Gli outsider del Conclave: da Romero a Krajewski e Artime, tutte le possibili sorprese del voto

I primi tre scrutini saranno decisivi: se Parolin non passa, possibili colpi di scena

Mag 5, 2025 - 03:58
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Gli outsider del Conclave: da Romero a Krajewski e Artime, tutte le possibili sorprese del voto

Città del Vaticano, 5 maggio 2025 – Qualora lo eleggessero in Conclave, i cardinali dovrebbero correre a riacciuffarlo in Sicilia, perché lui l’ha già detto: se la darebbe a gambe nell’isola affacciata sul suo Marocco. Nella corsa per la successione di papa Francesco ci sono i favoriti della vigilia, dal segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, al patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, fino all’arcivescovo di Marsiglia, Jean-Marc Aveline, al terzo italiano in lizza, l’arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi – il cui intervento alle Congregazioni generali incentrato sulla Chiesa in uscita è mollto piaciuto –, e all’ordinario di Ajaccio, François-Xavier Bustillo. E poi ben più defilato c’è lui, il cardinale Cristóbal López Romero, spagnolo di nascita e arcivescovo di Rabat, di professione.

Del salesiano se ne parla come uno degli outsider che potrebbero spuntarla in Cappella Sistina nel caso in cui le fumate nere non si spegnessero. Parolin è il favorito. Può contare su una quarantina di voti in partenza, già un po’ meno di qualche giorno fa. Finito al centro di fake news, ha subito un attacco frontale sulle pagine di Paris Match dal cardinale ultraconservatore Philippe Barbarin che ha anche rilanciato la storia del malore, nonostante la smentita ufficiale. Anche il fronte progressista sarebbe restio a convergere sul presule della continuità mitigata con Bergoglio. Se i primi tre scrutini dovessero andare a vuoto, si tratterebbe del segnale che la candidatura di Parolin andrebbe rivista. Ed ecco che anche Romero, definitosi “reporter, salesiano e bambino” potrebbe tornare utile alla causa. Amico di Francesco, il religioso crede nella sinodalità e ha un curriculum plasmato da decenni di lavoro pastorale in Paraguay, Bolivia e Marocco. Come Bergoglio l’arcivescovo di Rabat si impegna nella difesa dei migranti e nel dialogo serrato con l’Islam. È stato uno dei pochi pastori africani ad aver sostenuto nel merito il documento Fiducia supplicans sulla benedizione dei partner gay, pur lamentandone la frettolosità nella stesura.

Romero non è l’unico outsider. Anche il braccio operativo della carità di Francesco, l’elemosiniere polacco, Konrad Krajewski, 61 anni, più a suo agio al volante di un furgoncino della Caritas che dietro una scrivania, può vestire il ruolo di underdog. Al pari del figlio di un pescatore delle Asturie, Ángel Fernández Artime, primo porporato vice di una donna prefetto vaticano. Gli ultimi due nomi sono suggestivi: il cappuccino Sean O’Malley, eroe inattaccabile nella lotta agli abusi, e Christoph Schönborn, arcivescovo emerito di Vienna, cresciuto alla scuola teologica di Joseph Ratzinger e convertitosi al Vangelo della pastorale inclusiva. Sono entrambi 80enni.

Ma ieri a prendersi la scena sono stati i favoriti del Conclave che hanno celebrato messa nelle chiese capitoline di cui sono titolari. Aveline ha ricordato ai fedeli di Santa Maria dei Monti che “solo l’amore è degno di fede. Non abbiamo paura della verità, degli altri che sono diversi da noi perché ogni uomo e donna è un fratello e una sorella”. Bustillo, invece, ha risposto alle polemiche sulla necessità che il nuovo Papa sappia l’italiano. “Gesù non chiede se sei forte – ha detto dal pulpito di Santa Maria immacolata di Lourdes, nel quartiere di Boccea –, se hai una strategia di marketing, se sai parlare le lingue. A Pietro chiede di amarlo fino alla fine”.

Oggi si raddoppiano le Congregazioni generali, i favoriti contano sull’elezione e gli outsider chissà se ci sperano. D’improbabili eletti Papa la storia della Chiesa non è certo parca. Nel 1978 Giovanni Paolo II ebbe la meglio sui favoriti Giovanni Benelli e Giuseppe Siri. Andando più indietro nel tempo, nel 1914 l’arcivescovo di Bologna, Giacomo della Chiesa, prese il nome di papa Benedetto XV. Osteggiato da Curia e intransigenti, prevalse inaspettatamente in Conclave nonostante avesse ricevuto la porpora da appena quattro mesi. Era arcivescovo di Bologna, tradizionale sede cardinalizia, ma aveva dovuto aspettare sei anni prima di ricevere la berretta rossa. Si rifece con il papato, tra i più innovativi e profetici del ’900.