ovunque: si tratta della rete di dispositivi, apparecchiature...

L’INTERNET DELLE COSE, una traduzione letterale dall’inglese Internet of Things (IoT), è ovunque: si tratta della rete di dispositivi, apparecchiature e macchinari connessi che scambiano dati online tra loro e con altri sistemi. Per esempio, gli elettrodomestici di nuova generazione attivabili da smartphone, i dispositivi elettromedicali indossabili per la misurazione e la trasmissione di parametri corporei, o ancora i macchinari industriali gestibili a distanza. E’ un settore in enorme crescita, grazie allo sviluppo di tecnologie sempre più evolute e miniaturizzate, tanto che oggi si parla di Extended Internet of Things (xIoT), un Internet delle Cose Esteso. Nel mondo ci sono già oltre 60 miliardi di dispositivi xIoT, pari a oltre cinque volte gli apparecchi IT tradizionali come computer e server, e si prevede una crescita annua del 20%, contro il 3-5% dell’IT.
La connessione di tanti dispositivi e sistemi, ormai indispensabili per numerose attività, non è purtroppo esente dai rischi derivanti dagli attacchi cyber, che potrebbero comprometterne la funzionalità e l’affidabilità. Cosa succederebbe se degli hacker riuscissero a entrare nei sistemi informatici di un impianto produttivo o di un ospedale, mettendo fuori uso le trasmissioni con e tra le attrezzature elettroniche connesse online? E che accadrebbe se ai dispositivi in grado di compiere delle azioni, come l’attivazione di un macchinario, fossero inviate istruzioni non corrette?
Per prevenire, ostacolare e risolvere i problemi di gestione e cybersecurity per xIot, sono nate delle società specializzate altamente innovative. Una delle leader a livello globale è l’americana Phosphorus Cybersecurity, sulla quale Intesa Sanpaolo ha puntato la propria attenzione e ha scelto di investire tramite Neva Sgr, la società di venture capital del gruppo controllata al 100% da Intesa Sanpaolo Innovation Center. Phosphorus è in grado di rendere molto più rapida e semplice la gestione remota di milioni di dispositivi connessi, consentendo alle società clienti di automatizzare e velocizzare molte attività legate alla sicurezza, come il cambio continuo delle password, le diagnosi di sistema e gli aggiornamenti della configurazione.
Solo con controlli e aggiornamenti continui e con la costante rotazione delle password di accesso è possibile ridurre il rischio di compromissione dei dispositivi su larga scala, ma farlo in modo non automatico sarebbe troppo dispendioso in termini di tempo e risorse da impiegare. Phosphorus punta a mettere a regime un numero sempre più vasto di operazioni xIoT automatiche, in cui milioni di dispositivi saranno protetti, gestiti e azionati in modo autonomo, senza interventi manuali. La società americana, con sede a Nashville, lavora con alcune tra le più grandi aziende a livello globale che operano in settori come sanità, farmaceutica, data center e impianti produttivi. Ha chiuso lo scorso anno con una crescita record, guidata dalla crescente domanda di sicurezza e gestione della xIoT automatizzata.
Nel 2024, ha più che raddoppiato il numero di dispositivi gestiti e si appresta a triplicarlo entro la fine dell’anno in corso, grazie all’evoluzione di un proprio brevetto, che permette di far interagire direttamente e in sicurezza oltre un milione di modelli di dispositivi diversi, operativi in settori diversi e su apparecchiature di ogni tipo. Con l’investimento di Neva Sgr, Phosphorus potrà crescere ulteriormente, dotarsi di nuove risorse e accelerare il percorso per raggiungere nuovi obiettivi nell’automazione intelligente per la sicurezza dell’xIoT.
La rete di relazioni del Gruppo Intesa Sanpaolo, inoltre, consentirà alla società di estendere la propria area di attività in Italia, anche in un’ottica di Open Innovation, tramite la collaborazione con alcune eccellenze produttive italiane. Neva Sgr ha investito in Phosphorus tramite i propri Fondo Neva II e Fondo Neva II Italia, che puntano a raccogliere sul mercato complessivamente 500 milioni di euro. Entrambi i fondi hanno il mandato di concentrare l’attenzione su società internazionali e italiane che operano in settori di prioritaria importanza per il futuro del pianeta, quali le scienze della vita, la transizione energetica, la produzione manifatturiera di nuova generazione, l’aerospazio e la trasformazione digitale, comprese l’intelligenza artificiale e la cybersecurity. L’obiettivo è duplice: generare un alto rendimento di capitale partecipando attivamente alla soluzione di grandi problemi globali.
"Investire nella cybersecurity xIoT è oggi più che mai necessario, vista la rapida crescita dei dispositivi connessi in settori chiave come la sanità e la produzione – afferma Mario Costantini (nella foto sopra), ad e dg di Neva Sgr – Abbiamo scelto Phosphorus Cybersecurity per la sua tecnologia distintiva e il suo approccio innovativo. Facendo leva sull’ampia rete e le risorse strategiche di Neva Sgr e del Gruppo Intesa Sanpaolo, non vediamo l’ora di sostenere attivamente la crescita internazionale e il successo di mercato di Phosphorus".
"Stiamo assistendo a una delle più profonde trasformazioni tecnologiche della storia dell’umanità, guidata dalla convergenza sempre più marcata di xIoT, intelligenza artificiale e cybersecurity", dichiara Chris Rouland (nella foto sotto), ceo di Phosphorus Cybersecurity. "Otto anni fa, abbiamo riconosciuto il problema della sicurezza xIoT e ci siamo proposti di affrontarlo su scala crescente. Abbiamo iniziato costruendo una piattaforma per affrontare problemi fondamentali come password deboli, configurazioni insicure e firmware vulnerabili nell’xIoT. Oggi stiamo gettando le basi per evolvere dall’automazione intelligente alla piena autonomia".