MontePaschi: il colosso Pimco sostiene la scalata a Mediobanca

La società Usa, fra i leader mondiali della gestione di investimenti, voterà a favore nell’assemblea del 17 aprile chiamata ad approvare l’aumento di capitale al servizio dell’Ops. Ancora incerta la posizione del Banco BPM

Apr 11, 2025 - 12:36
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MontePaschi: il colosso Pimco sostiene la scalata a Mediobanca

L’americana Pimco, uno dei colossi mondiali nella gestione degli investimenti, si schiera con il Monte dei Paschi e sostiene la banca senese nel tentativo di conquistare Mediobanca. La notizia è riportata da Bloomberg, che cita fonti vicine alla vicenda, e non ha trovato finora conferma né da parte di Pimco, né da parte di Mps.

Secondo queste fonti, Pimco, che possiede una quota del Monte dei Paschi pari all’1,5% del capitale, nella prossima assemblea del 17 aprile voterà a favore dell’aumento di capitale destinato a creare le nuove azioni al servizio dell’Ops (offerta pubblica di scambio). Agli azionisti dell’istituto fondato da Enrico Cuccia, il MontePaschi offre 2,3 sue azioni di nuova emissione per ogni azione Mediobanca.

Come scrive Bloomberg, l’appoggio di Pimco è un segnale importante e positivo per il Ceo di Mps, Luigi Lovaglio, che lunedì scorso in un’intervista a Cnbc ha detto che le turbolenze non avranno impatti sull’Ops su Mediobanca, che Siena punta a chiudere entro luglio. Mps, ha precisato il banchiere, conferma il piano di acquisizione: “L’andamento dei mercati sta confermando che le dimensioni contano e che è necessario diversificare i ricavi”, ha affermato il manager, sottolineando che se Mps e Mediobanca fossero già un'entità combinata “sarebbero più forti e avrebbero la capacità di reagire molto più rapidamente”.

L’assemblea del 17 aprile è il primo appuntamento in cui gli investitori sono chiamati a esprimersi sull’operazione. Per ottenere il via libera all’aumento di capitale, la mozione dovrà essere approvata dai due terzi dei soci presenti in assemblea. Sicuramente schierati a favore ci sono i principali azionisti della banca senese, vale a dire il ministero del Tesoro, il gruppo Caltagirone e la famiglia Del Vecchio, che complessivamente hanno circa il 30% del capitale.

Sicuramente a favore voteranno anche le Fondazioni azioniste, da Mps a Cariplo, alla Compagnia di Sanpaolo, che insieme hanno una quota complessiva poco superiore all’1%. Non è ancora noto, invece, l’orientamento di Banco Bpm (possiede il 5%), che darà un’indicazione anche per il voto della neoacquisita Anima (titolare del 4%).

Per quanto riguarda il voto degli investitori istituzionali, la situazione pare fluida. Quello di Pimco è per ora l’orientamento di voto più significativo, sia per le dimensioni del fondo (gestisce oltre 2mila miliardi di dollari), sia per la quota posseduta nella banca toscana. A favore si è schierato anche il fondo Algebris di Davide Serra.

Fra gli investitori contrari si fanno i nomi del fondo New York City Controller e del fondo Florida State Board of Administration, entrambi con lo 0,1% del capitale di MontePaschi.

I due principali proxy advisor, Iss e Glass Lewis si sono schierati su fronti opposti: il primo raccomanda di votare contro l’operazione, il secondo a favore.

Nel momento in cui fu ufficializzata l’Ops, il 23 gennaio scorso, l’offerta valorizzava ogni azione Mediobanca 15,992 euro, un prezzo che esprimeva un premio del 5% rispetto al prezzo di Borsa di quel giorno. Dal 23 gennaio a oggi le azioni Mediobanca sono scese del 6,1%, le azioni MontePaschi hanno perso il 13,7%.

Alle quotazioni di oggi, l’offerta valorizza ogni azione Mediobanca 13,82 euro, vale a dire il 3% in meno di quanto valgono oggi in Borsa i titoli della banca milanese (14,35 euro). Secondo alcuni analisti, questa valorizzazione non dà rappresentanza ai 700 milioni di sinergie pre-tasse all’anno che la fusione fra i due gruppi dovrebbe generare, secondo il piano presentato da MontePaschi.