Grandine e Meteo Estremo: ecco perché i chicchi possono essere enormi

Cambiamento climatico e tempeste violente: un legame sempre più evidente Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a grandinate sempre più intense, con chicchi di ghiaccio grandi come arance che, in pochi minuti, hanno devastato auto, tetti, coltivazioni e centri urbani. Le immagini di parabrezza sbriciolati, strade imbiancate come in inverno e danni per milioni di […] Grandine e Meteo Estremo: ecco perché i chicchi possono essere enormi

Mag 14, 2025 - 07:42
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Grandine e Meteo Estremo: ecco perché i chicchi possono essere enormi
Cambiamento climatico e tempeste violente: un legame sempre più evidente Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a grandinate sempre più intense, con chicchi di ghiaccio grandi come arance che, in pochi minuti, hanno devastato auto, tetti, coltivazioni e centri urbani. Le immagini di parabrezza sbriciolati, strade imbiancate come in inverno e danni per milioni di euro si sono moltiplicate, soprattutto nel Nord Italia, ma non sono mancati episodi anche al Centro-Sud. A fronte di questi eventi, la domanda che in molti si pongono è semplice: perché i chicchi di grandine sono diventati così grandi e frequenti? La risposta sta nell’evoluzione della nostra atmosfera, sempre più energetica e instabile, spesso al limite dell’equilibrio. Un cambiamento che ha radici nel riscaldamento globale, ma che si manifesta localmente con una forza difficile da contenere. Come si forma la grandine: il cuore nascosto dei temporali La grandine nasce all’interno delle nubi temporalesche più potenti, in particolare i cumulonembi, che si sviluppano in presenza di forti moti ascensionali. In parole semplici, quando l’aria calda e umida nei bassi strati viene sollevata con decisione verso l’alto, raggiunge rapidamente livelli molto freddi della troposfera. A quelle altitudini, l’umidità condensa e congela, formando piccoli nuclei di ghiaccio. Questi embrioni di grandine vengono trasportati su e giù all’interno della nube da potenti correnti verticali, chiamate updraft. Ogni volta che attraversano zone umide, aggiungono nuovi strati di ghiaccio e diventano sempre più grandi, finché il loro peso supera la spinta dell’aria ascendente. A quel punto precipitano al suolo, colpendo tutto ciò che incontrano. L’energia atmosferica in aumento: la chiave dei fenomeni estremi Negli ultimi decenni, a causa del riscaldamento del suolo e delle acque marine, l’atmosfera contiene più vapore acqueo e quindi più energia potenziale. Questo significa che i temporali hanno a disposizione un carburante molto più ricco, che li rende più esplosivi, duraturi e strutturati. Quando un cumulonembo si sviluppa in queste condizioni, le correnti ascensionali diventano incredibilmente forti, capaci di sospendere in aria chicchi di grandine di grandi dimensioni per lunghi minuti, consentendo loro di crescere e stratificarsi. È così che si formano i giganti del ghiaccio, che possono raggiungere anche diametri superiori ai 10 cm. Un altro fattore determinante è la persistenza del caldo nei bassi strati, che crea un forte contrasto con le masse d’aria più fredde in arrivo dalle medie e alte latitudini. Questo squilibrio è il motore principale della convezione profonda, ovvero di quella dinamica verticale che rende i temporali tanto violenti quanto distruttivi. I mesi più a rischio: Giugno, Luglio e sempre più anche Settembre Tradizionalmente, i mesi di Giugno e Luglio sono i più esposti a grandinate intense, soprattutto in regioni come Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia. Tuttavia, negli ultimi anni si sono registrate grandinate eccezionali anche a Settembre, come conseguenza di mari ancora caldi e perturbazioni in arrivo dall’Atlantico o dall’Europa orientale. Le pianure interne, le zone pedemontane e i fondovalle alpini sono aree particolarmente esposte, perché offrono il giusto mix tra aria calda stagnante, orografia favorevole alla salita dell’aria e spinta convettiva. Danni e sicurezza: un’emergenza anche economica Una grandinata violenta può causare in pochi minuti danni per milioni di euro, colpendo abitazioni, automezzi, infrastrutture elettriche e, in modo drammatico, le colture agricole. Vigneti, frutteti, mais, ortaggi: nessuno è al sicuro. In alcune zone, gli agricoltori si trovano costretti a reimpiantare dopo eventi simili, con perdite economiche gravissime. Le compagnie assicurative stanno iniziando ad aggiornare le polizze contro i danni da grandine, ma spesso non basta: la violenza di alcuni eventi recenti ha superato anche le previsioni di rischio standard. Cosa ci attende nel futuro? Se il trend attuale dovesse proseguire, nei prossimi anni assisteremo a un’ulteriore crescita nella frequenza e nell’intensità delle grandinate. I sistemi di previsione diventano sempre più importanti, ma la sfida vera è la mitigazione degli effetti, attraverso misure di prevenzione, allerta rapida e adattamento del territorio.

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