La lotta di classe che agita il Tennis
La Professional Tennis Players Association (Ptpa), associazione di tennisti pro fondata nel 2020 dal campione serbo Novak Djokovic e dal collega canadese Vasek Pospisil, ha fatto causa al “governo del tennis”. Un colpo violentissimo inviato dall’altra parte delle rete. A riceverlo nello specifico Atp, Wta, Itf e Itia. L’associazione di Nole ha depositato in vari […]

La Professional Tennis Players Association (Ptpa), associazione di tennisti pro fondata nel 2020 dal campione serbo Novak Djokovic e dal collega canadese Vasek Pospisil, ha fatto causa al “governo del tennis”. Un colpo violentissimo inviato dall’altra parte delle rete. A riceverlo nello specifico Atp, Wta, Itf e Itia. L’associazione di Nole ha depositato in vari tribunali in giro per il mondo – New York, Bruxelles, Londra – un documento di 163 pagine. Tanti i capi d’accusa: dai tennisti professionisti «intrappolati in un gioco truccato» alle critiche al calendario insostenibile, fino ai test antidoping lesivi della privacy, al controllo sui diritti di immagine e al sistema di classifica.
A rendere nota l’iniziativa è stata la stessa Ptpa con un comunicato diffuso lo scorso marzo. L’obiettivo è far luce su come «gli organi di governo corrotti del tennis abusano, mettono a tacere e sfruttano sistematicamente i giocatori per ottenere profitti personali attraverso il controllo monopolistico», si legge. Questi atteggiamenti, si denuncia, avrebbero «danneggiato i giocatori, i tifosi e lo sport e rappresentano una grave minaccia per il suo futuro».
Cos’è la Ptpa
Prima di passare a chi ha deciso di firmare questa causa contro il “governo del tennis” vediamo di capirci qualcosa di più sulla Ptpa.
Come detto, l’associazione è stata fondata da Djokovic e Pospisil, che già nel 2019 avevano iniziato a discutere della faccenda. La Ptpa nasce in un momento particolare per il mondo: durante la pandemia di Covid-19. La foto ufficiale che attesta la sua fondazione vede Djokovic e altri tennisti su uno dei campi dello Us Open, e tra questi alcuni volti noti della racchetta come Hubert Hurkacz, John Isner e Diego Schwartzman.
La Ptpa viene costituita con l’obiettivo di tutelare i diritti dei tennisti e non con la volontà di soppiantare l’Atp, tant’è che nell’annuncio stesso Djokovic parla della prima associazione per soli giocatori dal 1972. Insomma, un sindacato che effettivamente manca nel mondo del tennis.
Nel 2020 la Ptpa era partita con una campagna imponente, ma poi si è fatta notare poco o nulla. Qualche annuncio di giocatori che entrano nel suo consiglio, come i già citati Hurkacz, Isner e Djokovic e tenniste come Ons Jabeur e Paula Badosa, e polemiche sparse qua e là.
Il direttore esecutivo dal 2022 è Ahmed Nassar, dirigente con un passato da sindacalista negli sport americani.
I firmatari
Ma torniamo alla denuncia. A firmare l’atto sarebbero stati dodici tennisti «a nome dell’intero gruppo di giocatori per porre fine al controllo monopolistico» del tour.
Secondo l’emittente tv Espn, tra questi ci sarebbero il co-fondatore dell’associazione, Vasek Pospisil, oltre a Nick Kyrgios, Reilly Opelka e la romena Sorana Cirstea. Assente il nome di Djokovic. Una sorta di anomalia a cui è stata chiesta spiegazione al serbo in conferenza stampa al Masters 1000 di Miami: «Volevo che anche gli altri giocatori facessero un passo», le parole dell’ex numero 1 del mondo riportate dall’agenzia Associated Press.
Poi Djokovic è entrato più nel dettaglio: «Per essere sincero con voi, ci sono cose con cui sono d’accordo nella causa, e poi ci sono anche cose con cui non sono d’accordo. Ho scoperto che forse alcune formulazioni erano piuttosto forti… Ma immagino che il team legale sappia cosa stia facendo e che tipo di terminologia si debba usare per ottenere l’effetto giusto. Non sono mai stato un fan e un sostenitore della divisione nel nostro sport, ma ho sempre lottato per una migliore rappresentanza e influenza. E penso che il tennis non sia ancora posizionato a livello globale dove dovrebbe essere; e dove molti giocatori pensano anche dovrebbe essere. E questo non solo in termini economici di montepremi, ma anche in termini di molti altri punti importanti che sono stati citati in quel documento. Spero davvero – ha aggiunto Nole – che tutti gli organi di governo, tra cui Ptpa, si uniscano e risolvano questi problemi. Questa è una classica causa legale, quindi avvocati contro avvocati: è questo tipo di situazione».
Molto più netta la presa di posizione del direttore esecutivo dell’associazione, Nassar, che sui social ha scritto: «Il tennis è rotto e sta anche operando illegalmente. Abbiamo trascorso diversi anni cercando di riformare il tennis dall’interno. Invano. Le azioni di oggi innescheranno un cambiamento significativo e duraturo e una maggiore responsabilità».
Posipil, uno dei co-fondatori dell’associazione, ha invece dichiarato: «Non si tratta solo di soldi, ma di correttezza, sicurezza e dignità umana fondamentale. Sono uno dei giocatori più fortunati e ho dovuto dormire in macchina quando andavo alle partite all’inizio della mia carriera: immagina un giocatore della Nfl a cui viene detto di dover dormire in macchina durante una partita in trasferta. È assurdo e ovviamente non accadrebbe mai. Nessun altro sport importante tratta i suoi atleti in questo modo. Gli organi di governo ci costringono a contratti ingiusti, impongono programmi disumani e ci puniscono per aver parlato. Le azioni legali intraprese oggi riguardano la correzione del tennis per i giocatori di oggi e per le generazioni future. È tempo di responsabilità, di una vera riforma e di un sistema che protegga e dia potere ai giocatori. Tutte le parti interessate meritano uno sport che operi con correttezza e integrità».
Secondo quanto si legge nel comunicato diffuso lo scorso marzo, prima di procedere con la stesura del documento, l’associazione ha incontrato più di 250 giocatori nei tour, tra cui la maggior parte dei top20 maschili e femminili: «Il feedback dei giocatori, estremamente positivo, è stata una conferma clamorosa: il cambiamento è necessario ora e i giocatori sono uniti nella loro lotta per la riforma che i giocatori desiderano con veemenza».
I punti chiave
Lo stesso Nassar ha spiegato i punti chiave della denuncia: al primo posto si punta il dito contro le associazioni tennistiche parlando di collusioni per ridurre la concorrenza. In sostanza l’accusa è di stipulare accordi per sopprimere la concorrenza tra i tornei, che potrebbero offrire ai giocatori opportunità di guadagno.
Ma non solo: si parla anche di premi in denaro fissati e di soppressione dei guadagni dei giocatori. Secondo la Ptpa «i migliori giocatori di tennis guadagnano una frazione di quanto guadagnano i migliori atleti di altri sport».
Altro punto importante è quello legato ai criteri di classifica. Secondo l’associazione seguono «un sistema draconiano di punti che stabilisce in quali tornei i giocatori possono competere, quanto compenso guadagnano e se ricevono determinate opportunità di sponsorizzazione».
Poi il calendario, considerato insostenibile dalla Ptpa. L’associazione si oppone anche al poco rispetto per i giocatori («i tennisti lo scorso anno sono stati costretti a giocare con 100 gradi Fahrenheit (circa 38 gradi centigradi, ndr) di temperatura e finire partite alle tre di notte, utilizzando palline che inducevano agli infortuni») e allo sfruttamento finanziario («i giocatori sono costretti a cedere i loro diritti di nome, immagine e somiglianza per un compenso nullo»).
Infine si parla dell’Itia, responsabile secondo la Ptpa dello stress per i controlli antidoping. Si parla di «perquisizioni invasive dei dispositivi personali, test antidoping casuali nel cuore della notte e interrogatori senza rappresentanza legale. L’Itia – si legge – ha sospeso giocatori senza un giusto processo sulla base di prove fragili o inventate. I telefoni dei giocatori vengono confiscati e perquisiti senza consenso, una grave invasione della privacy che viola la legge».
La risposta
Accuse a cui l’Atp, l’organizzazione che gestisce il circuito professionistico maschile e gestisce il ranking mondiale, ha risposto con un comunicato: «Sin dall’inizio dell’Atp Tour nel 1990, l’Atp ha svolto un ruolo di primo piano nella crescita globale del tennis professionistico maschile. Per oltre tre decenni, la struttura di governance 50-50 dell’Atp ha garantito che giocatori e tornei avessero pari voce nel plasmare la direzione dello sport al massimo livello. Gli ultimi anni hanno portato cambiamenti trasformativi per i giocatori. L’introduzione di una formula di montepremi, premi in denaro in loco da record e nuovi e ampliati Bonus Pool hanno contribuito a un notevole aumento della retribuzione dei giocatori (fino a 70 milioni di dollari negli ultimi cinque anni). L’introduzione di audit annuali indipendenti ha dato ai giocatori piena trasparenza sulle finanze dei tornei negli eventi Atp», si legge nella prima parte della nota.
Poi una rivendicazione: «Questi progressi sono stati ottenuti attraverso la struttura di governance dell’Atp, con ogni decisione chiave presa con il contributo dei giocatori e dai loro rappresentanti eletti. Nel frattempo, i giocatori, in quanto appaltatori indipendenti, hanno mantenuto un ampio controllo sui loro programmi, consentendo loro la flessibilità di competere, allenarsi e monetizzare le loro carriere come ritengono opportuno».
E una stoccata: «Mentre l’Atp è rimasta concentrata sulla realizzazione di riforme che avvantaggiano i giocatori a più livelli, la Ptpa ha costantemente scelto la divisione e la distrazione attraverso la disinformazione rispetto al progresso. A cinque anni dalla sua nascita nel 2020, la Ptpa ha lottato per stabilirsi un ruolo significativo nel tennis, rendendo la sua decisione di intraprendere un’azione legale in questo frangente non sorprendente».
In chiusura: «Rifiutiamo fermamente la premessa delle affermazioni della Ptpa, riteniamo che il caso sia del tutto privo di fondamento e difenderemo vigorosamente la nostra posizione. L’Atp resta impegnata a lavorare nel migliore interesse del gioco, per una crescita continua, stabilità finanziaria e il miglior futuro possibile per i nostri giocatori, i nostri tornei e i nostri fan».
Dello stesso avviso la Wta, l’equivalente dell’Atp per il tennis femminile: «L’azione del Ptpa è deplorevole e fuorviante e difenderemo vigorosamente la nostra posizione a tempo debito. La Wta è un’organizzazione non-profit, con iscrizione, che esiste per promuovere il tennis femminile per conto di giocatrici, tornei e fan. Le giocatrici della Wta, in quanto membri paritari
dei tornei, hanno una voce essenziale e influente nella governance della Wta. Ogni decisione presa a livello del Consiglio direttivo della Wta include il contributo delle giocatrici tramite i loro rappresentanti eletti del Consiglio direttivo, e le atlete ricevono sostanziali ricompense finanziarie e altri benefici dalla partecipazione alla Wta. È questo modello di governance, supportato da generazioni di atleti, che ha permesso alla Wta di raggiungere notevoli progressi per conto dei nostri giocatori».
E non è mancata anche una difesa del lavoro fatto a sostegno delle giocatrici in tutti questi anni: «Tra i tanti esempi, negli ultimi anni ci siamo impegnati a un aumento di 400 milioni di dollari nella retribuzione dei giocatori, abbiamo definito un percorso per l’uguaglianza retributiva nei nostri principali eventi Wta, ci siamo assicurati nuovi investimenti per alimentare la crescita a lungo termine dello sport e abbiamo lanciato i primi benefit di maternità completi per gli atleti indipendenti e autonomi nella storia dello sport femminile. La Wta è pienamente impegnata a continuare a sviluppare e far evolvere la struttura e le operazioni del tennis femminile professionistico, ascoltando attentamente come sempre le opinioni delle nostre giocatrici. Contestare questo caso legale infondato distoglierà tempo, attenzione e risorse dalla nostra missione principale a scapito delle nostre giocatrici e dello sport nel suo complesso».