Leone XIV e la stampa: bene prezioso: "I popoli informati fanno scelte libere"
Il Pontefice: liberare i reporter in cella. L’invito a un uso consapevole dell’intelligenza artificiale

Il Papa sta con i giornalisti e si schiera per la loro libertà di espressione e per l’incomprimibile "diritto dei popoli ad essere informati". L’appello iniziale per la "liberazione" dei "giornalisti incarcerati per aver cercato e raccontato la verità" scatena applausi e ancora applausi nell’udienza generale ai media in Aula Paolo VI. Non usa formule retoriche, Leone XIV. Con voce calma e persuasiva chiarisce ai potenti della Terra – non invitati ma certamente all’ascolto – che l’informazione libera è un "bene prezioso" non soggetto a restrizioni per motivi politici o di parte. E così, alla "piena solidarietà della Chiesa", il Pontefice aggiunge la richiesta più semplice e indifferibile. Perché "la Chiesa – dichiara Leone – riconosce in questi testimoni", ed egualmente in "coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita", "il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati". Parole universali che superano le cifre: sono 567 i giornalisti, fotografi e telecineoperatori attualmente incarcerati nel mondo, secondo l’ultimo dato di Reportérs sans Frontières (Rsf).
Leone non fa nomi di Paesi (più cattivi o spietati), non dà numeri (evidentemente tragici). Propone una riflessione planetaria che, partendo dalla "sofferenza di questi giornalisti imprigionati", interpella "la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale" e richiama tutti – anzi "tutti noi", sottolinea il Pontefice, "a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa". Attenzione: non è solo il tributo di stima e riconoscimento a una professione che alle centinaia di uomini e donne privati della libertà aggiunge ogni anno decine e decine di caduti nei vari contesti criminali o di guerra ("esemplare – secondo Riccardo Noury, presidente di Amnesty International Italia – il sacrificio di oltre 200 giornalisti a Gaza"). Il Papa fa molto di più: sollecita ogni singolo e ogni comunità a difendere "il bene prezioso" dell’informazione libera, perché solo perché solo "i popoli informati possono fare scelte libere", e una contemporaneità sfidante comporta "di non cedere mai alla mediocrità". "Viviamo bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi", dice citando Sant’Agostino.
L’attenzione a questi temi, cui nessuno può sottrarsi "in proporzione all’età e ai ruoli sociali", si abbina secondo Leone a una sfida altrettanto decisiva: "Uscire dalla “torre di Babele” in cui talvolta ci troviamo", abbandonare "la confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi". Perché "la comunicazione – prosegue il Pontefice –, non è solo trasmissione di informazioni, ma creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto". Così i timori di Papa Francesco rivivono nel suo successore con identica urgenza: "Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra. Una comunicazione disarmata e disarmante".
Traguardo da connettere alle seduzioni e alle incognite dei continui progressi computazionali. "Penso in particolare all’intelligenza artificiale col suo potenziale immenso", prosegue il primo Papa americano (anche laureato in matematica). Una realtà che richiede "responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti", e che, oltre a "parole" e "stile", proietta sui giornalisti e sui media una aspettativa ulteriore: "Voi siete in prima linea nel narrare i conflitti e le speranze di pace, le situazioni di ingiustizia e di povertà, il lavoro silenzioso di tanti per un mondo migliore – contestualizza Leone XIV–. Vi chiedo di scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace". Perché oggi, "guardando all’evoluzione tecnologica", la "missione" dei giornalisti e dei media "diventa ancora più necessaria".