Gli studi come le aziende: entrano direttori e manager dell’innovazione
L’evoluzione. Non solo avvocati: le nuove figure sono sempre più richieste in realtà di medie e grandi dimensioni Aiutano a sollevare i partner dalla gestione delle risorse umane o a potenziare l’impiego delle tecnologie in sicurezza Esperti di natura tecnica e scientifica per settori specifici a fianco di manager tipici delle realtà aziendali: negli studi […] L'articolo Gli studi come le aziende: entrano direttori e manager dell’innovazione proviene da Iusletter.

L’evoluzione. Non solo avvocati: le nuove figure sono sempre più richieste in realtà di medie e grandi dimensioni Aiutano a sollevare i partner dalla gestione delle risorse umane o a potenziare l’impiego delle tecnologie in sicurezza
Esperti di natura tecnica e scientifica per settori specifici a fianco di manager tipici delle realtà aziendali: negli studi legali trovano sempre più spazio professionalità diverse dall’avvocato. Le law firm non solo accolgono al loro interno specialisti nelle nuove tecnologie digitali e nell’Ia, ma anche, per esempio, esperti in marchi e brevetti o di strategic advocacy. Inoltre le realtà più strutturate si configurano sempre più come delle aziende e nominano un direttore generale.
È laureata in lingue e letterature straniere moderne Annamaria Algieri che in Herbert Smith Freehills si occupa di proprietà industriale essendo dal 2007 mandataria di marchi in Italia e nell’Unione Europea. «Avere un consulente all’interno su queste materie – spiega – consente allo studio di ampliare i servizi tecnici che offre e permette di costruire un rapporto quotidiano con i clienti. In passato le aziende si rivolgevano allo studio tecnico di brevetti e marchi e lo studio legale, due realtà distinte».
L’arrivo di Pablo Ambrosy in Portolano Cavallo come nuovo Chief digital and innovation officer è recente. Esperto anche di cybersecurity, il suo compito è accompagnare lo studio nell’evoluzione tecnologica. «Occorre affrontare il macro filone dell’intelligenza artificiale, capire come questi tool vengono usati dalle giovani leve e come assicurare sempre la qualità – commenta –. Ma il mio ruolo è di utilizzare la business intelligence, per capire dove sta andando lo studio, non solo per quanto riguarda gli aspetti finanziari. Poi ci sono i nodi della sicurezza digitale».
Lexia ha al suo interno un team dedicato allo sviluppo e alla personalizzazione dei software e fa da incubatore di startup rivolte al legal tech. «Il modello verso cui gli studi stanno tendendo o dovrebbe andare – spiega l’avvocato Francesco Dagnino, managing partner e founder di Lexia – è quello di avere delle piattaforme che organizzino al loro interno servizi connessi all’attività principale dello studio. Gli avvocati devono poter fare gli avvocati, mentre le attività non legate alla consulenza legale devono essere svolte da manager di quei campi. Questi ultimi devono essere figure autonome e indipendenti, meglio se non di provenienza dal mondo legale per impostare lo studio come fosse un’azienda».
Nella consulenza legale d’affari c’è spazio per professionalità sempre più articolate. Simone Mori è il nuovo partner di GA (Grimaldi Alliance) responsabile per la strategic advocacy con particolare riferimento ai settori dell’energia e delle infrastrutture. «Non significa fare lobby – spiega – ma aiutare un cliente, un’impresa nel capire l’evoluzione del contesto anticipando quanto può succedere. La strategic advocacy ha una dimensione tecnica molto forte avendo chiaro l’impatto sulle imprese delle scelte dei decisori per giocare d’anticipo».
In BonelliErede, accanto ad avvocati e commercialisti, opera un team di circa 250 persone, che include sia le funzioni più classiche, sia quelle tipiche delle aziende: dalla pianificazione strategica, affidata al Cfo, alla gestione dei talenti a cura delle risorse umane. Nell’area dell’innovazione, lavorano oltre 80 professionisti: 23 nell’Ict, tre nel team di Digital Innovation e 54 in beLab, la società di Alternative legal service che offre servizi complementari a quelli legali tradizionali. «In uno studio di grandi dimensioni, disporre di una struttura organizzata rappresenta un vantaggio concreto – commenta Angela Maria Cossellu, direttrice generale BonelliErede dal giugno scorso –. L’evoluzione dei processi non è fine a sé stessa, ma mira a supportare il lavoro degli avvocati, rendendolo più efficace e agile. La nostra è una macchina operativa affiancata da un’anima fortemente orientata al futuro. Belab, ad esempio, ha come obiettivo aumentare la competitività attraverso l’analisi e l’adozione di nuove tecnologie, l’automazione dei processi e l’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa». Anche Morri Rossetti & Franzosi si è dotato di un direttore generale e ha scelto Ferdinando Pastrello che spiega così la scelta: «Raggiunta una certa dimensione pensiamo sia necessario istituire una struttura organizzativa di stampo aziendale, piuttosto che un mero segretariato. Serve a sgravare i partner degli aspetti gestionali e organizzativi. Chi viene da percorsi diversi da quelli legali ha un’esperienza eterogenea e può apportare un valore aggiunto».
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