Coltivazione canapa, le Regioni contro il governo: “Dl sicurezza va modificato”. La replica: “Nessun rischio per aziende”
Su questo punto i rappresentanti di tutti le Regioni si sono trovati d’accordo in maniera unanime: “Il Decreto Sicurezza mette in difficoltà il settore della canapa, che in Italia conta 3.000 aziende con 30.000 addetti, 500 milioni di fatturato e il 90% di export”. Per questo chiedono al governo ufficialmente “una revisione dell’articolo 18 del […] L'articolo Coltivazione canapa, le Regioni contro il governo: “Dl sicurezza va modificato”. La replica: “Nessun rischio per aziende” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Su questo punto i rappresentanti di tutti le Regioni si sono trovati d’accordo in maniera unanime: “Il Decreto Sicurezza mette in difficoltà il settore della canapa, che in Italia conta 3.000 aziende con 30.000 addetti, 500 milioni di fatturato e il 90% di export”. Per questo chiedono al governo ufficialmente “una revisione dell’articolo 18 del dl, che vieta la coltivazione della canapa anche a bassissimo contenuto di Thc“. È quanto ha reso noto l’assessore veneto all’Agricoltura, Federico Caner (esponente della Lega), che ha presieduto martedì mattina la Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, di cui è coordinatore. Dopo le proteste di agricoltori e imprenditori, adesso scendono in campo al loro fianco anche le Regioni. Immediatamente, però, il Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio torna a rassicurare: “Nessun rischio per il settore della canapa“, definendo le affermazioni di Caner “non corrette“. Ma i problemi rimangono.
L’assessore veneto ha annunciato che “nelle prossime ore partirà dalla Commissione Politiche Agricole una lettera al ministro Lollobrigida, cui già avevamo sottoposto alcune proposte di emendamento al dl, chiedendogli di valutare la revisione dell’articolo 18, per permettere l’utilizzo delle infiorescenze di canapa contenenti cannabidiolo anche per usi diversi dal florovivaismo professionale“. L’obiettivo, scrive Caner in una nota, è “trovare assieme al Governo una soluzione che consenta agli agricoltori, certificati e con produzioni di qualità, di tenere viva la filiera, bilanciando la giusta preoccupazione del legislatore per la sicurezza pubblica con gli investimenti fatti nel tempo dalle aziende e con i finanziamenti pubblici concessi alla filiera”. Caner ricorda infatti che “la filiera della canapa è sostenuta da una legge veneta che ne tutela la produzione attraverso specifici progetti, bandi, contributi”, così come queste aziende hanno ricevuto negli anni finanziamenti anche statali ed europei.
Con l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza, i divieti introdotti alla coltivazione della canapa con Thc sotto lo 0,5% (legale in tutta Europa) la filiera italiana della canapa rischia di morire. Ma non la pensa così Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio che con un nota replica alle affermazioni dell’assessore del Veneto. Il decreto “non vieta la coltivazione della canapa anche a bassissimo contenuto di Thc. Sono altrettanto infondati i rischi per il settore della canapa evocati dalla medesima fonte”. Viene anche ribadito che “in realtà” il provvedimento “non modifica quanto previsto dalla legge 242/2016 ‘Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa’” e resta comunque “vietata anche l’importazione delle inflorescenze, in linea con quanto sancito dalla Cassazione”. Il Dipartimento precisa ancora che l’articolo 18 del dl “ha solo ribadito l’ambito di applicazione della legge 242/2016: e lo ha fatto poiché era stata avviata la commercializzazione, nei cosiddetti ‘cannabis shop’, di inflorescenze e suoi derivati, acquistati per un uso ricreativo, insinuando la falsa idea di legalizzazione di una cannabis definita erroneamente ‘light‘. Tutto ciò – si legge ancora – con esposizione degli acquirenti, in particolare dei più giovani, a rischi per la salute, e generando incertezze fra gli operatori commerciali”.
Lo stesso dipartimento era già intervenuto per tranquillizzare gli agricoltori, senza riuscirci. Per questi ultimi a novembre del 2014 si era aperta una speranza con la possibilità di aprire un tavolo tecnico sulla questione: l’idea era salvare gli agricoltori e condannare i negozi di cannabis light. Poi nulla. E adesso anche le Regioni si schierano con le imprese e i lavoratori del settore.
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