Il Papa e i movimenti: “Sono per il servizio, non per noi stessi. Attenti al cerchio chiuso”
“Quello che io ho in mente, quello che noi come gruppo abbiamo in mente, è veramente il pensiero di Dio? Dio è sempre più grande delle nostre idee, è più grande della mentalità dominante, delle ‘mode ecclesiali‘ del momento, anche del carisma del nostro particolare gruppo o movimento. Perciò, non diamo mai per scontato di […] L'articolo Il Papa e i movimenti: “Sono per il servizio, non per noi stessi. Attenti al cerchio chiuso” proviene da Il Fatto Quotidiano.

“Quello che io ho in mente, quello che noi come gruppo abbiamo in mente, è veramente il pensiero di Dio? Dio è sempre più grande delle nostre idee, è più grande della mentalità dominante, delle ‘mode ecclesiali‘ del momento, anche del carisma del nostro particolare gruppo o movimento. Perciò, non diamo mai per scontato di essere ‘sintonizzati’ con Dio: cerchiamo piuttosto sempre di elevarci al di sopra di noi stessi per convertirci a pensare secondo Dio e non secondo gli uomini”. Così Papa Francesco in uno dei suoi discorsi ai movimenti ecclesiali ai quali Bergoglio ha dedicato particolare attenzione rispetto ai suoi predecessori. Tanto che sono espressamente presi considerazione dallo statuto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita istituito dal Pontefice, mentre prima le norme che disciplinavano il dicastero della Santa Sede competente in materia, il Pontificio Consiglio per i Laici, non prestavano attenzione ai movimenti.
“Se ne può dedurre che l’imponente crescita della realtà dei movimenti in questi ultimi decenni ha comportato l’esigenza di prenderne maggiormente atto sia in documenti rivolti alla Chiesa universale sia nella definizione delle competenze della Curia Romana”, ha sottolineato all’AdnKronos il giurista e canonista Giorgio Feliciani, uno dei massimi specialisti di diritto ecclesiastico, già preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pavia. La natura carismatica dei movimenti è espressamente riconosciuta e frequentemente richiamata da Francesco sia in insegnamenti indirizzati alla Chiesa universale sia appunto in discorsi e messaggi rivolti a singoli movimenti. Le più significative enunciazioni si possono riconoscere nella esortazione apostolica Evangelii gaudium, dove, insieme ad altre realtà ecclesiali di natura aggregativa, i movimenti sono considerati “una ricchezza della Chiesa che lo Spirito Santo suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e i settori”. Di conseguenza, secondo l’esortazione apostolica Christus vivit, la loro proliferazione e la loro crescita “possono essere interpretate come un’azione dello Spirito che apre nuove strade“, anche all’interno della comunità cristiana, contribuendo al “procedere verso una Chiesa partecipativa e corresponsabile, capace di valorizzare la ricchezza della varietà di cui si compone”.
Francesco non si limita a queste enunciazioni di carattere generale, ma, quando in discorsi e messaggi si rivolge a singoli movimenti, non manca di fare riferimento al carisma proprio di ciascuno, mettendone in luce il valore, benedicendolo e anche, talvolta, definendolo. Più in generale: “Ogni carisma è una grazia di Dio per accrescere la comunione”. Ma “il carisma può deteriorarsi” per diverse cause e con diverse modalità che vengono specificamente indicate. Così, secondo il pontefice, avviene “quando ci si chiude o ci si vanta, quando ci si vuole distinguere dagli altri”. E anche quando “con il tempo cresce la tentazione di accontentarsi, di irrigidirsi in schemi rassicuranti, ma sterili“, vale a dire di “ingabbiare lo Spirito”. Oppure quando “forme e metodi diventano ideologici, lontani dalla realtà che è in continua evoluzione; chiusi alla novità dello Spirito Santo”; nonché quando si “pietrifica” il carisma riducendolo a “un museo di ricordi, di decisioni prese, di norme di condotta”. Il pontefice constata anche che “molte volte la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi”, perché si dà “eccessiva importanza all’osservanza di determinate norme proprie, di costumi o stili”. Un inconveniente che “riguarda gruppi, movimenti, comunità, ed è ciò che spiega perché tante volte iniziano con una intensa vita nello Spirito, ma poi finiscono fossilizzati o corrotti”.
L’ammonizione è quindi di stare “attenti per favore alla tentazione del ‘cerchio chiuso‘. I Dodici erano stati scelti per essere il fondamento del nuovo popolo di Dio, aperto a tutte le nazioni della terra, ma gli Apostoli non colgono questo orizzonte grande: si ripiegano su sé stessi e sembrano voler difendere i doni ricevuti dal Maestro – guarire i malati, cacciare i demoni, annunciare il Regno – come se fossero dei privilegi“, disse Francesco. “La sinodalità ci chiede invece di guardare oltre gli steccati con grandezza d’animo, per vedere la presenza di Dio e la sua azione anche in persone che non conosciamo, in modalità pastorali nuove, in ambiti di missione in cui non ci eravamo mai impegnati prima; ci chiede di lasciarci colpire, anche ”ferire” dalla voce, dall’esperienza e dalla sofferenza degli altri: dei fratelli nella fede e di tutte le persone che ci stanno accanto”, dichiarò il Santo Padre.
“Comprendiamo qui che la conversione spirituale deve partire dall’umiltà, che è la porta d’ingresso di tutte le virtù. A me fa tristezza quando trovo cristiani che si vantano: perché io sono prete da qui, o perché sono laici da là, perché io sono di questa istituzione… Questa è una cosa brutta. L’umiltà è la porta, è l’inizio. E anche questo ci spinge a interrogarci: ma io cosa cerco davvero nei rapporti con i miei fratelli di fede? Perché porto avanti certe iniziative nella Chiesa?”, sottolineò il Papa. Francesco mise infine in evidenza che “i movimenti ecclesiali sono per il servizio, non per noi stessi. È triste quando si sente che ‘io appartengo a questo, all’altro, all’altro’, come se fosse una cosa superiore. I movimenti ecclesiali sono per servire la Chiesa, non sono in sé stessi un messaggio, una centralità ecclesiale. Sono per servire”. La conclusione? “I movimenti chiusi vanno cancellati, non sono ecclesiali”.
Nel giugno 2024 il Papa ricevendo i partecipanti all’Incontro annuale con i Moderatori delle associazioni di fedeli, dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita sul tema La sfida della sinodalità per la missione, ha rivolto un invito a riflettere sulla sinodalità e sulla chiusura dei movimenti. “Sono contento di incontrarvi, e colgo l’occasione per riflettere con voi sulla sinodalità, che avete scelto come tema della vostra giornata di incontro. Più volte ho ripetuto che il cammino sinodale richiede una conversione spirituale, perché senza un cambiamento interiore non si raggiungono risultati duraturi. Il mio desiderio, infatti, è che, dopo questo Sinodo, la sinodalità rimanga come modo di agire permanente nella Chiesa, a tutti i livelli, entrando nel cuore di tutti, pastori e fedeli, fino a diventare uno stile ecclesiale condiviso. Tutto ciò, però, richiede un cambiamento che deve avvenire in ognuno di noi, una vera e propria conversione”, ha detto il pontefice ai presenti in udienza. I tre consigli del Papa? Pensare secondo Dio, superare ogni chiusura e coltivare l’umiltà.
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