Mutui Barclays, il Tribunale di Milano difende i cittadini ma il Consiglio di Stato salva la banca: bisogna insistere

Una delle più grandi ingiustizie finanziarie degli ultimi decenni, che continua a pesare sulla vita di migliaia di famiglie italiane, si consuma ancora oggi nel silenzio generale. E’ la storia dei mutui in franchi svizzeri, indicizzati al Libor/Saron, venduti tra il 2003 e il 2010, soprattutto da Barclays Bank. Un’operazione bancaria che, promettendo tassi più […] L'articolo Mutui Barclays, il Tribunale di Milano difende i cittadini ma il Consiglio di Stato salva la banca: bisogna insistere proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 3, 2025 - 08:43
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Mutui Barclays, il Tribunale di Milano difende i cittadini ma il Consiglio di Stato salva la banca: bisogna insistere

Una delle più grandi ingiustizie finanziarie degli ultimi decenni, che continua a pesare sulla vita di migliaia di famiglie italiane, si consuma ancora oggi nel silenzio generale. E’ la storia dei mutui in franchi svizzeri, indicizzati al Libor/Saron, venduti tra il 2003 e il 2010, soprattutto da Barclays Bank. Un’operazione bancaria che, promettendo tassi più bassi, ha invece intrappolato migliaia di consumatori in un meccanismo infernale di debiti crescenti, dovuti alla rivalutazione del franco svizzero rispetto all’euro.

Molte famiglie, che avevano sottoscritto il mutuo per comprare la prima casa, si sono ritrovate a pagare rate sempre più alte e a vedere aumentare il capitale residuo da restituire, in una spirale debitoria senza via d’uscita.

A livello europeo, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha da tempo affermato — con pronunce come la causa Andriciuc (C-186/16) e Dziubak (C-118/17) — il principio che i contratti devono essere redatti con chiarezza e trasparenza, specie quando coinvolgono consumatori e rischi valutari nascosti. Inoltre, la Direttiva 93/13/CEE sulle clausole abusive obbliga i giudici nazionali a intervenire ogni volta che vi siano pratiche ingannevoli o mancanza di informazioni sui rischi economici. In molti Paesi europei, queste norme sono state correttamente applicate: Francia, Spagna, Polonia, Ungheria, Slovenia e Romania hanno adottato decisioni giudiziarie o legislative per proteggere i mutuatari, arrivando anche a dichiarare la nullità parziale o totale dei mutui in franchi svizzeri o a convertire i contratti in valuta nazionale.

Nel nostro Paese, il diritto ha preso strade tortuose: invece di una difesa rapida e lineare dei cittadini, si è assistito a un susseguirsi di pronunce esitanti, dove l’urgenza di proteggere i più deboli è stata superata dalla prudenza nel toccare interessi bancari consolidati. La recente decisione del Consiglio di Stato (sentenza n. 03325/2024) ha rappresentato una battuta d’arresto significativa: è stata annullata la sanzione che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) aveva inflitto a Barclays per pratiche commerciali scorrette nella vendita dei mutui in franchi svizzeri. Secondo il Consiglio di Stato, non sarebbe stato sufficientemente provato il carattere ingannevole delle modalità di offerta dei mutui, nonostante la presenza di clausole altamente tecniche e l’assenza di una corretta informazione sui rischi di cambio.

È un po’ come se, vedendo un ladro che ti ruba il portafoglio in pieno giorno, si concludesse che “non è certo” che volesse derubarti: forse voleva solo contare i soldi per te.

Tuttavia, la giurisprudenza di merito italiana comincia a dare segnali diversi. In particolare, tre recenti sentenze del Tribunale di Milano, pronunciate dalle sezioni specializzate in materia di impresa, hanno riconosciuto che i mutui in franchi svizzeri presentavano gravi vizi di trasparenza, tali da determinare la nullità delle clausole di indicizzazione. Secondo i giudici milanesi, i consumatori non erano stati messi nelle condizioni di comprendere pienamente i rischi reali legati al meccanismo di indicizzazione, con una conseguente violazione degli obblighi di correttezza e buona fede precontrattuale sanciti dagli articoli 33 e 36 del Codice del Consumo. Inoltre, è stato evidenziato come il meccanismo stesso di rivalutazione automatica del debito fosse idoneo a falsare in modo sostanziale l’equilibrio contrattuale, creando uno squilibrio eccessivo a danno dei clienti.

Queste decisioni si pongono perfettamente in linea con i principi espressi dalla Corte di Giustizia Ue, aprendo un’importante breccia nel muro di protezione che per troppo tempo ha tutelato più gli istituti di credito che i cittadini.

Nonostante tutto, però, la realtà è che oltre 10.000 famiglie italiane sono ancora ostaggio di contratti capestro, senza un’azione politica o giudiziaria collettiva che sani la questione in modo definitivo. Ma c’è ancora spazio per difendersi. E per vincere. Servono tre cose: coraggio, determinazione e l’assistenza di professionisti indipendenti. Non tutti i legali o i consulenti sono adatti: bisogna scegliere esperti realmente autonomi dal sistema bancario, capaci di costruire cause fondate sulla violazione dei principi di trasparenza, sulla sproporzione degli obblighi contrattuali e sull’applicazione diretta delle sentenze della Corte di Giustizia Ue.

Il diritto europeo è un’arma potentissima: va impugnata con determinazione. Chi ha subito un torto così grave non deve rassegnarsi. La giustizia, se ben invocata, può ancora essere dalla parte dei cittadini. Perché la casa non è solo un bene economico: è dignità, è sicurezza, è futuro. Ed è dovere di tutti difenderla.

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