In Italia le morti sul lavoro sono ancora troppe

Le ultime notizie risalgono a ieri: Moamen Khairy Selim Osman, gruista di 35 anni, ha perso la vita a Cremona dopo essere stato colpito alla testa da un piccolo escavatore. A Frosinone, un operaio di 44 anni è rimasto ferito gravemente mentre manovrara un carrello elevatore. Due giorni prima, Paolo Lambruschi, 59 anni, è precipitato […] The post In Italia le morti sul lavoro sono ancora troppe appeared first on L'INDIPENDENTE.

Mag 1, 2025 - 10:46
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In Italia le morti sul lavoro sono ancora troppe

Le ultime notizie risalgono a ieri: Moamen Khairy Selim Osman, gruista di 35 anni, ha perso la vita a Cremona dopo essere stato colpito alla testa da un piccolo escavatore. A Frosinone, un operaio di 44 anni è rimasto ferito gravemente mentre manovrara un carrello elevatore. Due giorni prima, Paolo Lambruschi, 59 anni, è precipitato all’interno di una cava di marmo, a Carrara, mentre era alla guida di un dumper, morendo sul colpo. La lista prosegue senza sosta. I dati sul 2025 sono ancora parziali ma, stando ai conteggi del sindacato USB, potrebbero essere già 300 le morti sul lavoro quest’anno. Quasi tre operai al giorno. Proprio ieri, alla vigilia del 1° maggio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato 650 milioni di euro in finanziamenti aggiuntivi per provvedimenti volti a «migliorare la sicurezza sui posti di lavoro». Le ipotesi? Generici «incentivi e disincentivi» per le aziende in base alla loro condotta e formazione di studenti e lavoratori, con copertura assicurativa per tutti. Misure emergenziali, che coprono un velo una problematica strutturale di lunghissima data nel nostro Paese. Eppure, una possibile soluzione concreta ci sarebbe: l’entrata in vigore di una legge che istituisca il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro, che porterebbe, secondo i promotori, a significative modifiche nell’atteggiamento dei responsabili della sicurezza. Attualmente, la proposta di legge giace in Senato da oltre un anno. Il governo non ha dato cenni di voler procedere ulteriormente in quella direzione.

La manovra annunciata da Meloni si profila, insomma, come un cerotto elargito con quel tempismo simbolico ormai di prassi (fu alla vigilia della festa della donna, lo scorso 7 marzo, che fu annunciato il decreto contro i femminicidi), che sembra puntare a smorzare le possibili critiche contro l’operato dell’esecutivo. Nello stesso comunicato di governo, infatti, non vengono menzionate nemmeno una volta misure radicali volte a responsabilizzare aziende e datori di lavoro. Le aziende avranno sì degli «incentivi» o «disincentivi» in base alla «condotta in materia di sicurezza», ma ad essere davvero centrale, per l’esecutivo, è la «cultura della prevenzione». Da parte dei lavoratori, sia chiaro. Così, vengono annunciate iniziative per la formazione già a partire dalle scuole, non solo «rafforzando la conoscenza di questi temi, di queste materie tra i giovani», ma anche «rendendo strutturale l’assicurazione INAIL per studenti e docenti». Una sorta di misura-beffa, quest’ultima, introdotta nel 2023 dopo la morte di Giuliano De Seta, 18 anni, durante il percorso di alternanza scuola-lavoro in fabbrica. Sin dal momento della sua introduzione è stata fortemente contestata dagli studenti, che all’eventuale risarcimento post-mortem avrebbero preferito l’abolizione dell’alternanza scuola lavoro (tema centrale delle infuocate proteste studentesche del 2022).

Proprio in queste ore, invece, il ministero dell’Istruzione ha deciso di tirare dritto sul tema, proponendo addirittura l’abbassamento dell’età in cui è possibile accedere all’alternanza scuola-lavoro a 15 anni. Negli istituti tecnici, «nel primo biennio, oltre alle attività orientative collegate al mondo del lavoro e delle professioni, è possibile realizzare, a partire dalla seconda classe, i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento». PCTO, una denominazione generica che indica un tema ben preciso: lo sfruttamento della manodopera giovanile a costo zero, proprio perchè parte di un «percorso formativo». Obbligatorio, peraltro.

Per sottolineare l’urgenza di affrontare la questione della sicurezza sul lavoro, CGIL, CISL e UIL hanno deciso di farne il tema centrale di questo 1° maggio 2025. E rispondono al comunicato di Meloni sottolineando che «esperienza e giurisprudenza dimostrano che la sicurezza, o l’insicurezza, è il risultato della influenza reciproca di un esteso numero di fattori, dei quali il comportamento dei lavoratori non è neanche il più rilevante». I sindacati di base chiedono una «svolta radicale» nella gestione della sicurezza sul lavoro, che sia accompagnata da un salario degno. Secondo gli ultimi dati Eurostat, infatti, i lavoratori (anche a tempo pieno) con uno stipendio inferiore del 60% alla media nazionale sono in aumento, rappresentando il 9% del totale, mentre oltre il 10% degli occupati, tanto full-time quanto part-time, è a rischio povertà. Nel frattempo, l’INAIL riferisce che, tra i propri assicurati, sono stati 1077 i decessi dei lavoratori nel 2024 (in aumento del 4,7% rispetto ai 1029 del 2023),13 quelli degli studenti (rispetto ai 12 del 2023). Dati che, sottolinea l’Osservatorio Indipendente Morti sul Lavoro di Bologna, non tengono conto di una lunga serie di casistiche, tra le quali i lavoratori in nero o i morti in itinere (mentre si recano o rientrano da lavoro). Il totale, secondo l’Osservatorio, sarebbe di almeno 1481. Sono dati che urlano forte, più di qualsiasi proclama politico. E che richiedono azioni e risposte urgenti.

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