Il nucleare in Italia riparte dagli Small Modular Reactor? Cosa serve ora

Gli Small Modular Reactor possono riportare il nucleare in Italia: ecco come funzionano, quali vantaggi offrono e cosa serve per far ripartire davvero il settore

Apr 22, 2025 - 15:59
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Il nucleare in Italia riparte dagli Small Modular Reactor? Cosa serve ora

Torna a farsi strada in Italia il dibattito sul nucleare. Dopo quasi 40 anni dal referendum che ne decretò il divieto, il nostro Paese potrebbe essere pronto a ripartire grazie a un ecosistema industriale e scientifico più solido e a nuove tecnologie più sicure. A rilanciare il tema è il nuovo brief di Cassa Depositi e Prestiti, che ha analizza le prospettive di un possibile rientro dell’Italia nel settore dell’energia nucleare.

La ricerca evidenzia come il nucleare possa rappresentare un’opzione strategica per rafforzare l’autonomia energetica, garantire una produzione stabile e contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione del Paese. Per rendere questa possibilità concreta servirebbe un quadro normativo chiaro, oltre a incentivi e cooperazione europea. La tecnologia, almeno, è matura e le competenze ci sono.

Ritorno dell nucleare: cosa abbiamo e cosa ci manca

L’Italia non parte da zero. Il nostro Paese può contare su circa 70 aziende attive nella supply chain nucleare, con competenze pregresse nella progettazione, costruzione e manutenzione di componenti e impianti. Anche sul fronte della ricerca scientifica, l’Italia vanta poli d’eccellenza e un know-how riconosciuto a livello internazionale.

Il settore, però, è rimasto sospeso per decenni: oggi manca una cornice normativa che renda gli investimenti sul nucleare prevedibili e bancabili. Secondo il documento di Cdp, è necessario valorizzare gli asset industriali e scientifici esistenti, definire un quadro regolatorio stabile e attivare tutte le fonti di finanziamento disponibili, anche attraverso le nuove regole europee sugli aiuti di Stato.

Il ritorno al nucleare in Italia non dipende solo dalla volontà politica, ma anche dalla capacità di creare le condizioni per attrarre investitori, tutelando gli operatori dalla volatilità del mercato elettrico e favorendo partnership europee con i Paesi più avanzati, come Francia, Svezia e Finlandia.

Le nuove tecnologie: small modular reactor

A rendere più realistica la riapertura della partita nucleare in Italia sono le nuove tecnologie di terza generazione avanzata, in particolare gli Small Modular Reactor (SMR). Si tratta di mini centrali nucleari modulari – impianti compatti, più flessibili, più rapidi da costruire e potenzialmente più sicuri rispetto alle centrali tradizionali. Secondo Cdp, i primi SMR potrebbero essere operativi già all’inizio del prossimo decennio.

Questi reattori, oltre alla produzione di elettricità, possono essere utilizzati anche per la cogenerazione industriale e per la produzione di idrogeno verde, integrandosi in un sistema energetico più articolato.

Restano alcune incognite: i costi complessivi di investimento sono ancora variabili, soprattutto per le fasi di decommissioning e gestione dei rifiuti radioattivi.

Il nodo economico: chi investe e gli incentivi

Per far ripartire il nucleare in Italia, gli investimenti pubblici saranno decisivi. Gli impianti nucleari, anche nella versione modulare, richiedono grandi capitali iniziali, tempi lunghi e garanzie forti. Cdp sottolinea la necessità di misure di incentivo che assicurino rendimenti stabili, in grado di proteggere gli operatori dai rischi di mercato.

Un ruolo chiave può essere giocato dalla cooperazione europea. La nuova disciplina Ue sugli aiuti di Stato permette agli Stati membri di finanziare progetti strategici per la transizione energetica, incluso il nucleare. Inoltre, l’Italia può attingere a fondi dedicati all’innovazione e alla ricerca per sviluppare le tecnologie SMR.

Il nucleare può tornare ad avere un ruolo nel mix energetico nazionale, ma solo se sostenuto da una visione integrata. Servono

  • incentivi intelligenti;
  • collaborazione tra pubblico e privato;
  • strategia coerente a lungo termine.

È ancora aperto il dibattito sul nucleare green

Il ritorno al nucleare non è solo una questione tecnica o industriale, è anche e soprattutto una scelta politica, culturale e sociale. Il dibattito resta aperto, perché il nucleare divide: per alcuni è una fonte affidabile e a basse emissioni, per altri una tecnologia costosa e ancora rischiosa, che non risolve da sola il problema climatico. Ed è vero.

Secondo l’International Energy Agency, la produzione di energia nucleare aumenterà nei prossimi decenni, passando da 2.600 TWh del 2023 a quasi 5.500 TWh nel 2050, trainata in gran parte dalla Cina. Il contributo al fabbisogno globale resterà stabile, attorno al 7%-8%, a causa della crescita della domanda e dell’espansione delle fonti rinnovabili.

Ma in Italia siamo in ritardo di 8 anni. Per questo il nucleare non può essere visto come alternativa alle rinnovabili, ma come componente di un sistema energetico più equilibrato e resiliente. È una tecnologia che richiede tempo e soprattutto fiducia e che può giocare un ruolo nella transizione solo se accompagnata da politiche forti e consenso dei cittadini.