Francesco, un papa per la pace e il disarmo. Adesso non depotenziatene il messaggio

C’erano stati segni premonitori che l’elezione di papa Francesco a capo della Chiesa Cattolica sarebbe stato un elemento di contraddizione con il mondo. Il nome scelto: nessun altro papa aveva osato chiamarsi Francesco, come il povero nonviolento di Assisi; la dichiarazione di venire “quasi dalla fine del mondo”, interpretata in senso geografico mentre assumerà sempre […] L'articolo Francesco, un papa per la pace e il disarmo. Adesso non depotenziatene il messaggio proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 21, 2025 - 17:53
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Francesco, un papa per la pace e il disarmo. Adesso non depotenziatene il messaggio

C’erano stati segni premonitori che l’elezione di papa Francesco a capo della Chiesa Cattolica sarebbe stato un elemento di contraddizione con il mondo. Il nome scelto: nessun altro papa aveva osato chiamarsi Francesco, come il povero nonviolento di Assisi; la dichiarazione di venire “quasi dalla fine del mondo”, interpretata in senso geografico mentre assumerà sempre di più una dimensione storica; la definizione fin dal 2014 dell’impegno contro la “terza guerra mondiale a pezzi”: espressione allora non compresa dai più, oggi tragicamente realtà per tutti; la consegna agli increduli giornalisti che lo accompagnavano sul volo per il Cile, nel gennaio del 2018, della fotografia del bambino di Nagasaki che portava sulle spalle il fratellino morto a causa dalla bomba atomica, mentre diceva loro “Ho davvero paura. Siamo al limite. Basta un incidente per innescare la guerra. Di questo passo la situazione rischia di precipitare. Quindi bisogna distruggere le armi, adoperarci per il disarmo nucleare”. Oggi, secondo il Bollettino degli scienziati atomici, siamo ad 89 secondi dall’apocalisse. Più vicini che mai.

Non era retorico o estemporaneo l’impegno per la pace di Papa Francesco, ma fondato e specifico, fino a demolire la teoria tomista della “guerra giusta” e dei suoi cantori contemporanei: “La guerra non è la via per risolvere i conflitti perché semina morti tra i civili e distrugge città e infrastrutture. Oggi la guerra è in sé stessa un crimine contro l’umanità. Non dimentichiamo questo: la guerra è in sé stessa un crimine contro l’umanità” (14 gennaio 2024). Servirà tempo e studio per ricostruirne gli elementi, l’impatto, le conseguenze, qui ne riportiamo solo alcuni elementi. A cominciare dall’aver disvelato in tutte le sedi il rapporto funzionale tra guerre e industria bellica, come nell’udienza generale di mercoledì 29 novembre 2024, nella quale ricordando le guerre in Ucraina ed in Palestina dopo aver ribadito, per l’ennesima volta, che “la guerra sempre è una sconfitta, tutti perdono”, Bergoglio si corregge: “Tutti no, c’è un gruppo che guadagna sempre tanto: i fabbricanti di armi, questi guadagnano bene sopra la morte degli altri”.

La guerra è smascherata nella sua nuda verità e le spese militari denunciate ripetutamente per quello che sono: uno scandalo. “A che serve impegnarsi nelle campagne contro la povertà, la fame e il degrado del pianeta, se poi ricadiamo nel vecchio vizio della guerra, nella vecchia strategia della potenza degli armamenti, che riporta tutto all’indietro?” (incontro con l’ong Ho avuto sete, 21 marzo 2022). Per cui gli appelli per la pace – fino all’ultimo del giorno di Pasqua che ha preceduto la sua morte – mentre l’Europa decide il folle riarmo, sono anche per il disarmo: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”.

Francesco non si ferma agli appelli: scrive le encicliche nonviolente Laudato sì (2015) e Fratelli tutti (2020) e raccoglie nel libro Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace (2022) gli scritti e discorsi pacifisti: “La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali (…) E per farlo c’è bisogno di dialogo, di negoziato, di ascolto, di capacità e di creatività diplomatica lungimirante capace di costruire un nuovo sistema di convivenza che non sia più basato sulle armi, sulla deterrenza”. Passa anche dalla maledizione per “coloro che operano per le guerre e le armi: sono maledetti e delinquenti” (21 novembre 2015) all’invocazione dell’”ira di Dio contro coloro che parlano di pace, ma chiudono i porti alle persone che cercano speranza e li spalancano alle navi che caricano armi per fare le guerre” (10 giugno 2019), ma incontra e incoraggia i portuali di Genova indagati per i blocchi delle navi cariche di armi (23 giugno 2021).

Mentre con la guerra russo-ucraina dal 2022 l’Italia precipita nella russofobia, che esclude dalle università i corsi su Dostoevskij, Francesco chiama nella via crucis di quell’anno l’ucraina Albina e la russa Irina per portare insieme la croce in segno di riconciliazione tra i popoli. Mentre i governi occidentali alimentano con l’invio di armi la guerra fino all’impossibile “vittoria” dell’Ucraina, Bergoglio invoca la bandiera bianca, non come simbolo di resa ma di forza: “E’ più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. La parola negoziare è una parola coraggiosa. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il Paese al suicidio” (9 marzo 2024). E il 18 maggio dello stesso anno chiama il popolo della pace Arena di Verona, dove fa una lezione sulla nonviolenza: “dobbiamo saper fare i conti con la fisiologia dei conflitti, che sono una sfida alla creatività, per uscirne non con la violenza, ma al di sopra, attraverso il dialogo che prevede l’ascolto della pluralità”.

L’attenzione costante a tutti i popoli martoriati dalle guerre, le accuse precise ai rispettivi governi – a cominciare da quello genocida di Israele – ed ai loro complici internazionali, senza alcuna concessione ai doppi standard etici e politici, ne hanno fatto in vita un bersaglio del bellicismo che lo ha incredibilmente accusato di “putinismo” e di “antisemitismo”, e ne farà in morte un santino innocuo, depotenziandone il messaggio dirompente di apostolo della pace, del disarmo, della nonviolenza.

Tocca ai costruttori di pace di ogni orientamento laico e religioso ribadirne e continuarne il messaggio

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