La tregua è già finita
Offensiva russa, Putin: vinceremo. Trump: possibile accordo in settimana. .

Una tregua violata, la Russia che ha ripreso gli attacchi massicci contro l’Ucraina e il presidente americano, Donald Trump che spinge perché i negoziati portino finalmente a una soluzione. Sta di fatto che, secondo Kiev, durante le trenta ore della tregua unilaterale dichiarata dal presidente russo, Vladimir Putin, le violazioni da parte delle armate del Cremlino sono state circa 3.000. A renderlo noto è stato Oleksandr Syrskyi, capo di Stato maggiore delle forze armate ucraine, che ha voluto anche sottolineare "la natura delle azioni ucraine resterà simmetrica: al cessate il fuoco risponderemo con il cessate il fuoco, agli attacchi russi risponderemo con la nostra difesa, le azioni sono sempre più forti delle parole".
I missili di Mosca hanno preso di mira in particolare la regione di Zaporizhzhia, dove si trova la centrale nucleare più importante dell’Ucraina, oltre ad altre infrastrutture energetiche particolarmente importanti e dove si sono concentrati 133 attacchi su sette insediamenti. Il bilancio è di tre morti, tutti e tre nella regione di Kherson. All’alba, poi, si è tornati alla pioggia di fuoco che ha caratterizzato le ultime settimane di guerra. Decine di droni hanno colpito la parte orientale della regione di Chernihiv, in direzione sud-ovest (regione di Kiev), la regione di Sumy, rotta sud-ovest (regione di Poltava), la regione di Luhansk alla regione di Kharkiv, rotta ovest e la parte nord-orientale della regione di Zaporizhia. Allerta scattata anche a Kiev, sulla quale si sono riversati numerosi droni, fortunatamente neutralizzati dalla contraerea. Tutti gli occhi sono puntati sulla settimana che è appena iniziata. Il presidente Trump, dopo gli avvertimenti dei giorni scorsi, spera di poter annunciare qualche risultato concreto e nel frattempo stanno facendo pressione sul Paese invaso. Trump, addirittura, dice che ci sono buone possibilità di accordo entro questa settimana.
Dal Cremlino hanno fatto sapere di aver accolto ‘con favore’ la possibile esclusione di Kiev dalla Nato. "Abbiamo sentito da Washington, a vari livelli, che l’adesione dell’Ucraina alla Nato è esclusa - ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov -. Naturalmente, questo è un fatto che ci fa piacere e coincide con la nostra posizione". Peskov ha poi aggiunto che il presidente Putin rimane ‘aperto ai negoziati per una soluzione pacifica della questione ucraina’. Alle sue condizioni, però. Kiev è sotto pressione sotto più punti di vista. "Nessun dubita della vittoria della Russia nel conflitto", ha aggiunto ieri il presidente Vladimir Putin durante un incontro con i capi delle municipalità a Mosca. Rispondendo ad un intervento del capo di una municipalità del Lugansk, secondo il quale la Russia sarà vittoriosa, il capo del Cremlino ha affermato: "Nessuno ne dubita. Ed è bene che ce lo ricordi lei, come persona che ha esperienza di combattimento".
Il presidente Trump è ansioso di chiudere l’accordo sui minerali strategici, unica contropartita del presidente Zelensky (che ha fatto sapere che domani la delegazione di Kiev sarà a Londra per una nuova tornata di colloqui con Regno Unito e Francia) per assicurarsi l’aiuto statunitense una volta che la guerra sarà finita. Ma gli argomenti in sospeso sono molti e spinosi. Il primo è il riconoscimento da parte di Washington della Crimea come territorio russo. Il secondo riguarda il riconoscimento di status neutrale ai territori in prossimità della centrale nucleare di Zaporizhzhia, altra misura che risulterebbe gradita a Mosca. Proprio la vicinanza degli Usa al Cremlino è causa di disagio per l’Ucraina, che, da Paese invaso, ora sembra avere contro anche quello che prima era il suo maggiore alleato.