Generali, Delfin oltre il 10% E Caltagirone vede Orcel
Delfin ha superato la soglia del 10% (10,053%) di Generali quattro giorni dopo l’assemblea del 24 aprile che ha rinnovato i vertici della compagnia, confermando il ceo Philippe Donnet e il presidente Andrea Sironi. L’aumento del peso nel Leone si deve al buyback varato dalla compagnia triestina e al successivo annullamento di 19,6 milioni di […] L'articolo Generali, Delfin oltre il 10% E Caltagirone vede Orcel proviene da Iusletter.

Delfin ha superato la soglia del 10% (10,053%) di Generali quattro giorni dopo l’assemblea del 24 aprile che ha rinnovato i vertici della compagnia, confermando il ceo Philippe Donnet e il presidente Andrea Sironi. L’aumento del peso nel Leone si deve al buyback varato dalla compagnia triestina e al successivo annullamento di 19,6 milioni di azioni proprie (pari all’1% del capitale). La cassaforte presieduta da Francesco Milleri ha superato quel 9,82% del capitale in portafoglio il 28 aprile.
Delfin aveva già superato la soglia del 10% nell’aprile del 2023, sempre dopo un buyback, e aveva avviato l’iter autorizzativo presso l’Ivass per poter restare stabilmente sopra quel livello e non perdere i benefici legati ai dividendi del Leone. La procedura presso le autorità assicurative è pressoché completata perché la holding ha già ottenuto l’ok da 40 mercati dei 42 dove opera il gruppo assicurativo. D’altronde Milleri di recente aveva già accennato alla possibilità di un arrotondamento.
Continua quindi a esserci movimento nel capitale di Generali dove, all’assise di aprile Unicredit si è presentato al voto con il 6,5% del capitale (sul 6,7% posseduto). La banca guidata dal ceo Andrea Orcel ha molte partite aperte, prima fra tutte l’operazione pubblica di scambio lanciata su Banco Bpm a cui il governo ha imposto molte condizioni nell’ambito dei poteri speciali del Golden power. Se in un primo momento la chiusura sembrava totale da parte di Palazzo Chigi, ora pare che qualche spiraglio si sia aperto pur con un dibattito in seno alla maggioranza. Orcel, infatti, aveva scritto al comitato Golden power chiedendo chiarimenti sull’applicazione dei paletti. Sembra anche che un ruolo nella mediazione lo abbiano avuto alcuni advisor legali. In questo contesto c’è da registrare un’apparente sintonia tra lo stesso banchiere e Francesco Gaetano Caltagirone, imprenditore romano vicino al governo. Ieri il sito Dagospia riportava di un incontro tra i due in piazza Borromeo a Milano, crocevia di molti studi legali. Oltre a questo, non bisogna dimenticare che Unicredit ha votato a favore della lista del gruppo Caltagirone alla scorsa assemblea delle Generali, anche per lanciare un segnale all’esecutivo Meloni. Lunedì la banca alzerà il velo sul primo trimestre e dovrebbe decidere se avanzare o meno con l’Ops sul Banco.
Sull’altro tavolo del risiko, l’Ops di Mediobanca su Banca Generali vede protagonista anche l’ad di Banca Mediolanum: «Non ho sentito nessuno e che sappia io non c’è una data fissata del patto per incontrarci», ha detto Massimo Doris a proposito del patto di consultazione di Piazzetta Cuccia. «L’accordo di consultazione si è espresso solo sul prezzo» dell’Ops arrivata da Mps giudicandolo insufficiente al pari del cda di Piazzetta Cuccia. A una domanda se sono conciliabili le due offerte, quella di Mps su Mediobanca e quella di quest’ultima di Banca Generali, Doris ha ricordato: «Lovaglio ha detto che con dentro Banca Generali l’operazione interessa, Milleri ha detto la stessa cosa, se guardo a questo mi viene da dire di sì, evidentemente. Dobbiamo aspettare le assemblee, quanti accettano, può succedere di tutto, ma in base alle dichiarazioni sembra di sì».
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