Metalli rari, ecco come Trump sfida la Cina nei fondali marini
Trump ha firmato un ordine esecutivo per stimolare il deep-sea mining, cioè il recupero di minerali critici dai fondali marini. La decisione rientra nella sfida alla Cina, ma potrebbe creare frizioni tra gli Stati Uniti e un'agenzia delle Nazioni Unite. Tutti i dettagli.

Trump ha firmato un ordine esecutivo per stimolare il deep-sea mining, cioè il recupero di minerali critici dai fondali marini. La decisione rientra nella sfida alla Cina, ma potrebbe creare frizioni tra gli Stati Uniti e un’agenzia delle Nazioni Unite. Tutti i dettagli
La settimana scorsa il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per stimolare l’estrazione di minerali critici dai fondali marini. Il deep-sea mining, come viene chiamato, è un’industria emergente dall’impatto ambientale poco chiaro, che promette però di ottenere grandi quantità di metalli e ridurre la dipendenza dalla Cina, che controlla la maggior parte delle forniture delle materie prime essenziali per i settori dell’energia, dell’elettronica e della difesa.
COSA PREVEDE L’ORDINE ESECUTIVO SULL’ESTRAZIONE MINERARIA DAI FONDALI
Con l’ordine esecutivo firmato da Trump, il dipartimento del Commercio velocizzerà i processi autorizzativi per i progetti di esplorazione e recupero di minerali dai fondali, sia nelle acque costiere americane che in quelle internazionali (cioè al di là della piattaforma continentale degli Stati Uniti).
Il segretario degli Interni, Doug Burgum, si occuperà dell’assegnazione delle licenze per le attività di deep-sea mining nelle acque territoriali, che saranno soggette alla stessa legge che regola le trivellazioni petrolifere in mare. La Export-Import Bank e l’International Development Finance Corporation, due agenzie governative, avranno invece il compito di fornire finanziamenti e altre forme di supporto ai progetti di esplorazione, estrazione, lavorazione e monitoraggio ambientale delle risorse naturali sottomarine.
GEOPOLITICA ED ECONOMIA
L’ordine esecutivo si prefigge l’obiettivo di garantire “il dominio americano sui minerali presenti nei fondali profondi”, si legge. A questo proposito, Trump ha dichiarato che “gli Stati Uniti hanno un interesse cruciale per la sicurezza nazionale e l’economia nel mantenere la leadership nella scienza e nella tecnologia delle profondità marine e nelle risorse minerarie dei fondali marini”.
La sua amministrazione stima che nelle acque americane siano presenti oltre un miliardo di tonnellate di noduli polimetallici, degli ammassi rocciosi – simili a delle patate, per semplificare – contenenti manganese, cobalto, nichel e rame; l’estrazione di questi minerali potrebbe accrescere il prodotto interno lordo americano di 300 miliardi di dollari in dieci anni e creare centomila posti di lavoro.
LE TENSIONI CON LA CINA E CON LE NAZIONI UNITE
L’ordine esecutivo fa seguito alle restrizioni imposte dalla Cina alle esportazioni di alcune terre rare, come il samario e il gadolinio, di cui è (nettamente) la maggiore produttrice a livello globale: l’amministrazione Trump, così come quella precedente di Joe Biden, vuole ridurre la dipendenza americana dalle forniture cinesi di minerali critici, anche attraverso il potenziamento della filiera nazionale.
Il documento firmato la settimana scorsa, inoltre, data la sua portata extra-territoriale, potrebbe entrare in conflitto con l’International Seabed Authority, un ente affiliato alle Nazioni Unite che sta lavorando proprio alla regolazione internazionale del deep-sea mining: non avendo mai ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, gli Stati Uniti non sono membri dell’International Seabed Authority ma vi partecipano solo come osservatori.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinesi ha dichiarato che l’ordine di Trump viola il diritto internazionale perché si applica anche a delle zone del fondale marino che “non appartengono ad alcun paese”. La Cina è la maggiore contribuente al bilancio dell’International Seabed Authority e possiede la maggior parte delle licenze di esplorazione sottomarina concesse dall’organizzazione.
THE METALS COMPANY FESTEGGIA…
L’azienda che beneficerà maggiormente dell’ordine esecutivo di Trump è probabilmente la canadese The Metals Company: si tratta della più nota e tecnologicamente avanzata società di deep-sea mining, che da anni sta cercando – il processo è complicato per via del dibattito regolatorio nell’International Seabed Authority – di avviare lo sfruttamento di un tratto della zona di Clarion-Clipperton, situata nelle acque internazionali tra le Hawaii e il Messico.
L’International Seabed Authority ha assegnato a The Metals Company due licenze esplorative di noduli polimetallici, ma l’attività mineraria vera e propria non potrà iniziare fino a quando non saranno pubblicate le regole.
Giovedì scorso, cioè il giorno della firma dell’ordine esecutivo, le azioni di The Metals Company sono cresciute di quasi il 40 per cento.