Geoingegneria solare: un’arma a doppio taglio La
geoingegneria solare, tecnica che mira a
raffreddare la Terra riflettendo la luce solare nello spazio, viene spesso descritta come
un’idea audace quanto disperata. Le strategie più discusse prevedono l’iniezione di
aerosol di anidride solforosa nella
stratosfera o la modifica delle
nubi marine per aumentarne la capacità riflettente. Sebbene queste soluzioni possano apparire come una “bacchetta magica” tecnologica, un importante rapporto pubblicato nel
2023 dalla National Academy of Sciences ha messo in evidenza i
rischi estremi associati a tali pratiche (National Academy of Sciences, 2023). Il pericolo principale risiede nella
mancanza di un accordo globale su come e dove implementare questi metodi, con il rischio di
raffreddamenti squilibrati tra i diversi continenti. Un simile
squilibrio climatico potrebbe
interrompere i monsoni asiatici e africani, fondamentali per la sopravvivenza di miliardi di persone. Alterare
cicli agricoli e compromettere le
risorse idriche non sarebbe solo un effetto collaterale, ma una potenziale
catastrofe umanitaria. Come affermato nel rapporto: “
i rischi della geoingegneria unilaterale potrebbero essere catastrofici“.
Il pericolo del “moral hazard” Molti scienziati sottolineano come la geoingegneria rappresenti
un cerotto, non una vera cura per la crisi climatica. Tecniche come la
stratospheric aerosol injection (SAI) sono capaci di abbassare temporaneamente le temperature, ma
non affrontano la causa primaria: l’accumulo di
gas serra nell’atmosfera. Secondo il
Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), confidare su questi
“rimedi veloci” potrebbe
indurre governi e industrie a ritardare l’abbandono delle fonti fossili (IPCC AR6 Report, 2023). Continuare a emettere gas serra senza riduzioni strutturali
aggrava il problema, aumentando la dipendenza da soluzioni sempre più rischiose. Un membro dell’IPCC ha dichiarato: “
La geoingegneria può guadagnare tempo, ma non sostituirà mai l’azione climatica reale“.
Il rischio del “termination shock”: un salto nel vuoto Non è soltanto
l’attivazione della geoingegneria a essere pericolosa. Anche
l’interruzione improvvisa di tali interventi potrebbe avere conseguenze disastrose. Questo fenomeno, noto come
termination shock, rappresenta un incubo per i climatologi. Una ricerca pubblicata nel
2024 su Nature Ecology & Evolution ha dimostrato che, nel caso di
interruzione degli aerosol dopo un decennio di attività, la temperatura media globale potrebbe aumentare di
2–3 °C in pochi anni (Nature Ecology & Evolution, 2024). Questo
salto climatico repentino causerebbe la
morte massiva delle foreste, il
collasso delle barriere coralline, e
l’interruzione delle catene alimentari. L’agricoltura globale ne uscirebbe devastata, innescando
carestie e aumentando la frequenza di eventi meteorologici estremi.
Una questione di giustizia globale: chi paga il prezzo? Il
clima planetario non riconosce i confini nazionali, così come
non lo fanno i rischi derivanti dalla geoingegneria. Alcuni analisti sostengono che le
grandi potenze potrebbero manipolare la “temperatura globale” a proprio favore, lasciando che
le regioni più povere ne sopportino i costi. Il
Carnegie Climate Governance Initiative, in un’analisi del
2022, ha avvertito che
interventi su larga scala potrebbero
modificare i regimi di precipitazioni, provocando
siccità devastanti in aree vulnerabili come l’
Africa subsahariana o il
Sud-est asiatico (Carnegie Climate Governance Initiative, 2022). Questa dinamica potrebbe
alimentare diseguaglianze già esistenti e innescare nuovi conflitti. In parole semplici: “
La geoingegneria non rischia solo il clima, ma anche l’equità globale“.
Un pericoloso vuoto normativo Nonostante gli
enormi rischi, non esiste ad oggi
nessuna legge internazionale vincolante che regolamenti la geoingegneria. La
Convenzione sulla Diversità Biologica ha più volte sollecitato una
moratoria sui grandi esperimenti, temendo
danni ambientali irreversibili (CBD Reports). Tuttavia,
nessun meccanismo è stato creato per
imporre il rispetto di tali richieste. Questa
lacuna giuridica consente a
singoli Stati o addirittura
aziende private di agire senza controlli significativi. Come dimostrato nel caso delle
armi nucleari, una volta che una
tecnologia potente viene liberata,
controllarla diventa una sfida globale.
Gli esperimenti reali: dalla teoria alla pratica La geoingegneria non è più solo
un concetto teorico. Nel
2022, la startup americana
Make Sunsets ha iniziato a
rilasciare particelle di zolfo nella stratosfera, con l’obiettivo di riflettere parte della luce solare (Make Sunsets – NY Times coverage). Queste azioni sono state condotte
senza alcuna consultazione pubblica o approvazione governativa, provocando un’ondata di
indignazione tra scienziati e ambientalisti. Molti hanno avvertito che
esperimenti incontrollati potrebbero creare
precedenti pericolosi, con conseguenze planetarie. Anche diverse
università e istituti di ricerca hanno avviato
test sul campo su piccola scala, aumentando l’urgenza di stabilire
linee guida rigorose.
La comunità scientifica divisa La comunità scientifica rimane
profondamente divisa sulla geoingegneria. Alcuni la considerano un “
Piano B” necessario in caso di fallimento delle strategie di
decarbonizzazione. Altri la vedono come una
distrazione pericolosa che rischia di peggiorare la crisi climatica. L’
American Geophysical Union ha chiesto
criteri rigorosi e totale trasparenza per qualsiasi iniziativa, sottolineando che anche gli
esperimenti più ben intenzionati potrebbero
spingere ecosistemi fragili verso un collasso irreversibile (AGU Position on Climate Intervention). Durante le conferenze scientifiche, i
dibattiti accesi sono ormai la norma, alimentati tanto dalla
speranza quanto dalla
paura.
La necessità di un dibattito globale Con l’aumentare della possibilità concreta di interventi di geoingegneria, diventa sempre più urgente la
necessità di un dibattito aperto e partecipato. La
Solar Geoengineering Governance Initiative ha sottolineato come le decisioni su interventi che modificano il clima terrestre
non debbano essere prese a porte chiuse (Solar Geoengineering Governance Initiative). Si raccomanda l’istituzione di
pannelli internazionali inclusivi, composti da
scienziati,
decisori politici e
cittadini comuni. Solo tramite
finanziamenti pubblici e
controlli indipendenti si potrà evitare che
interessi privati o
nazionali decidano
il destino climatico del pianeta. In definitiva, il futuro climatico della Terra
deve essere una scelta collettiva e trasparente.
Geoingegneria e i rischi meteo. Siamo pronti per avviarla