“A qualcuno piace macho”: Lorenzo Mattiello scuote Herconomy con uno speech sul futuro (incerto) della maschilità

Alla sesta edizione di Herconomy, evento dedicato al ruolo della diversità nei contesti lavorativi e culturali, uno degli interventi più sorprendenti è stato quello di Lorenzo Mattiello, communication expert e fondatore della community MicaMacho. Il suo speech si intitola “A qualcuno piace macho”, e già dal titolo si intuisce la provocazione. “Pensate alla persona più […] L'articolo “A qualcuno piace macho”: Lorenzo Mattiello scuote Herconomy con uno speech sul futuro (incerto) della maschilità proviene da Economy Magazine.

Mag 9, 2025 - 17:22
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“A qualcuno piace macho”: Lorenzo Mattiello scuote Herconomy con uno speech sul futuro (incerto) della maschilità

Alla sesta edizione di Herconomy, evento dedicato al ruolo della diversità nei contesti lavorativi e culturali, uno degli interventi più sorprendenti è stato quello di Lorenzo Mattiello, communication expert e fondatore della community MicaMacho. Il suo speech si intitola “A qualcuno piace macho”, e già dal titolo si intuisce la provocazione.

“Pensate alla persona più progressista che conoscete”, ha esordito dal palco. “Ora chiedetevi: nonostante tutto, è ancora un po’ macista?”. Il pubblico, colto di sorpresa, ha sorriso, ma subito dopo ha ascoltato con attenzione. Il tono era leggero, ma le domande erano profonde.

Mattiello ha usato l’ironia e l’autoanalisi per portare alla luce un tema ancora difficile da affrontare: il modo in cui l’idea dell’“uomo forte” continua a condizionare le nostre vite, anche nei contesti più consapevoli. “Un uomo è comunque un uomo: spalle larghe, voce profonda, parla poco. Anche chi rifiuta il genere, spesso finisce per riaffermarlo”, ha detto.

Con uno stile a metà tra il monologo teatrale e l’analisi culturale, ha attraversato millenni di immaginari maschili, mostrando come il patriarcato non sia solo un sistema, ma anche un rifugio mentale. “Nelle difficoltà non andiamo verso ciò che ci fa bene, ma verso ciò che conosciamo. La mente torna sempre agli schemi familiari”, ha spiegato.

Uno dei momenti più intensi è stato quando ha paragonato la società a una grande mente collettiva: “Se noi, singoli, fatichiamo a liberarci da relazioni tossiche, figuriamoci una cultura che da venti secoli ha una relazione tossica con la mascolinità”. Il pubblico ha annuito, silenzioso.

A dare concretezza a queste riflessioni c’è il progetto MicaMacho, una community nata online che oggi propone incontri mensili di autocoscienza maschile. “Non volevamo insegnare niente a nessuno”, ha precisato. “Volevamo solo mettere in discussione il sentire comune, ma anche il nostro stesso sentire”. Si parla di sesso, lavoro, emozioni, identità. “Arrivano uomini che non si conoscono, ma che in quello spazio si parlano davvero.”

Per spiegare come immagina un cambiamento possibile, Lorenzo ha ironizzato: “Non sapendolo, ho chiesto a Chateau GPT”. Da lì ha costruito una narrazione in cui il superamento del patriarcato passa per la consapevolezza, il riconoscimento degli automatismi e soprattutto per la creazione di nuovi modelli. “Non possiamo passare dall’uomo che comanda all’uomo comandato. Serve uno schema ponte.”

Ma è proprio qui che arriva la difficoltà più grande: capire quali sono, oggi, i bisogni maschili. “Se non ci pensiamo bene, rischiamo di tornare al punto di partenza. Magari proprio al bisogno di sentirsi forti, perché ci fa sentire protetti. Ma forse è il momento di allenarsi a sentire altro.”

Il suo intervento si è chiuso con una carezza, non una condanna. “Coraggio Gian Patrizio”, ha detto rivolgendosi idealmente a tutti gli uomini ancora aggrappati al vecchio modello. “So che l’ignoto fa paura, ma ricordati che, come dice un uomo molto battuto e rassicurante, ‘la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare’.”

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