La Cina risponde agli USA e aumenta i dazi al 125%. Mercati in rosso

Pechino aumenta le tariffe sui prodotti importati dagli Stati Uniti in risposta alle decisioni di Donald Trump di queste ore e i mercati hanno reagito immediatamente.

Apr 11, 2025 - 12:36
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La Cina risponde agli USA e aumenta i dazi al 125%. Mercati in rosso

Dazi e contro-dazi. L’escalation della guerra commerciale sembra non finire e questa volta è ancora la Cina ad alzare il livello di scontro con gli Stati Uniti: Pechino ha appena aumentato dall’84% al 125% le tariffe, inasprendo così il conflitto a colpi di dazi tra le due maggiori economie mondiali.

Inoltre, il Governo cinese ha comunicato che ignorerà eventuali ulteriori aumenti dei dazi da parte degli Stati Uniti sui prodotti cinesi, mentre la Commissione per le Tariffe Doganali del Consiglio di Stato ha dichiarato oggi che i beni statunitensi importati in Cina non sono più commerciabili.

"L'imposizione da parte degli Stati Uniti di dazi eccezionalmente elevati nei confronti della Cina viola gravemente le regole del commercio internazionale, le leggi economiche di base e il buon senso e costituisce un atto di bullismo e coercizione completamente unilaterale", ha detto il Ministero delle Finanze cinese in un comunicato.

La decisione è arrivata dopo che la Casa Bianca aveva chiarito ieri che i dazi imposti alla Cina da Trump ammontano al 145%, non al 125%, come precedentemente indicato. A quel punto, Pechino rispondeva con un'ampia serie di contromisure, tra cui l'aumento delle imposte sui beni statunitensi e la riduzione del numero di film americani autorizzati a entrare nel Paese.

La Cina rappresenta la seconda economia mondiale dopo gli USA ed è il secondo fornitore di importazioni statunitensi ma la decisione di Pechino è arrivata nonostante l’ottimismo mostrato da Trump in queste ore, quando aveva dichiarato ai giornalisti di ritenere che gli Stati Uniti possano trovare un accordo con la Cina.

"Sono sicuro che saremo in grado di andare molto d'accordo", ha detto Trump, aggiungendo di rispettare il presidente cinese Xi Jinping: "in un certo senso è stato un mio amico per un lungo periodo di tempo e penso che finiremo per elaborare qualcosa di molto buono per entrambi i Paesi".

L’incertezza dovuta all’escalation dei dazi con la Cina e i contrasti con gli altri importanti partner commerciali quali Unione europea, Canada e Messico ha spinto gli analisti di Goldman Sachs a prevedere al 45% una recessione nel Paese.

Anche sui mercati il sentiment resta negativo e, dopo il nuovo crollo di Wall Street di ieri, oggi i future sui principali indici di New York viravano in rosso dopo l’annuncio cinese di aumentare i dazi. In negativo anche i principali indici europei, in particolare il FTSE MIB (-1,60%), il Dax (-1,90%), il Cac 40 (-1,10%), l’Ibex 35 (-1%) e il FTSE 100 (-0,50%).

A Piazza Affari, aumenta le perdite Stellantis (-4%), tra le poche in rosso ad inizio seduta dopo le previsioni negative sulle vendite del primo trimestre 2025. Male anche gran parte del principale listino di Milano, in particolare Interpump (-3%), Banca Mediolanum (-3%) e Azimut (-3%), seguite dalle principali banche: Banco Bpm (-3%), UniCredit (-3%), Bper Banca (-3%) e Mps (-2,90%).

Il dollaro scende ai minimi degli ultimi 10 anni contro il franco svizzero e ai minimi di sei mesi contro lo yen. L'euro è salito dell'1,7% a 1,13855 dollari, un livello visto per l'ultima volta nel febbraio 2022 e l'oro, considerato un bene sicuro in tempi di crisi, ha toccato un altro record a 3.246 dollari l’oncia (future).

La svalutazione dei Treasury statunitensi è aumentata durante le ore asiatiche, con il rendimento del titolo decennale salito al 4,45%, guadagnando circa 45 punti base nella settimana, il più grande aumento dal 2001, secondo i dati LSEG.

"C'è chiaramente un esodo dagli asset statunitensi. Un mercato valutario e obbligazionario in calo non è mai un buon segno", sottolinea Kyle Rodda, analista senior dei mercati finanziari presso Capital.com, aggiungendo che “questo va oltre la previsione di un rallentamento della crescita e dell'incertezza commerciale".