L’Ai non giochi con i sentimenti, può devastare: parola di Haber

L’intelligenza artificiale è una realtà straordinaria, ma può esserlo nel bene e nel male. Chi ne dubitasse se ne convincerà vedendo “Tanti Auguri”, il cortometraggio ideato e intepretato da Alessandro Haber, promosso da Olidata, realizzato dal produttore creativo Alessandro Capitani (vincitore del David di Donatello nel 2016 per il miglior cortometraggio) e diretto dal regista […] L'articolo L’Ai non giochi con i sentimenti, può devastare: parola di Haber proviene da Economy Magazine.

Mag 8, 2025 - 20:39
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L’Ai non giochi con i sentimenti, può devastare: parola di Haber

L’intelligenza artificiale è una realtà straordinaria, ma può esserlo nel bene e nel male. Chi ne dubitasse se ne convincerà vedendo “Tanti Auguri”, il cortometraggio ideato e intepretato da Alessandro Haber, promosso da Olidata, realizzato dal produttore creativo Alessandro Capitani (vincitore del David di Donatello nel 2016 per il miglior cortometraggio) e diretto dal regista Samuel Di Marzo, supportato nella sceneggiatura da Luigi Storti. Se ne convincerà perché la storia è da pugno nello stomaco… E’ la storia di Bruno, interpretato da Haber stesso, che conduce una vita ordinaria, illuminata dal suo legame con il figlio Sergio.

I due comunicano spesso tramite messaggi e telefonate, con Bruno che condivide ogni momento della sua giornata con entusiasmo. Il loro rapporto appare affettuoso e genuino, e così Bruno si prepara per il compleanno del figlio, organizzandogli una festa. Bruno vive l’attesa con emozione, convinto che il figlio parteciperà ai festeggiamenti. Bruno continua così a organizzare la festa con dedizione, decorando la casa e preparando la torta. L’attesa si prolunga fino a tarda sera, ma Sergio non arriva.

Dopo ore di speranza, finalmente il telefono squilla: è Sergio. Ma invece di ricevere una scusa credibile, Bruno viene travolto da una verità sconvolgente. La voce di Sergio si trasforma gradualmente in una voce automatica e fredda. L'”entità” dall’altro capo confessa di non essere davvero Sergio, ma solo un’intelligenza artificiale creata per alleviare il dolore di chi ha perso i propri cari. Sergio, suo figlio, non si è mai risvegliato dopo un incidente, e tutto quello che Bruno ha vissuto fino a quel momento era solo un’illusione, un’ombra digitale del figlio ormai scomparso. Bruno è devastato. Disperato, prova a riaprire l’applicazione, ma l’app è stata rimossa dal dispositivo.

“Questo tragico contenuto fa riflettere su limiti e potenzialità delle nuove tecnologie – ha commentato Claudia Quadrino, Ad di Olidata – Per questo motivo il nostro gruppo, che quotidianamente si interfaccia con le ultime frontiere tech, ha voluto stimolare il dibattito, per creare consapevolezza e divulgare le corrette istruzioni per l’uso”. “Vogliamo essere parte attiva nel dibattito e nella transizione digitale. Conosciamo bene le potenzialità delle nuove tecnologie ma c’è bisogno di formazione ed informazione per guidare questa nuova fase digitale – ha concluso Claudia Quadrino -. Non a caso, abbiamo intrapreso da diversi mesi un percorso nelle scuole per sensibilizzare i più giovani sui pericoli del web e dei social. Oggi presentiamo il cortometraggio, a testimonianza dell’impegno costante di Olidata”.

“Nonostante le elevate e sorprendenti performance di cui è capace, al punto da entrare in relazione competitiva con gli umani, l’IA non ha valore di soggetto ma di oggetto, non ha dignità di persona ma di cosa – spiega il Prof. Mauro Cozzoli, Professore Emerito Teologia Pontificia Università Lateranense – L’IA non è e non sarà mai “qualcuno”, in relazione interpersonale con l’uomo. Essa è e resterà sempre “qualcosa” nelle mani dell’uomo. Non avendo individualità umana, l’IA non risponde dei suoi esiti. Non è un soggetto etico e neppure giuridico: non è soggetto di responsabilità e imputabilità. Il suo operare non è un “agire” morale, ma un “fare” tecnico. L’IA è appunto artificiale: funziona, ma non pensa; sa, ma non sa di sapere; produce risultati, ma non ne porta le conseguenze. L’IA non è espressione di libertà e quindi di responsabilità, ma di determinismi algoritmici. L’IA non ha il senso del bene e del male morale, ma del bene utile e conveniente.

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