Il Governo finanzierà le imprese sul payback sanitario

Governo: franchigia alle imprese dopo la bocciatura dei ricorsi sul payback sanitario e la minaccia di blocco forniture di dispositivi medici al SSN.

Mag 16, 2025 - 13:58
 0
Il Governo finanzierà le imprese sul payback sanitario

Il Governo corre ai ripari dopo che il TAR Lazio ha respinto i ricorsi presentati dalle imprese che producono dispositivi medici contro il meccanismo del payback, basato sull’obbligo di restituire una percentuale di quanto incassato dalle aziende fornitrici del SSN nelle Regioni che hanno sforato i tetti di spesa stanziati per l’acquisto di questo tipo di strumenti.

La decisione che ha scatenato la reazione delle imprese di settore, che richiedono un intervento del Governo per scongiurare il blocco delle forniture agli ospedali. E di fatto è arrivata la prima proposta concreta. Ma facciamo un passo indietro e spieghiamo bene la situazione.

Payback sui dispositivi medici: il Tar rigetta i ricorsi

Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha respinto i ricorsi presentati dalle aziende fornitrici di dispositivi medici contro il meccanismo del payback, stabilendo che le imprese erano consapevoli dei rischi contrattuali associati alle forniture al Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La sentenza sottolinea che le aziende avrebbero dovuto orientare le proprie strategie in base ai tetti di spesa noti dal 2015.

Cos’è il payback medico-sanitario

Il payback è un sistema che impone alle aziende fornitrici di dispositivi medici di contribuire al ripiano degli sforamenti dei tetti di spesa regionali per l’acquisto di tali dispositivi. In caso di superamento del budget previsto, le aziende sono chiamate a versare una percentuale dell’eccedenza, che può arrivare fino al 50% a partire dal 2017.

I contributi complessivi sono pari al 40% per l’anno 2015, al 45% per l’anno 2016, al 50% per l’anno 2017 e 2018. Ciascun’azienda è chiamata a concorrere a tali quote in misura pari all’incidenza percentuale del proprio fatturato sul totale della spesa per l’acquisto di dispositivi medici a carico del relativo Servizio sanitario regionale o provinciale.

Le motivazioni del TAR

Il Tar ha evidenziato che il sistema del payback era già noto e che le imprese avrebbero dovuto organizzarsi di conseguenza. Inoltre, ha precisato che il meccanismo non incide formalmente sugli appalti pubblici, sebbene ne alteri la sostenibilità economica. Peraltro, le contestazioni contro i provvedimenti regionali devono essere presentate al giudice ordinario e non al TAR.

Le reazioni delle imprese

Le aziende del settore hanno espresso forte preoccupazione per le implicazioni della sentenza. Sette sigle rappresentative, tra cui Conflavoro PMI Sanità e Fifo Confcommercio, hanno definito “giuridicamente inconsistenti” gli argomenti del TAR. Le imprese sostengono di non essere state informate sulla spesa nazionale in dispositivi medici e di non poter prevedere la quota parte di compartecipazione alla spesa pubblica. Hanno chiesto un intervento urgente del governo per evitare una crisi del settore.

In assenza di un intervento politico, le aziende minacciano di interrompere le forniture di dispositivi medici agli ospedali. Le organizzazioni avvertono che migliaia di pazienti potrebbero subire conseguenze dirette dalla mancanza di dispositivi, dai ventilatori polmonari agli stent coronarici, dalle protesi ortopediche fino ai dispositivi per la dialisi.

Nonostante l’avvio di un tavolo di confronto con l’Esecutivo Meloni, la federazione sta dunque valutando lo stop delle forniture. Come afferma Sveva Belviso, presidente di Fifo Confcommercio:

non possiamo garantire l’approvvigionamento di materiali essenziali quando lo Stato pretende di far pagare alle imprese miliardi di euro per inefficienze imputabili alle proprie Regioni.

La proposta di Governo

Il Governo aveva in realtà già avviato un tavolo di lavoro congiunto per trovare una soluzione politica alla questione. Senza un intervento tempestivo, il settore rischia infatti di subire danni irreparabili, con possibili riduzioni dei posti di lavoro, degli investimenti e del PIL.

Per scongiurare il blocco, giovedì 15 maggio l’Esecutivo ha presentato una nuova proposta sostenuta da un fondo da 350 milioni di euro per coprire le annualità 2015-2018, al fine di ottenere una franchigia fino a 10 milioni di euro (al netto IVA), tutelando quasi per intero le imprese coinvolte.

Le imprese chiedono in realtà l’abrogazione della norma. Ma con questo stanziamento, intanto, un prima passo è stato compiuto.