In fuga dal carcere . Il pm: omicidio pianificato. Ora sui permessi è polemica

Milano, il detenuto aveva comprato il biglietto per salire sul Duomo già sabato. Gasparri (FI): l’interrogazione al ministro. Nordio pronto a inviare gli ispettori.

Mag 13, 2025 - 05:46
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In fuga dal carcere . Il pm: omicidio pianificato. Ora sui permessi è polemica

e Nicola Palma

Emanuele De Maria ha pianificato tutto. È la convinzione degli inquirenti sul piano assassino del detenuto che si è tolto la vita gettandosi dalle Terrazze del Duomo di Milano. Dalle indagini è emerso che il ticket per salire in cima alla Cattedrale l’ha acquistato il giorno prima, alle 12.30 di sabato, a poco più di sei ore dall’accoltellamento del collega Hani Nasr F.A., andato in scena alle 6.20 davanti all’hotel Berna di via Napo Torriani. Cinque fendenti per uccidere.

Il cinquantenne egiziano, salvato da un lunghissimo intervento al Niguarda, è stato sentito dagli investigatori della Squadra mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia: agli agenti ha raccontato di aver visto in un’occasione che De Maria e la collega della caffetteria Chamila Dona Arachchilage Wijesuriya si erano appartati; a quel punto, ha pensato di mettere in guardia la 50enne italo-cingalese, che da circa un decennio lavorava con lui nel bar dell’hotel Berna. Evidentemente, agli occhi di De Maria, che stava scontando 14 anni e 3 mesi per aver ammazzato una ragazza nel 2016, F.A. aveva convinto la donna a troncare la relazione.

L’ultimo incontro tra il trentacinquenne napoletano e Chamila è avvenuto nel primo pomeriggio di venerdì. Le verifiche a ritroso li hanno intercettati alle 14.40 alla fermata Ponale della M5: mano nella mano per dieci minuti sulla banchina del metrò. Entrambi non si sono presentati in albergo: lei era attesa al mattino, ma non è mai arrivata in zona Centrale; lui doveva prendere servizio alle 14.30, ma per la prima volta in un anno e mezzo ha saltato il turno. Alle 15.13, ricompaiono al Parco Nord: camminano affiancati, con gli ombrelli aperti per ripararsi dalla pioggia. Dall’area verde, Chamila non uscirà più, uccisa tra le 15.30 e le 16.30. Alle 17.36, De Maria scende le scale del capolinea Bignami della lilla: nella mano sinistra tiene la borsa di lei, nella destra il telefono. È in quel momento che l’uomo chiama prima la madre e poi la cognata: "Ho fatto una ca..., perdonatemi". Poi si disfa del cellulare: lo ritroverà poco dopo un addetto alle pulizie, insospettito dalle continue chiamate senza risposta; chiamate a vuoto che metteranno in allarme il marito e il figlio della donna, spingendoli a presentare la denuncia che innesca le indagini sulla scomparsa dei carabinieri del Nucleo investigativo coordinati dal colonnello Antonio Coppola. Il pm Francesco De Tommasi ha disposto le autopsie sui due cadaveri, anche per capire se De Maria fosse sotto effetto di droga.

Intanto, è polemica sul permesso di lavoro all’esterno concesso al 35enne. Stando a quanto risulta, il caso è al vaglio del Ministero della Giustizia. Il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri ha fatto sapere che presenterà un’interrogazione al ministro Carlo Nordio per chiedere "un’ispezione sulle strutture giudiziarie responsabili dei permessi concessi". "Cercheremo, per quanto possibile, di fare approfondimenti su una scelta che non dipende certamente dall’amministrazione penitenziaria – ha detto d il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro –. Cercheremo di capire come sia potuto accadere che venisse giudicato, evidentemente, non pericoloso socialmente". "Capisco lo sgomento, perché indubbiamente è una cosa che è difficile da spiegare ai cittadini di come, dopo un omicidio, la condanna sia di 14 anni e dopo non molti anni il condannato possa uscire. Sono le leggi, però", il commento del sindaco Giuseppe Sala.

Dagli atti risulta che il via libera da Bollate è stato preceduto da un’attività di osservazione della personalità (compendiata nella relazione del 4 marzo 2023); e che il comportamento di De Maria è sempre stato inappuntabile, se è vero che il 25 novembre 2024 ha firmato un contratto a tempo indeterminato da receptionist. Nessun sospetto, insomma, tanto che non più tardi di sei mesi fa la sua storia è stata raccontata da "Confessione Reporter" come esempio di reinserimento. "Meritava il permesso di lavorare fuori, visto l’ottimo percorso che aveva fatto in carcere – ha affermato l’avvocato Daniele Tropea, legale di De Maria –. Il mese prossimo, avevo in programma di chiedere la semilibertà per lui".