FIA, Reset Budget Cap: il fallimento come promessa elettorale
Si parla di budget cap in F1, nel mentre il mandato di Ben Sulayem al vertice della FIA è agli sgoccioli. Le prossime elezioni presidenziali si svolgeranno nell’ambito dell’assemblea generale che si terrà a Tashkent, in Uzbekistan, il prossimo 12 dicembre. La conferma del manager originario di Dubai sul ponte di comando dell’organo federale è […]

Si parla di budget cap in F1, nel mentre il mandato di Ben Sulayem al vertice della FIA è agli sgoccioli. Le prossime elezioni presidenziali si svolgeranno nell’ambito dell’assemblea generale che si terrà a Tashkent, in Uzbekistan, il prossimo 12 dicembre. La conferma del manager originario di Dubai sul ponte di comando dell’organo federale è tutt’altro che scontata per molteplici ragioni.
Ultima in ordine di tempo è la possibile candidatura di Carlos Sainz Sr., recentemente resa pubblica dallo stesso campione spagnolo. Il mandato dell’ex pilota di rally emiratino è stato, per così dire abbastanza movimentato: gli attriti verso Liberty Media, le presunte ingerenze volte a modificare risultati sportivi (Jeddah 2023, nda), un codice di condotta di stampo medioevale che i “tesserati” (piloti e rappresentanti dei team) hanno aspramente criticato.
L’immagine di Sulayem al termine del Gran Premio dell’Arabia Saudita, mentre catechizza Max Verstappen dopo la penalizzazione presa dall’olandese in mondo visione, non è passata di certo inosservata agli spettatori e nemmeno ai vertici dell’organo legislativo federale, che torva sede a Parigi in Plance del la Corcorde. Di questi giorni, l’ultima perla…
La sostenibilità economica in F1 non esiste
Sulayem ammette che il budget cap sta dando solo un gran mal di testa alla FIA e che non ne concepisce il senso. Il dirigente emiratino, in poche parole, ha completamente rinnegato la filosofia sposata dalla Federazione Internazionale in termini di sostenibilità economica. Un quadro normativo in vigore dal 2021, nato per contenere i costi stratosferici che tutti i team dovevano sostenere per poter finanziare una stagione.
Il romantico target era quello di poter livellare i valori in pista in modo che tutti potessero ambire al successo. Ma la realtà dei fatti ha dimostrato che le gerarchie sono rimaste sostanzialmente invariate: i top team hanno continuato a dettar legge. Le troppe zone grigie del regolamento finanziario hanno prestato il fianco a fantasiose interpretazioni del quadro normativo, al pari di quanto avviene da tempo immemore in ambito tecnico.
La confessione di Ben Sulayem certifica sostanzialmente il fallimento del regolamento finanziario. Uno strumento capace di compattare il midfield, ma che ha potuto fare ben poco nel livellare le gerarchie nella parte alta della classifica. L’abile presidente della FIA, attraverso tale esternazione, intende fornire una versione anacronistica del regolamento finanziario, laddove il problema è un altro.
Le ambiguità del regolamento finanziario
Ad essere inefficiente è proprio l’organo federale, sia nelle funzioni legislative che di controllo. In sostanza, la FIA non riesce a far rispettare il quadro normativo che ha definito. L’audit dei report forniti dalle scuderie è molto complesso, nonostante i costi che devono essere considerati siano precisamente definiti nel regolamento finanziario. È praticamente impossibile per la Federazione Internazionale entrare nel merito del costo lavorativo.
Ci riferiamo in questo caso ai singoli dipendenti delle varie scuderia di F1, specie in quelle strutture costituite da più divisioni. A titolo di esempio, il costo del lavoro di un dipendente Red Bull potrebbe essere rendicontato in parte da Red Bull Racing e un’altra quota da Red Bull Advanced Technology, struttura formalmente non legata ad attività connesse alla F1 ma di fatto legata al team.
Ben Sulayem, è già campagna elettorale
Essendo in “campagna elettorale”, le frasi pronunciate dal presidente della Federazione Internazionale non sono affatto casuali, ma mirano a ricevere il consenso di chi dovrà supportarlo nelle prossime elezioni. In tal senso è interessante comprendere chi sono gli elettori: si tratta di membri che fanno parte di 245 organizzazioni del settore sportivo, della mobilità e del turismo, in rappresentanza di 149 paesi nel mondo.
Ben rappresenta il garante degli enormi interessi dei paesi mediorientali nel motorsport. L’espansione della Formula 1 in questa regione del mondo non è legata solo al numero di eventi in calendario, ma anche alle nuove partnership tecnologiche di colossi industriali come a esempio Aramco, gigante petrolifero scelto per lo studio dei nuovi carburanti sostenibili come tecnologia drop-in.
L’eventuale abolizione del regolamento finanziario o una sua profonda rivisitazione sarebbe accolta certamente con favore dai team che possono investire grossi capitali in Formula 1. La spada di Damocle del budget cap ha condannato più volte blasonati team a stagioni anonime, nella impossibilità di poter modificare radicalmente progetti fallimentari. A buon intenditor, poche parole…
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: FIA – F1Tv