L’Italia rinnova le missioni militari e vola nell’export di armamenti

Prorogati per il 2025 gli impegni militari per una spesa di quasi 1,5 miliardi, confermato anche il sostegno alla Libia. E quelle armi verso Israele...

Apr 28, 2025 - 15:37
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L’Italia rinnova le missioni militari e vola nell’export di armamenti
  •  Via libera al decreto di proroga delle missioni militari all’estero: 1,48 miliardi di euro di fabbisogno totale in vari teatri. Continua il sostegno alla Libia.
  • Nel frattempo l’export di armi verso l’estero prosegue a gonfie vele: nel 2025 un business di 8,69 miliardi di euro.
  • Il governo, nell’ambito del piano di riarmo e difesa comune europea, promette il 2 per cento del Pil in spese militari entro fine anno.

Mentre in Europa è apertissimo il dibattito su un possibile piano comune per il riarmo, l’Italia fa la sua parte sul fronte della militarizzazione, sia con l’ampliamento delle missioni all’estero che con l’espansione dell’export di armi. Il tutto mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, solo pochi giorni fa, assicurava alle Camere che l’obiettivo di raggiungere il 2 per cento del prodotto interno lordo (pil) per la spesa in armamenti, “dovrebbe essere raggiunto entro il 2025”: si tratta dell’obiettivo minimo per i paesi membri della Nato, ma finora mai toccato dall’Italia.

Nel frattempo, comunque, i dati della Relazione annuale sull’export militare per il 2024, da trasmessa al Parlamento, parlano chiaro: mai come ora l’industria bellica nazionale ha beneficiato del clima globale di riarmo. E sempre il Parlamento ha approvato, la scorsa settimana, il documento con cui il governo proroga per il 2025 le missioni militari italiane nel mondo, aggiungendo qualche novità.

Missioni militari: dove siamo e quanto spendiamo

Nel 2025, il governo Meloni ha autorizzato la prosecuzione di oltre 30 missioni internazionali. I numeri principali parlano di 1,48 miliardi di euro di fabbisogno totale di spesa per le missioni prorogate, con 2.867 militari coinvolti in una nuova forza a “alta e altissima prontezza operativa” e 30 milioni di euro la spesa prevista per quest’ultima iniziativa, pronta ad agire in crisi improvvise sotto egida Nato. Le missioni spaziano dai Balcani occidentali all’Ucraina, dalla Libia al Libano, da Gaza al Corno d’Africa, con l’Italia sempre più inserita nei dispositivi di deterrenza e reazione rapida della Nato.

Ma nella relazione delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato si legge che “con specifico riguardo al Mediterraneo e al Vicino Oriente, il nostro Paese intende concorrere a creare le condizioni per uno scenario politico post-bellico che tenga conto dell’esigenza, da un lato, di porre fine al controllo di Hamas sulla Striscia di Gaza e, dall’altro, di assicurare una forma di amministrazione interinale del territorio stesso, volta a preparare un assetto di lungo periodo; continua, inoltre, a sostenere con convinzione il processo di stabilizzazione in Libia sotto l’egida delle Nazioni Unite”. Libia e Israele sono ovviamente i due dossier più sensibili. Se in Medio Oriente, a parte i tentennamenti politici nella condanna della strage in corso a Gaza, l’Italia partecipa alla missione Operazione Levante, che punta a favorire un’amministrazione interinale della Striscia ma anche a fornire sostegno umanitario, per quanto riguarda la Libia l’Italia “conferma il supporto alle autorità locali, sia sul piano militare che attraverso la Guardia di Finanza, per il controllo delle frontiere marittime e il contrasto al traffico di migranti​”, nonostante le tantissime evidenze di violazioni dei più basilari diritti umani, perpetrate proprio dalle milizie libiche: parlano in tal senso diversi rapporti delle Nazioni Unite, e anche le deliberazioni della Corte penale internazionale (vedi il caso Almasri).

Il boom delle esportazioni di armi italiane

Ecco dove l’Italia ha esportato armi nel 2024 © Rete italiana pace disarmo

In tutto questo il 2024 ha segnato un boom dell’export militare italiano: è di 8,69 miliardi di euro il valore complessivo delle licenze rilasciate (+25 per cento rispetto al 2023), e di questi, 7,94 miliardi sono legati a esportazioni e intermediazioni di materiali d’armamento. Le autorizzazioni individuali di esportazione (verso singoli Paesi) sono cresciute del 35 per cento, raggiungendo i 6,45 miliardi. L’Italia si conferma n questo il sesto esportatore mondiale, secondo il Sipri, con una crescita del 132 per cento nell’ultimo decennio. Un’espansione, sottolinea la Rete Pace e Disarmo, che coinvolge anche il sostegno bancario, con molte operazioni finanziate da istituti di credito italiani. E qui torna in ballo Israele: nonostante sia in vigore ufficialmente l’embargo di armi verso Tel Aviv, secondo Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio Opal, “se è vero che nel 2024 non sono state concesse nuove autorizzazioni di esportazione a Israele, va però notato come dalla Relazione dell’Agenzia delle Dogane risultino 212 operazioni di esportazioni di materiali militari a Israele per un valore complessivo di  4,2 milioni euro che pertanto sono da riferirsi a licenze rilasciate in precedenza.

Inoltre nel 2024 sono continuati gli interscambi di materiali militari tra Italia e Israele: sono state infatti rilasciate 42 nuove autorizzazioni di importazione armamenti verso il nostro Paese per 155 milioni di euro e, sempre nel 2024, ne sono state fisicamente importate da Israele per 37 milioni di euro”- Non siamo ancora arrivati ai picchi di una decina di anni fa, derivanti da mega contratti per sistemi d’arma molto complessi, spiega Francesco Vignarca, coordinatore di Rete italiana pace disarmo “ma il trend in continua crescita, soprattutto delle autorizzazioni individuali, ci dimostra come i tentativo sia quello di lucrare ogni anno di più sulla crescita delle spese militari globali”. Il tutto in attesa del RearmEu.