Semiconduttori, accordo Mimit-Stm per ampliare il sito di Catania
A Catania potrebbe sorgere il primo sito europeo di semiconduttori capace di gestire tutte le fasi di produzione, dal materiale in polvere ai dispositivi finiti. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) ha firmato il 7 maggio un accordo con STMicroelectronics, società italo-francese di diritto olandese specializzata in componenti elettronici, per un […] The post Semiconduttori, accordo Mimit-Stm per ampliare il sito di Catania first appeared on QualEnergia.it.

A Catania potrebbe sorgere il primo sito europeo di semiconduttori capace di gestire tutte le fasi di produzione, dal materiale in polvere ai dispositivi finiti.
Il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) ha firmato il 7 maggio un accordo con STMicroelectronics, società italo-francese di diritto olandese specializzata in componenti elettronici, per un programma di investimenti da 5 miliardi di euro nel periodo 2023-2037 con agevolazioni pubbliche superiori a 2 miliardi, nei quali sono inclusi anche 300 milioni provenienti dalla Regione Sicilia, per rilanciare lo stabilimento siciliano costruendo un ulteriore impianto produttivo accanto a quello già esistente.
L’ambizioso obiettivo è “integrare le fasi di front-end e back-end, permettendo la copertura dell’intera filiera produttiva nel sito di Catania, con una produzione a regime di 15mila fette a settimana”, spiega il Mimit.
I microchip, precisiamo, sono un insieme di circuiti elettronici disposti su una placchetta di materiale semiconduttore che possono acquisire, archiviare, trattare e utilizzare dati. Costituiscono una tecnologia alla base della transizione energetica e digitale indispensabile, ad esempio, per impianti a fonti rinnovabili, auto elettriche e intelligenza artificiale.
L’impianto di Catania produrrà chip in carburo di silicio, più costosi dei chip in silicio standard, ma preferiti dagli operatori perché più efficienti dal punto di vista energetico, più leggeri e più resistenti.
Il nuovo investimento, definito dal titolare del Mimit Adolfo Urso “strategico per l’Europa” e “fondamentale per il rafforzamento della nostra sovranità tecnologica e industriale”, fa seguito a quello per la realizzazione di un impianto per la produzione di substrati che sarà completato nel 2026, pari a 730 milioni di euro.
L’impatto del progetto e il “nodo” occupazione
Il programma di sviluppo, spiega una nota della Regione Sicilia, sarà completato entro dicembre 2032, con la possibilità di una proroga di 18 mesi, e prevede l’erogazione delle agevolazioni in base allo stato di avanzamento dei lavori.
Il progetto avrà un impatto significativo sul tessuto produttivo nazionale: oltre il 42% delle forniture sarà di origine italiana (3,9 mld €) e saranno coinvolti circa 280 fornitori attivi nel settore dei semiconduttori. Di questi, oltre la metà ha sede al Sud, con 135 aziende localizzate proprio in Sicilia. Complessivamente, l’84% dei fornitori saranno Pmi italiane.
Il Mimit stima un valore aggiunto di circa 1,3 miliardi di euro sull’intera filiera e un incremento occupazionale di circa 12.480 unità di lavoro a livello nazionale. Per la sola Sicilia, l’impatto sarà pari a circa 895 milioni di valore aggiunto e oltre 8.500 unità di lavoro.
“L’obiettivo del governo è quello di rafforzare la competitività italiana nel settore dei semiconduttori e raggiungere gli obiettivi del Chips Act europeo”, ha spiegato la sottosegretaria al Mimit Fausta Bergamotto in una risposta a un’interrogazione parlamentare (pdf) che, tra le altre cose, sollevava dubbi sulle ricadute negli stabilimenti italiani (oltre a Catania c’è un sito importante ad Agrate Brianza, ndr) dei piani di licenziamento globali annunciati dalla multinazionale.
“Al riguardo – aggiunge l’esponente del Mimit – si informa che anche l’azienda si è impegnata per minimizzare l’impatto sulla forza lavoro, anche prevedendo uscite volontarie, un turnover naturale e progressività negli eventuali esuberi”.
Il Chips Act europeo
Le massicce interruzioni della fornitura lungo l’intera supply chain che si sono verificate durante la pandemia e l’aumento delle tensioni commerciali con la Cina hanno acceso i riflettori sulla dipendenza dell’Europa dall’Asia per il rifornimento di chip.
L’Ue ha reagito dotandosi di un proprio provvedimento, il Chips Act appunto, anche in risposta agli imponenti incentivi ai produttori di semiconduttori messi in campo dagli Usa (lo scorso anno l’amministrazione Biden ha riconosciuto a Intel circa 20 mld $ tra sovvenzioni e prestiti).
Approvato nel 2023, il Chips Act ha l’obiettivo di rafforzare la sovranità tecnologica europea nel settore dei semiconduttori. In sintesi, mira a:
- raddoppiare la quota Ue nella produzione globale di chip, portandola dal 10% attuale al 20% entro il 2030;
- attrarre investimenti pubblici e privati, per un valore totale stimato di oltre 43 miliardi di euro;
- sostenere la ricerca e l’innovazione, attraverso il potenziamento di centri di competenza e progetti pilota;
- facilitare la costruzione di nuovi impianti produttivi con regole più snelle e finanziamenti pubblici diretti.
Il progetto catanese è stato approvato dalla Commissione europea un anno fa, quando ha ottenuto il riconoscimento di investimento di “particolare rilevanza strategica”.
Lo scorso dicembre Bruxelles aveva dato il via libera ad altri 1,3 miliardi di aiuti di Stato italiani in favore di Silicon Box, azienda di Singapore che intende realizzare a Novara una fabbrica per l’assemblaggio e il collaudo dei “chiplet”, moduli multi-chip che migliorano le prestazioni di efficienza energetica.
Più recentemente, lo scorso 20 febbraio, hanno visto la “luce verde” 920 milioni di euro stanziati dal governo tedesco per supportare la realizzazione a Dresda di una mega fabbrica di Infineon, tra i leader globali nella produzione di semiconduttori per sistemi di alimentazione e IoT (Internet of Things), nell’ambito di un investimento complessivo da 3,5 miliardi di euro.The post Semiconduttori, accordo Mimit-Stm per ampliare il sito di Catania first appeared on QualEnergia.it.