L’accordo politico si guadagna con la barra dritta

Emblematico il comportamento di Giorgia Meloni sulle migrazioni. L’appoggio non arriva seguendo la corrente come fa la presidente Ue né con interessi di bottega come fanno i partiti. Il corsivo di Battista Falconi

Feb 15, 2025 - 14:21
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L’accordo politico si guadagna con la barra dritta

Emblematico il comportamento di Giorgia Meloni sulle migrazioni. L’appoggio non arriva seguendo la corrente come fa la presidente Ue né con interessi di bottega come fanno i partiti. Il corsivo di Battista Falconi

Ecumenismo, trasversalità, embrassons nous, volemose bene, bipartisan sono parole e concetti spesso predicati e poco praticati, in politica. Ma è così vero che le cose andrebbero meglio se ci fossero più accordi tra maggioranza e opposizione, o almeno tra i e nei partiti che vengono sempre accusati di correntismo?

Come conferma l’attualità il problema è concentrico, dal livello globale al locale. In Europa abbiamo un’Unione ulteriormente indebolita dal rinnovo della presidenza von der Leyen che oscilla, nel tentativo di restare in sella, soprattutto verso destra. La decisione di tenere le spese militari fuori dai parametri di stabilità, un tempo, avrebbe fatto insorgere le sinistre in nome delle istanze sociali ma il pacifismo è andato a farsi friggere da un bel pezzo. Meno chiaro come organizzare la difesa comune, nell’indecisione tra Nato – dove gli Usa mettono ansia, tra ripartizione delle risorse e insofferenza per gli organismi sovrannazionali – e utopie unioniste che non convincono.

Altro elemento critico del vecchio continente è la resistenza di diversi leader nazionali, anch’essi abbarbicati su posizioni di potere prive di un disegno politico: la battuta di Vance contro l’esclusione dell’Afd rischia di perdersi tra i molti elettroshock di Trump, Musk e vicepresidente Usa, ma coglie nel segno di una questione sempre più seria. Peraltro, le questioni relative a Ucraina e dintorni appaiono più disrupting, come piace dire, poiché la ripresa dei contatti Washington-Mosca richiama un immaginario molto forte, ma è sui dazi che si gioca la partita più delicata. Con la possibilità, per Giorgia Meloni, di giocare un ruolo: sarà tutt’altro che semplice, ma è sempre meglio poterci provare.

Il presidente del Consiglio, nel frattempo, ha incassato il consenso francese alla sua politica migratoria che vale oro, in tempi di forti polemiche sugli hotspot albanesi e voci di rimodulazione del progetto. Anche perché si aggiunge all’endorsement di altri 13 paesi (la maggioranza nei 27 è raggiunta) come un viatico per la valutazione della Corte di giustizia europea sugli stati sicuri del 25 febbraio. Il che dimostra, per stare al nostro tema, come l’approvazione vada guadagnata poco alla volta tenendo il timone fermo, anziché perdendo la rotta per seguire la corrente.

Ma i partiti sono poco abituati in tal senso. L’obiettivo di rendersi riconoscibili all’elettorato prevale sulla ricerca di aggregazioni che costringono ad abbassare le proprie pretese. È un delicato equilibrio di marketing, l’ideologia c’entra poco. Occasioni come la solidarietà al capo dello Stato, Sergio Mattarella, capitano di rado.

Raggiunta faticosamente una quadra sulla Consulta dopo quasi un anno e una ventina di fumate nere, resta aperta la partita Rai, dove le opposizioni minacciano l’Aventino. Il Pd ha qualche ragione di lamentela sullo stallo ma sa quanto anche il M5S è interessato alla partita e come Forza Italia stia tenendo rigidamente le proprie posizioni. FI e Lega stanno facendo lo stesso su altri temi, fiscali in primis, nella perenne ma tutto sommato innocua fibrillazione della maggioranza. Sarebbe già molto se le forze politiche evitassero polarizzazioni davvero inutili come sul fine vita, dove la stragrande maggioranza dei cittadini converge su una ragionevole e compassionevole mediazione, ma – come abbiamo già detto – la bioetica è il tema dove ci si accanisce più inutilmente.