I dazi Usa sulle auto non saranno una catastrofe per l’Europa. Cosa si dice in Germania
Quali saranno le ricadute per la Germania e per l'economia europea dei dazi Ue sulle auto secondo la stampa e gli analisti tedeschi.

Quali saranno le ricadute per la Germania e per l’economia europea dei dazi Ue sulle auto secondo la stampa e gli analisti tedeschi
L’inasprimento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa, con la minaccia concreta di nuovi dazi sulle importazioni di automobili, rischia di scatenare una crisi economica che non risparmierà nessuno.
È questo il senso pressoché univoco dei commenti sulla stampa tedesca, anche se esperti di autorevoli istituti di ricerca osservano che l’economia tedesca (ed europea) nel suo complesso è abbastanza diversificata e resiliente da assorbire l’impatto. E suggeriscono che gli effetti complessivi, pur negativi, potranno essere gestibili. In sintesi: il passo è grave per il settore automobilistico, ma non devastante per l’intera economia.
Il protezionismo di Donald Trump, lungi dal tutelare i consumatori americani, potrebbe invece condannarli a pagare migliaia di dollari in più per un’automobile, e l’industria europea subirà un duro contraccolpo in termini di crescita e occupazione.
IL PESO DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA TEDESCA
I numeri innanzitutto. Con una quota del 13,1% delle auto importate dagli Stati Uniti, la Germania detiene un ruolo dominante nel mercato automobilistico americano. Nel 2024, circa 800.000 veicoli europei hanno raggiunto il mercato statunitense e quasi il 60% di questi proveniva da produttori tedeschi. Un’eventuale imposizione di dazi più elevati si tradurrebbe in un drastico aumento dei prezzi per i consumatori americani e in una contrazione delle esportazioni per le case automobilistiche tedesche, osservano gli analisti, con un effetto domino su tutta la filiera produttiva.
Oltre ai produttori di auto, sarebbero infatti colpiti anche i fornitori di componentistica e le aziende collegate, con conseguenze gravi per l’occupazione e l’economia della Germania, in un periodo già di profonda depressione in tutto il comparto dell’automotive.
L’EDITORIALE DI HANDELSBLATT: IL RICATTO DI TRUMP
Trump giustifica la sua politica commerciale con la necessità di riequilibrare le attuali barriere tariffarie, scrive il principale quotidiano economico tedesco nel suo editoriale odierno: negli Stati Uniti, l’importazione di automobili è soggetta a un dazio del 2,5%, mentre nell’Unione Europea la tariffa è del 10%. Una differenza che merita senza dubbio un confronto diplomatico, concede l’Handelsblatt, ma la risposta dell’ex presidente americano appare sproporzionata e carica di un intento punitivo piuttosto che negoziale.
Il messaggio di Trump è chiaro: le case automobilistiche europee dovrebbero spostare la produzione negli Stati Uniti per evitare i dazi. Un’imposizione che sa di ricatto e che mira a costringere le aziende a investire nel mercato americano a scapito dell’Europa. Questa strategia, però, non tiene conto delle reali dinamiche economiche, osserva l’Handelsblatt: la produzione automobilistica non può essere delocalizzata con facilità, e spostare intere linee di produzione richiede tempo, investimenti e un quadro normativo stabile, cosa che per altro l’amministrazione Trump non sembra garantire.
EFFETTI MARCOECONOMICI LIMITATI E GESTIBILI
Nonostante l’impatto significativo sull’industria automobilistica, gli effetti macroeconomici complessivi dei dazi annunciati da Trump saranno però contenuti per la Germania e per l’Europa nel suo complesso. Secondo un’analisi dell’Istituto per l’economia mondiale di Kiel (IfW), il prodotto interno lordo reale tedesco potrebbe ridursi dello 0,18% nel breve periodo.
“Anche se l’industria automobilistica è molto visibile a livello globale e un’aliquota del 25% è storicamente elevata, al di fuori del Nord America gli effetti macroeconomici restano gestibili”, afferma Julian Hinz, economista dell’IfW e professore di economia internazionale all’Università di Bielefeld. Secondo Hinz, la ragione principale di questo impatto relativamente contenuto è che i produttori di automobili tendono a localizzare la produzione vicino ai mercati di destinazione. Questo significa che molte case automobilistiche tedesche, avendo già ampliato la loro capacità produttiva negli Stati Uniti negli ultimi anni, sono in grado di rifornire il mercato americano direttamente dalle fabbriche locali, riducendo la dipendenza dalle esportazioni dall’Europa.
Tuttavia, ciò non significa che non ci saranno difficoltà. “Naturalmente, le singole aziende possono essere colpite in modo sensibile dai dazi”, avverte Hinz, sottolineando che alcune imprese, soprattutto quelle con una maggiore dipendenza dalle esportazioni dirette, potrebbero subire un impatto più marcato rispetto ad altre.
EUROPA TRA DIPLOMAZIA E CONTROMISURE
La Commissione europea non può restare inerte di fronte a questa minaccia, è l’appello della stampa tedesca e degli operatori del settore. Un dialogo immediato con Washington è essenziale per scongiurare un’escalation che danneggerebbe entrambe le parti. È questa, ad esempio, la posizione espressa dall’Associazione tedesca dell’industria automobilistica (VDA) per bocca della sua presidente Hildegard Müller, che chiede “negoziati immediati tra gli Stati Uniti e l’Ue per giungere a un accordo bilaterale sugli ostacoli al commercio dei prodotti automobilistici”.
Tuttavia, nota la Frankfurter Allgemeine Zeitung, trattare con Trump si preannuncia difficile, visto il suo dichiarato scetticismo nei confronti dell’Europa e il suo approccio aggressivo alla politica commerciale. L’Unione Europea deve quindi adottare una strategia duplice: da un lato, cercare una soluzione diplomatica attraverso negoziati bilaterali; dall’altro, prepararsi a rispondere con misure di ritorsione, qualora gli Stati Uniti insistano su una linea intransigente.
Inoltre, osservano gli analisti, l’Europa dovrebbe rafforzare il proprio mercato interno e diversificare le proprie esportazioni, riducendo la dipendenza dagli Stati Uniti. Investire in tecnologie verdi e mobilità sostenibile potrebbe essere una strada per mantenere la leadership industriale senza rimanere ostaggio delle politiche protezionistiche americane.
IL GRANDE PUNTO INTERROGATIVO
Anche il governo tedesco si trova di fronte a una sfida cruciale, per altro ancora in mezzo al guado tra l’esecutivo uscente e quello futuro ancora in fase di costruzione. La guerra commerciale minacciata da Trump impone di rafforzare la competitività dell’industria nazionale e di garantire che la Germania resti un attore chiave nell’economia globale, scrive Die Welt, e ciò significa investire in innovazione, ridurre la burocrazia per le imprese e incentivare la digitalizzazione del settore manifatturiero.
Allo stesso tempo, Berlino deve lavorare a stretto contatto con Bruxelles per difendere gli interessi dell’industria europea. Se l’America alza le barriere, l’Europa deve rispondere con un fronte unito, evitando divisioni interne che potrebbero indebolire la posizione negoziale dell’Unione.
In definitiva, la guerra dei dazi voluta da Trump rischia di trasformarsi in una partita senza vincitori, conclude l’Handelsblatt: gli Stati Uniti pagheranno il prezzo di auto più costose, l’industria tedesca e quella europea subiranno un duro colpo e l’economia globale ne uscirà indebolita. Il commento si chiude con il grande punto interrogativo: riusciranno Europa e Stati Uniti a trovare un punto d’incontro prima che sia troppo tardi?