La “eRRe” dell’11 maggio 2025

«Chi ha il pane e chi i denti.» di Erika Errico Avvocato Clelia, modista di successo, cresciuta nei sobborghi torinesi è rinata alla vita grazie alle sue prodezze professionali; approdata a Roma e raggiunto un buon successo, si ritrova nuovamente a Torino per l’apertura di una nuova sede di un importante atelier romano per il […]

Mag 11, 2025 - 10:34
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La “eRRe” dell’11 maggio 2025
«Chi ha il pane e chi i denti.»

Clelia, modista di successo, cresciuta nei sobborghi torinesi è rinata alla vita grazie alle sue prodezze professionali; approdata a Roma e raggiunto un buon successo, si ritrova nuovamente a Torino per l’apertura di una nuova sede di un importante atelier romano per il quale lavora.
Clelia, che proviene dai bassifondi e che si è emancipata grazie ai suoi propri sforzi, si ritrova nella cerchia bohémien torinese, che non capisce e disprezza.
Qui dove l’inconsistenza del dramma diventa eroismo, l’ostentazione è esigenza primaria e la noia scaturisce dall’abbondanza, Clelia cerca un contatto con l’esterno, non riuscendo a fondersi con un mondo troppo lontano.

Un romanzo secco e diretto, come il linguaggio utilizzato da Pavese: nessun compromesso stilistico ed edulcorazioni di sorta. Quel che è si racconta, come in uno specchio.
Nella realtà deformata di una fetta sociale grassa e annoiata, Clelia rivendica la propria libertà di donna lavoratrice e autonoma. Non moglie, non madre, al più amante; disillusa e astuta, severa con gli altri ma più con sé stessa.
“Il lavoro nobilita l’uomo”, rectius la donna… pare gridare ogni pagina e la protagonista orgogliosamente lo rivendica in ogni sua azione. Lei, così intransigente, si incontra e si scontra con l’evanescenza di donne vuote, sole assieme ad altre simili, disturbate e annoiate da una vita di piaceri futili, conquiste regalate e obiettivi poco appaganti.

La fame la conosce chi la vive e non chi ne parla, come la tristezza, la difficoltà di districarsi nella fitta trama di una vita vissuta nel dopoguerra (ma anche oggi).

Si legge di una società viziata dal perbenismo imperante, così falso e artefatto da malcelare il vero senso di ogni agire; uno squallido cinismo figlio illegittimo del male di vivere che improvvisamente coglie chi, avendo tutto, non riesce più a dare importanza a nulla.
Clelia, con il suo vissuto e la sua forza interiore, prende le distanze dalla crudeltà che logora la crema della società, cercando di smascherare ogni artefatto messo in atto e lasciando a nudo ogni personaggio, con le sue fragilità e le sue paure, con l’inconsistenza dei suoi vizi.
La storia si snocciola in una scala di valutazione dei suoi personaggi, dal meno fragile e impunito sino a Rosetta, autentica e disgraziata foglia al vento che non ha saputo reggere la tempesta emotiva dei suoi anni e di quelli che credeva amici.

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