Il Certificate che rende fino al 15,66% annuo su Bpm, Mps e Bper
Il certificate targato Barclays con ISIN XS2938752784 passa di mano a 100 euro, ma tutti i sottostanti sono ben sopra il livello iniziale: Bpm +15,4%, Mps +18,4% e Bper +8%. Il 30 aprile stacca la prima cedola trimestrale con memoria di 3,6 euro, barriera al 60%. Potenziale rendimento annuo fino al 15,66%, calcolato sul prezzo attuale. Rimborso anticipato da ottobre con barriere decrescenti, protezione del capitale fino a cali del 40% dei sottostanti dal livello iniziale. Durata 3 anni.

Le condizioni attuali di mercato hanno creato un’interessante opportunità: un certificate scambiato sulla pari, con tutti i sottostanti abbondantemente sopra il livello iniziale e un rendimento potenziale del 15,66% annuo. Una possibilità resa ancora più allettante dalla recente impennata della volatilità, che ha fatto emergere prezzi appetibili per strumenti strutturati come questo.
Il certificate emesso da Barclays con ISIN XS2938752784 si presenta con una configurazione solida: Banco BPM è in rialzo del 15,4% rispetto al livello iniziale, Banca MPS del 18,4% e Bper Banca dell'8%. Il prodotto distribuisce premi trimestrali da 3,60 euro, con una barriera di protezione posizionata al 60% del valore iniziale. Attualmente, è acquistabile a 100 euro, quindi sulla pari.
Facendo un rapido calcolo, se il certificate dovesse arrivare a scadenza con tutti i sottostanti sopra la barriera, l’investitore riceverebbe 12 premi trimestrali, per un totale di 43,20 euro. Il rendimento del 43,20% spalmato su due anni e nove mesi, vita residua del certificato, è pari a un ritorno annuo del 15,66%.
Il certificate offre anche la possibilità di rimborso anticipato. La prima finestra per l'autocall si apre il 31 ottobre: se i sottostanti resteranno sopra il livello iniziale (come accade oggi) il certificate verrebbe rimborsato in anticipo a 100 euro, contando i due premi trimestrali e il terzo maturato al rimborso (da 3,6 ognuno) arriviamo a un totale di 110,80 euro. In poco più di sei mesi, il rendimento sarebbe del 10,8% corrispondente a un ritorno annualizzato del 21,25%.
Ad aumentare le possibilità di rimborso anticipato interviene il meccanismo di soglia autocall decrescente nel tempo: parte dal 100% del valore iniziale alla prima data del 31 ottobre 2025 e poi diminuisce del 2,5% ogni trimestre fino all’80% del valore iniziale.
Questa occasione nasce in un contesto di turbolenza: la volatilità, alimentata dall’incertezza politica e dalle dichiarazioni di Trump sui dazi, ha portato il VIX (noto come “indice della paura”) da un minimo di 17 di marzo a un picco di 60 il 7 aprile, per poi stabilizzarsi sotto i 30. Valori ancora alti, che rendono più costose le opzioni, ovvero gli strumenti con cui si costruiscono questi certificate.
Questo significa che, a parità di andamento dei sottostanti, una diminuzione della volatilità si tradurrebbe in un aumento del prezzo del certificate. Se durante i 90 giorni di “tregua commerciale” la volatilità dovesse tornare sotto i livelli di guardia, anche il prezzo del certificate potrebbe risalire oltre la pari, offrendo ulteriore margine di guadagno per chi entra ora.
Qui sotto una tabella con i livelli di riferimento principali del certificate:
Il certificate di Barclays offre una cedola trimestrale con memoria pari a 3,60 euro, ovvero il 14,40% che rivalutata sul tempo residuo del certificato sale al 15,66%. Il pagamento delle cedole è condizionato al fatto che, nelle date di osservazione, nessuno dei titoli sottostanti abbia registrato una perdita superiore al 40% rispetto al livello iniziale.
Un elemento di rilievo è la presenza dell’effetto memoria: qualora in una data di osservazione non fossero rispettate le condizioni per il pagamento del premio, questo non viene perso, ma tenuto “in memoria”. Alla prima data utile in cui i requisiti risultano soddisfatti, tutti i premi arretrati vengono corrisposti in un’unica soluzione, insieme a quello corrente.
Dal punto di vista fiscale, i premi distribuiti dal certificate rientrano nella categoria dei “redditi diversi” e, come tali, possono essere utilizzati per compensare eventuali minusvalenze pregresse all'interno dello “zainetto fiscale”. Questo consente agli investitori di recuperare eventuali perdite fiscali entro un periodo massimo di quattro anni dalla loro realizzazione, offrendo un ulteriore vantaggio in termini di efficienza fiscale.
Guardando alla scadenza naturale del certificate di Barclays, fissata per il 31 gennaio 2028, gli investitori si trovano di fronte a due scenari ben delineati, legati al comportamento dei sottostanti. La barriera a protezione del capitale è posizionata al 60% del valore iniziale e viene osservata unicamente alla data di scadenza, offrendo così copertura contro ribassi fino al 40%.
Nel primo scenario, se tutti e tre i sottostanti si manterranno al di sopra della barriera, o allo stesso livello, il certificate verrà rimborsato al valore nominale di 100 euro. A questo importo si aggiungeranno i premi incassati nel tempo, per un totale di 43,20 euro, includendo anche l’ultima cedola da 3,60 euro e gli eventuali premi “in memoria” non ancora distribuiti. Considerando il prezzo d’acquisto attuale di 100 euro, il rendimento complessivo in questo caso raggiungerebbe un interessante +43,20% in due anni e nove mesi.
Il secondo scenario si attiverebbe qualora, alla scadenza, anche solo uno dei sottostanti risultasse al di sotto della barriera. In tal caso, il rimborso del capitale sarà proporzionale alla performance del peggiore tra i titoli. Se, ad esempio, quest’ultimo registrasse un calo del 50% rispetto al valore iniziale, l’investitore riceverebbe 50 euro, con una perdita netta mitigata solo dalle eventuali cedole incassate durante la vita del prodotto.
La buona performance dei sottostanti dal livello iniziale ha aumentato la distanza dalla barriera pari oggi a 48% per Banco Bpm, 49,3% per Mps, e 44,4% per Bper.
Il settore bancario italiano si conferma protagonista assoluto del panorama finanziario europeo in questo 2025, al centro di un’intensa stagione di operazioni di fusione e acquisizione (M&A) che stanno ridisegnando gli equilibri del credito nel Paese. Sotto i riflettori, le grandi manovre che vedono coinvolti alcuni dei nomi più prestigiosi della finanza tricolore, tra cui Mediobanca, oggetto a dine gennaio di un’offensiva a sorpresa da parte di Banca MPS.
Un tempo simbolo delle difficoltà del sistema bancario nazionale, MPS è tornata alla ribalta grazie al profondo risanamento guidato dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio. Da istituto in bilico sul crinale del default, la banca senese è divenuta ora l’artefice di un’offerta pubblica di scambio (Ops) dal valore complessivo di 13,3 miliardi di euro per acquisire il controllo di Mediobanca. Un’operazione dirompente che punta a creare il cosiddetto “terzo polo bancario” nazionale.
L’integrazione tra l’estesa rete retail e territoriale di MPS e le competenze di Mediobanca nell’investment banking e nell’asset management darebbe vita a un gruppo con un profilo unico nel panorama finanziario italiano. Tuttavia, la sfida resta tutta da giocare, ma l’operazione può contare su un importante alleato: il governo Meloni, che vede nella fusione un’opportunità per ridurre la concentrazione del mercato bancario nelle mani di Intesa Sanpaolo e UniCredit. Il completamento dell’iter autorizzativo è atteso entro metà giugno, con il lancio dell’Ops previsto tra fine giugno e inizio luglio. Ma la partita si complica: Mediobanca ha sorpreso tutti annunciando un’Ops da 6,3 miliardi di euro su Banca Generali, interamente pagata in azioni Assicurazioni Generali già in portafoglio.
Banco Bpm ha concluso a inizio aprile l’Opa su Anima, raggiungendo l’89,95% del capitale di Anima e superando ampiamente la soglia strategica del 66,67%, inizialmente indicata come target dell’operazione. L’ex Popolare di Milano è a sua volta oggetto del desiderio di UniCredit, che ha lanciato l’Ops su BPM che è partita oggi 28 aprile e terminerà il 23 giugno. Tra le condizioni per l’efficacia dell’offerta c’è il raggiungimento di una partecipazione pari ad almeno il 66,67% del capitale di Piazza Meda (50% più una azione BPM la soglia non rinunciabile). Tuttavia, il governo ha esercitato la golden power con un via libera condizionato a misure giudicate “illegittime” da UniCredit che starebbe cercando di trattare con l'esecutivo, mettendo da parte, almeno per ora, ricorsi o contenziosi legali.
Alla logica del riassetto non sfugge Bper Banca che si è fatta avanti per Popolare di Sondrio con un'Ops da 4,3 miliardi di euro. Pochi giorni fa l’assemblea degli azionisti di Bper ha approvato con una quasi totale unanimità (99,9% dei voti favorevoli) l’aumento di capitale funzionale all’offerta e lo stesso giorno è arrivata la decisione del Governo di non esercitare la golden power. Il completamento dell’iter autorizzativo è atteso entro il mese di giugno, con l’avvio dell’offerta per la fine del mese. L’operazione sarà formalmente vincolata al raggiungimento di una soglia minima di adesione pari al 50% più una azione Sondrio. Tuttavia, Bper ha previsto la possibilità di rinunciare a tale soglia, purché venga comunque acquisito almeno il 35% del capitale della banca valtellinese.
Ultima, ma non per importanza, l’offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas) lanciata da Banca Ifis per Illimity a inizio gennaio per 3,55 euro per azione, operazione da quasi 300 milioni di euro. Una settimana fa l'assemblea degli azionisti di Banca Ifis ha dato il via libera all'aumento di capitale per l'Opas.
Il sentiment degli analisti sui tre titoli presenti nel paniere del certificate continua a essere positivo.
Nel dettaglio, Banca MPS è seguita da 10 analisti: 6 consigliano l’acquisto, 3 suggeriscono di mantenere il titolo e solo uno ha espresso una raccomandazione di vendita. Il target price medio si attesta a 7,6 euro, con un potenziale di upside del 3% rispetto alla quotazione attuale a Piazza Affari. Perché venga toccata la barriera del certificate, fissata a 3,726 euro, il titolo dovrebbe crollare a livelli che non si vedono da marzo dello scorso anno, un minimo tecnico molto rilevante.
Situazione analoga per Banco BPM, su cui si registra un giudizio mediamente neutrale ma privo di raccomandazioni negative: 6 analisti suggeriscono di acquistare e 10 di mantenere. Il target price medio è di 10,1 euro, pari a un margine di apprezzamento del 2% rispetto al valore attuale a Piazza Affari. La barriera, posizionata a 5,112 euro, coincide con il minimo toccato a fine febbraio 2024, prima dell’inizio di un deciso trend rialzista che ha riportato slancio al titolo.
Infine, il quadro più ottimista arriva da Bper Banca. Coperta da 10 analisti, la società riceve 9 raccomandazioni di acquisto e una sola indicazione di mantenimento. Il prezzo obiettivo medio, pari a 8,8 euro, indica un potenziale upside del 23% rispetto alla quotazione attuale a Piazza Affari. La barriera, posta a 3,954 euro, rappresenta un livello che non si vede da metà marzo dello scorso anno, identificato dagli operatori come un importante supporto tecnico.
Nel complesso, le valutazioni degli analisti confermano la distanza di sicurezza rispetto alle barriere, elemento chiave in un contesto ancora caratterizzato da elevata volatilità.