Per difendersi Mediobanca punta su Banca Generali e molla Generali
Piazzetta Cuccia annuncia il lancio di un’Ops sul 100% di Banca Generali, le cui azioni verranno pagate con azioni delle Assicurazioni Generali. Banca Generali è valutata 6,3 miliardi di euro, con un premio dell’11% sulla chiusura del 25 aprile. Quotazioni in rialzo dell’8%

Il piano di Mediobanca per difendersi dall’attacco del MontePaschi di Siena è sul tavolo ed è davvero sorprendente, tanto spariglia le carte nel panorama del potere finanziario italiano. Lunedì 28 aprile Mediobanca ha annunciato il lancio di un’offerta pubblica per acquistare il 100% di Banca Generali, le cui azioni saranno pagate con azioni delle Assicurazioni Generali.
Alberto Nagel, l’amministratore delegato che da 18 anni guida la banca fondata da Enrico Cuccia, con una mossa sola, se gli riuscirà, punta a raggiungere due obiettivi che insieme potrebbero permettergli di mantenere Mediobanca indipendente: 1) fare salire il valore di Mediobanca, e quindi rendere più impegnativa la scalata di MontePaschi; 2) cedere l’intera partecipazione in Generali e di conseguenza rendere Mediobanca molto meno interessante agli occhi di Caltagirone e Delfin, che sostengono l’attacco del MontePaschi con l’obiettivo, una volta conquistata Mediobanca, di raggiungere il controllo delle Generali.
Questi i dettagli tecnici dell’operazione. Mediobanca lancia un’offerta pubblica di scambio volontaria per il 100% delle azioni di Banca Generali, da pagare interamente in azioni Generali. Il rapporto di cambio è di 1,70 azioni Generali per ogni azione Banca Generali. Piazzetta Cuccia precisa che il prezzo implicito di offerta è di 54,17 euro per azione, con un premio dell'11,4% rispetto ai prezzi del 25 aprile, prima dell’annuncio.
In pratica, Mediobanca valuta Banca Generali 6,3 miliardi di euro, contro i 5,7 miliardi della capitalizzazione di venerdì scorso. Per pagarla mette sul piatto quasi tutte le azioni Generali che ha in portafoglio, una partecipazione storica, pari al 13% di Generali. Al prezzo di chiusura del 25 aprile (31,96 euro) il pacchetto vale 6,5 miliardi di euro.
Semplice e lineare la reazione della Borsa. Le azioni di Banca Generali salgono dell’8% a 52,55 euro, avvicinandosi al valore riconosciuto dall’offerta di Piazzetta Cuccia. Le azioni di Mediobanca sono poco mosse a 17,7 euro (+0,7%).
Scendono le azioni Generali, in calo del 2% a 31,31 euro. Un calo assolutamente logico, considerando lo smobilizzo del 13% del capitale di Generali. La metà di queste azioni, cioè il 6,5% di Generali, finirà in pancia allo stesso gruppo triestino, proprietario del 50,1% di Banca Generali. Ma l’altra metà andrà agli azionisti minori e una buona parte di questi titoli potrebbe finire sul mercato, creando pressione sul prezzo.
Nella finanza italiana è una rivoluzione copernicana. Le Assicurazioni Generali, il più importante gruppo finanziario italiano, hanno sempre avuto Mediobanca come principale azionista e punto di riferimento per tutte le scelte strategiche. Per Enrico Randone, amministratore delegato delle Generali negli Anni ’80, Piazzetta Cuccia era “Il tempio”.
L’ops è subordinata al raggiungimento della soglia del 50% del capitale più un’azione e alle relative autorizzazioni fra cui quella dell’antitrust. L’operazione dovrebbe arrivare sul mercato a settembre per concludersi ad ottobre. Ma per poterla lanciare davvero, Nagel ha bisogno dell’approvazione dell’assemblea dei soci di Mediobanca, come prevede la legge sulla passivity rule, che limita il potere decisionale dei consigli di amministrazione delle società sottoposte a un’opa o a un’ops, come è adesso Mediobanca. L’assemblea si terrà il 16 giugno.
Dal punto di vista industriale, l’acquisto di Banca Generali, quarto operatore nel mercato italiano del wealth management, è un obiettivo presente da anni nel vertice di Mediobanca, che già nel 2020 aveva trattato con il board di Generali (proprietaria del 50,1% di Banca Generali). L’operazione era saltata per la fortissima opposizione dell’allora vicepresidente Francesco Caltagirone.
Con Banca Generali, si legge nel comunicato, Mediobanca mira a creare il campione italiano del wealth management davanti a Fideuram-Intesa Sanpaolo. L’operazione dovrebbe comportare un’accelerazione nel raggiungimento dei target del piano “One Brand-One Culture” che al 2026 prevede il superamento dei 4 miliardi di euro di ricavi, un utile per azione di oltre 1,8 euro e un monte dividendi complessivo in tre anni di 4 miliardi.
Con Banca Generali, Mediobanca raggiungerebbe subito 4,4 miliardi di euro di ricavi (dai 3,7 miliardi previsti a giugno 2025, quando il gruppo chiude il bilancio) e 1,5 miliardi di utili (dai 1,3 miliardi previsti a giugno 2025).
L’aggregato Mediobanca-Banca Generali permetterà di avere attivi in gestione per 210 miliardi, ricavi nel wealth management per 2 miliardi e capacità di crescita per oltre 15 miliardi annui. Rafforzando la presenza nelle principali aree produttive del Paese, principalmente Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, dove opera la maggioranza delle piccole e medie imprese a conduzione familiare da servire con il wealth management.
Il nuovo gruppo potrà contare su una rete complessiva di oltre 500 uffici (200 quelli di Mediobanca, 300 quelli di Banca Generali) presente su tutto il territorio nazionale con circa 3.500 private banker.
Mediobanca conta di realizzare complessivamente 300 milioni di euro di sinergie, grazie a 150 milioni di risparmi sui costi, e altri 150 milioni grazie ai vantaggi fra funding e cross-selling, a fronte di spese d’integrazione (one-off) quantificabili in 350 milioni. Per il gruppo integrato Mediobanca-Banca Generali è previsto un ritorno del capitale investito (Rote) dall’attuale 14% a oltre il 20%, con un coefficiente patrimoniale Cet1 al 14%.
Il primo passaggio cruciale per il successo di questo piano sarà l’assemblea dei soci di Mediobanca del 16 giugno. La proposta del consiglio di amministrazione dovrà essere approvata dai due terzi del capitale presente. Un passaggio non facile visto che oltre il 28% del capitale di Piazzetta Cuccia è in mano a Delfin e al gruppo Caltagirone, grandi azionisti di MontePaschi.
Conti alla mano, Nagel dovrà convincere gli investitori istituzionali (i fondi internazionali) che l’utile di Banca Generali sarà in grado di più che compensare i dividendi di Generali.
Nell'esercizio chiuso al 30 giugno 2024, Mediobanca ha registrato un utile netto di 1.273,4 milioni di euro, in crescita del 24,1% rispetto all'anno precedente. Il dividendo di 261,6 milioni di euro incassato da Generali rappresenta quindi circa il 20,5% dell'utile netto annuale di Mediobanca.
Oltre ai dividendi, Mediobanca ha contabilizzato un contributo a conto economico di 503 milioni di euro derivante dalla partecipazione in Generali, grazie al metodo del patrimonio netto. Questo importo include sia i dividendi ricevuti sia la quota di utili di Generali attribuibile alla partecipazione di Mediobanca.
Pertanto, considerando l'intero contributo di Generali (503 milioni di euro), questo rappresenta circa il 39,5% dell'utile netto di Mediobanca per l'esercizio 2023/2024.
A fronte di queste cifre sia la previsione di utile netto di Banca Generali, che il consensus degli analisti stima in 380 milioni per il 2025 e in 396 milioni per il 2026.