Usa e Uk hanno detto no alla dichiarazione di Parigi sull’IA (firmata invece dalla Cina…)

Regno Unito e Stati Uniti hanno snobbato la dichiarazione del vertice di Parigi sull'intelligenza artificiale (IA) firmata dalla Cina. Fatti, commenti e approfondimenti

Feb 13, 2025 - 10:52
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Usa e Uk hanno detto no alla dichiarazione di Parigi sull’IA (firmata invece dalla Cina…)

Regno Unito e Stati Uniti hanno snobbato la dichiarazione del vertice di Parigi sull’intelligenza artificiale (IA) firmata dalla Cina. Fatti, commenti e approfondimenti

 

Si è concluso ieri l’AI Action Summit, il vertice mondiale sull’intelligenza artificiale (IA) organizzato a Parigi da Francia e India. Alla fine dell’evento 72 Paesi e organizzazioni hanno firmato la “Dichiarazione sull’intelligenza artificiale inclusiva e sostenibile per le persone e il pianeta”.

Ha aderito anche la Cina, ma non Regno Unito e Stati Uniti, per cui era stato inviato il vicepresidente JD Vance, al quale si sarà accapponata la pelle sia per l’idea in sé di regolamentare l’IA sia per le parole “inclusiva e sostenibile”.

Ecco cosa prevede, chi l’ha firmata, chi no e perché.

OBIETTIVI DELLA DICHIARAZIONE

Nel documento rilasciato dall’Eliseo si legge che le principali priorità dei firmatari sono:

  • Promuovere l’accessibilità all’IA per ridurre i divari digitali;
  • Garantire che l’IA sia aperta, inclusiva, trasparente, etica, sicura, protetta e degna di fiducia, tenendo conto dei framework internazionali per tutti;
  • Favorire l’innovazione nell’IA creando le condizioni per il suo sviluppo ed evitando la concentrazione del mercato che ostacola la ripresa industriale e lo sviluppo;
  • Incoraggiare l’adozione dell’IA che plasmi positivamente il futuro del lavoro e dei mercati del lavoro e offra opportunità per una crescita sostenibile;
  • Rendere l’IA sostenibile per le persone e il pianeta;
  • Rafforzare la cooperazione internazionale per promuovere il coordinamento nella governance internazionale.

Per realizzare queste priorità i membri fondatori – Kenya, Germania, Cile, Finlandia, Slovenia, Francia, Nigeria, Marocco, India – hanno lanciato una Piattaforma e Incubatore di AI per l’interesse pubblico, discusso questioni relative all’IA e all’energia, e stabilito la creazione di una rete di Osservatori per migliorare la conoscenza condivisa sugli impatti dell’IA nel mercato del lavoro.

I FIRMATARI

La dichiarazione è stata firmata da 57 Paesi e 15 organizzazioni:

1. Armenia
2. Australia
3. Austria
4. Belgio
5. Brasile
6. Bulgaria
7. Canada
8. Cile
9. Cina
10. Croazia
11. Cipro
12. Repubblica Ceca
13. Danimarca
14. Gibuti
15. Estonia
16. Finlandia
17. Francia
18. Germania
19. Grecia
20. Ungheria
21. India
22. Indonesia
23. Irlanda
24. Italia
25. Giappone
26. Kazakistan
27. Kenya
28. Lettonia
29. Lituania
30. Lussemburgo
31. Malta
32. Messico
33. Monaco
34. Marocco
35. Nuova Zelanda
36. Nigeria
37. Norvegia
38. Polonia
39. Portogallo
40. Romania
41. Ruanda
42. Senegal
43. Serbia
44. Singapore
45. Slovacchia
46. Slovenia
47. Sudafrica
48. Corea del Sud
49. Spagna
50. Svezia
51. Svizzera
52. Thailandia
53. Paesi Bassi
54. Emirati Arabi Uniti
55. Ucraina
56. Uruguay
57. Vaticano
58. Unesco
59. Onu
60. Commissione europea (e i 27 Stati membri)
61. Commissione dell’Unione africana
62. Ocse
63. Consiglio d’Europa
64. Pmia
65. Center for Democracy and Technology
66. European Consumer Organisation (Beuc)
67. Institute for Advanced Study
68. Institut national de recherche en informatique et en automatique (Inria)
69. Sciences Po
70. Hugging Face
71. Partnership on AI
72. Latin American Association on Internet (Alai)

PERCHÉ IL REGNO UNITO NON HA FIRMATO

Come anticipato da Politico, già lunedì, nel primo giorno del summit, sembrava “improbabile” che il Regno Unito firmasse la dichiarazione “dopo che i funzionari dell’amministrazione Trump hanno espresso riserve sul linguaggio che chiede un’AI ‘inclusiva e sostenibile'”.

Interpellato dal quotidiano statunitense, un portavoce del numero 10 di Downing Street ha confermato la scelta ma non ha spiegato il motivo, sottolineando invece il coinvolgimento del Paese in una serie di altre iniziative, tra cui una “Coalizione per l’IA sostenibile” per monitorare l’impatto della tecnologia sul pianeta.

Il Regno Unito ha poi detto di impegnarsi con Paesi come Francia e Stati Uniti sull’IA, mantenendo però “sempre al primo posto l’interesse nazionale”.

UNA DICHIARAZIONE CHE NON FA PER TRUMP

Anche gli Stati Uniti hanno preso le distanze, esprimendo riserve su un’intelligenza artificiale “aperta”, “inclusiva” ed “etica”. Inoltre la dichiarazione parla di evitare “una concentrazione del mercato”. Non certo musica per le orecchie dell’amministrazione Trump, la quale sta smantellando tutti i programmi governativi su inclusione e diversità, ma anche quelli per gli aiuti umanitari, minaccia l’uscita dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ed è (di nuovo) fuori dall’Accordo di Parigi.

Inoltre la regolamentazione dell’IA pare provocare l’orticaria sia al pensiero Maga che a tutti i suoi sostenitori del mondo tech. Come ha scritto Stefano Feltri nella sua newsletter Appunti, “Trump, Vance e gli oligarchi digitali dietro di loro si aspettano che anche da questo lato dell’Atlantico si respiri – dice Vance – “il profumo di deregolamentazione” che si avverte negli Stati Uniti e che non si mettano troppi paletti all’intelligenza artificiale ora che il settore sta nascendo”.

Proprio Vance, dal palco di Parigi, criticando le norme europee sulla protezione dei dati e sull’IA, ha detto: “Riteniamo che un’eccessiva regolamentazione del settore dell’intelligenza artificiale possa uccidere un’industria profondamente innovativa”. Il discorso del vicepresidente, secondo Alessandro Aresu, analista e consigliere scientifico di Limes, “negli Usa è stato molto ben ricevuto ma si è rivolto soprattutto a un pubblico interno. E gli Usa continueranno a essere lacerati tra ‘guerrieri della sicurezza nazionale’ e chi vuole un approccio più collaborativo”. Perché gli Usa non hanno firmato la dichiarazione? “Risposta: pensate forse che gli USA di Trump firmino un documento che ha nel titolo gli aggettivi “sostenibile” e “inclusivo”, dopo che Vance avrà sentito la Cina nelle trattative dire 500 volte “sostenibile”?”, ha aggiunto Aresu, autore del saggio “Geografia dell’intelligenza artificiale“.

INGENTI INVESTIMENTI PER L’IA (FRANCESE)

Ma oltre a tante belle promesse e intenzioni, l’AI Action Summit voleva anche essere una vetrina per attrarre investimenti per l’Europa e, in particolare, per la Francia, che ha ospitato il vertice, con il prossimo che si terrà invece in India.

Alla fine della due giorni, la Francia ha raccolto 109 miliardi di euro, mentre l’Europa ha lanciato l’iniziativa InvestAI per mobilitare 200 miliardi di euro di investimenti nell’IA.

Tra i finanziamenti citati dal presidente Emmanuel Macron figurano 20 miliardi di euro in progetti di IA da parte della società di investimento canadese Brookfield e fino a 50 miliardi di euro dagli Emirati Arabi Uniti. Inoltre, anche diverse aziende, tra cui Amazon, Apollo Global Management, Digital Realty, Equinix e Fluidstack investiranno nel Paese.

Per quanto riguarda invece l’Europa, il manifesto riferisce che l’Ue riceverà 150 miliardi di euro “grazie al fondo di investimento General Catalyst che ha radunato decine di imprenditori statunitensi ed europei”. Tra le oltre 60 aziende europee che hanno aderito all’iniziativa ci sono il produttore di chip Aslm, Airbus, Mistral AI, Siemens, Spotify, Volkswagen e L’Oreal Group.

La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha poi annunciato altri “50 miliardi di euro di finanziamenti europei, per metà destinati a costruire quattro grandi fabbriche di batterie elettriche”.

“Nel complesso – conclude il manifesto -, gli investimenti europei nel settore toccheranno i 300 miliardi di euro, una cifra non distante dai 500 mobilitati dal programma statunitense Stargate”.