Meloni assente al vertice dei “volenterosi” a Tirana: “Noi contro l’invio di truppe, coerenza”. Macron: “Falso, si è parlato di cessate il fuoco”

Di fronte alle polemiche per la sua assenza al nuovo vertice dei cosiddetti “volenterosi”, Giorgia Meloni invoca la coerenza: “Si parlava di invio di truppe e noi siamo contrari”. Ma, neanche un’ora dopo, le ribatte Emmanuel Macron: “C’è un errore di interpretazione, si è parlato di cessate il fuoco”. Una replica diretta alla presidente del […] L'articolo Meloni assente al vertice dei “volenterosi” a Tirana: “Noi contro l’invio di truppe, coerenza”. Macron: “Falso, si è parlato di cessate il fuoco” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 16, 2025 - 22:20
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Meloni assente al vertice dei “volenterosi” a Tirana: “Noi contro l’invio di truppe, coerenza”. Macron: “Falso, si è parlato di cessate il fuoco”

Di fronte alle polemiche per la sua assenza al nuovo vertice dei cosiddetti “volenterosi”, Giorgia Meloni invoca la coerenza: “Si parlava di invio di truppe e noi siamo contrari”. Ma, neanche un’ora dopo, le ribatte Emmanuel Macron: “C’è un errore di interpretazione, si è parlato di cessate il fuoco”. Una replica diretta alla presidente del Consiglio italiana, arrivata durante la conferenza stampa a Tirana, poco dopo il vertice insieme a Zelensky che era reduce dai primi colloqui di Istanbul: “C’è un errore di interpretazione, non abbiamo parlato di inviare truppe, la discussione era per un cessate il fuoco in Ucraina, domenica e oggi”. E rivolgendosi alla leader di Fdi: “Guardiamoci dal divulgare false informazioni, ce ne sono a sufficienza di quelle russe”.

Un vero e proprio strappo tra Meloni e la coalizione dei volenterosi a sostegno dell’Ucraina che, di fatto, non sono mai stati così lontani. Dopo il viaggio a Kiev di Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz e Donald Tusk, a Tirana i quattro leader si concedono un bis. Accade a margine del vertice della Comunità Politica Europea. In Albania c’è Volodymyr Zelensky, nelle medesime ore i colloqui tra la delegazione russa e quella ucraina confermano la scarsa concretezza del tavolo di Istanbul. I leader di Francia, Regno Unito, Germania e Polonia si riuniscono con il presidente ucraino e tutti e cinque sentono Donald Trump. La foto del loro incontro rimbalza ovunque, come quella di Kiev. E l’Italia non c’è. A dispetto di quanto avvenuto nella capitale ucraina l’assenza di Meloni a Tirana è apparsa più evidente. Il 10 maggio la premier si era comunque collegata alla riunione. In Albania i 4 leader nordeuropei si sono riuniti a pochi metri dalla presidente del Consiglio, che come tutti gli altri era nelle sale che ospitavano le tavole rotonde previste dalla riunione della Cpe. La sua assenza è subito entrata nel mirino delle opposizioni in Italia e, forse anche per questo, Meloni ha deciso di intervenire. Con un rapido punto stampa, nel quale la premier ha messo in chiaro la sua linea: “L’Italia non è disponibile a inviare truppe in Ucraina e non avrebbe senso partecipare a formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità”.

E rispondendo alle opposizioni sul fatto che questo fosse un segnale di isolamento ha sbottato: “Siano coerenti, sono una persona seria. Credo sia un fatto di coerenza e chiarezza. A chi si lamenta, all’opposizione per esempio, chiedo la stessa chiarezza e la stessa coerenza, Si chiede di partecipare a questi formati perché dobbiamo mandare le truppe in Ucraina o perché dobbiamo farci una foto e poi dire di no? Bisogna essere seri e io sono una persona seria. Dopodiché l’Italia, che sostiene l’Ucraina, continua a partecipare a tutti gli altri format, a tutti gli altri tavoli, a tutti gli altri livelli, a tutte le altre iniziative”.

Il botta e rispostaa distanza conferma un gelo che a Tirana era parso già evidente. C’è un altro scatto del summit, quello che ritrae Meloni, Tusk, Starmer e questa volta Ursula von der Leyen parlare con Zelensky prima della sessione plenaria dell’incontro. Quando Macron non era ancora arrivato. Il nuovo incontro dei Volenterosi ha tuttavia visto emergere un ulteriore elemento, il rinnovato asse con Trump sull’Ucraina. “Continueremo a lavorare insieme. Il compito principale è mantenere l’unità dei partner europei e americani intorno alla questione”, hanno dichiarato i quattro leader dopo l’incontro, definendo “inaccettabile” il rifiuto del cessate il fuoco da parte del Cremlino. I contatti, ha spiegato Macron, continueranno nei prossimi giorni. E il presidente francese, in conferenza stampa, ha anche evocato la possibilità di un nuovo colloquio telefonico tra Trump e Vladimir Putin. Sullo Zar l’intenzione di Europa e Usa è quella di accrescere la pressione. “Noi vogliamo la pace, e per questo dobbiamo aumentare le sanzioni”, ha incalzato von der Leyen anticipando che il nuovo pacchetto – coordinato con Washington – includerà il divieto di accesso a Nord Stream 1 e 2, l’abbassamento del prezzo del petrolio grezzo e misure finanziarie contro le banche russe.

Meloni ha ribadito che “non bisogna gettare la spugna” e che “serve insistere sulla pace e sulle garanzie di sicurezza per Kiev”. Ha lodato “l’eroismo” del popolo ucraino e e si è unita alla condanna dell’assenza di Putin a Istanbul. Ma il suo rapporto con i Volenterosi sull’Ucraina appare ora incrinato. Probabilmente la premier tornerà a discuterne con Merz nel bilaterale di Roma. Nel frattempo, le opposizioni sono passate all’attacco parlando di “umiliazione”. Ai vertici “è un fantasma, ha messo l’Italia in panchina”, ha sottolineato Giuseppe Conte. “E’ un’influencer ininfluente”, ha chiosato Matteo Renzi. “E’ ancora fuori dai tavoli che contano”, ha aggiunto Angelo Bonelli di Avs. Parole alle quali la premier ha replicato: “A chi si lamenta, all’opposizione ad esempio, chiedo la mia stessa chiarezza: ci si chiede di partecipare a questi formati perché dobbiamo mandare le truppe in Ucraina o perché dobbiamo farci una foto e poi dire di no? Io sono una persona seria”.

Il rapporto tra Meloni e i volenterosi – La spiegazione della presidente del Consiglio, però, cozza col recente passato. Basta tornare indietro di sei giorni, al 10 maggio, per ritrovare un summit con lo stesso formato. A Kiev erano presenti gli stessi leader: Zelensky, Macron, Starmer, Merz e Tusk, ma questa volta, in collegamento da Roma, c’era anche Giorgia Meloni. Donald Trump, invece, è stato contattato telefonicamente, esattamente come a Tirana. Cosa è cambiato in sei giorni per considerare “incoerente” la partecipazione a un vertice con un formato identico? Anche perché di esempi che contraddicono le motivazioni fornite dalla premier ce ne sono molti altri: l’Italia ha sempre partecipato ai vertici dei “volenterosi”, pur avendo sempre ribadito di essere contraria all’invio di truppe italiane sul suolo ucraino, come invece ipotizzato da Francia e Gran Bretagna.

Parigi, 17 febbraio 2025: è il primo di futuri incontri di quella che è stata ribattezzata la “coalizione dei volenterosi“. L’obiettivo dichiarato è quello di offrire una via di pace alternativa a quella di Donald Trump, allora troppo schiacciato, sostenevano i partecipanti, sulle posizioni di Vladimir Putin. A prendere l’iniziativa sono Emmanuel Macron e Keir Starmer e l’appuntamento di apertura sarà proprio in Francia, dove si ritrovarono, tra gli altri, i capi di Stato e di governo dei due Paesi organizzatori, della Germania, della Spagna, della Polonia e anche dell’Italia. Nessuna intesa, ma linea comune: muoversi come Europa per offrire una “pace giusta” all’Ucraina.

Un obiettivo condiviso, evidentemente, anche da Giorgia Meloni, dato che al secondo summit dei “volenterosi”, quello del 2 marzo a Londra, sarà di nuovo presente. “Pace giusta”, corsa al riarmo e, anche se non all’unanimità, invio di truppe: sono questi i temi usciti dal secondo atto. E anche in questo caso Giorgia Meloni era presente all’incontro. Lei stessa, come i ministri Tajani e Crosetto, già al tempo avevano ribadito che l’invio di militari a sostegno di Kiev non fosse un’opzione praticabile, ma questo non ha impedito al governo di continuare a partecipare agli incontri.

L’11 marzo si torna a Parigi, questa volta con i capi di Stato Maggiore dell’esercito “volenterosi”. Mentre si parla di piani di riarmo e l’Eliseo spinge per l’invio di truppe in Ucraina, l’Italia, seppur contraria, non percepisce “l’incoerenza” del continuare a prendere parte agli incontri del gruppo. E non la sente nemmeno due settimane dopo, sempre nella capitale francese, dove il presidente Macron tenta il ‘colpaccio’: invitare 29 leader europei e Nato per allargare la coalizione. Il summit si rivelerà un fallimento, con vedute troppo distanti tra loro per arrivare a una conclusione condivisa. Ma anche in quel caso Meloni era presente.

Così si è andati avanti fino all’incontro del 10 maggio, con Meloni presente in videoconferenza. È l’assenza del 16 maggio, quindi, a rappresentare un’eccezione. Proprio il giorno prima, il quotidiano tedesco Die Welt ha diffuso un’indiscrezione secondo la quale l’accordo di governo tra Spd e Cdu prevede l’esclusione dell’Italia dagli incontri col formato Weimar Plus nel tentativo di depotenziare e isolare Roma. Dura la replica del ministro Tajani: “Scelta antieuropea, i Socialisti vogliono dividere l’Europa”. Inutile da un punto di vista di immagine italiana, invece, la smentita di Berlino. Oggi, quindi, l’assenza di Meloni dal vertice di Tirana fa sorgere nuovi sospetti: ha disertato per “coerenza” o non è stata invitata?

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