Ex Miteni, “morto a causa dei PFAS”: la storica sentenza che crea un prezioso precedente
È stato operaio addetto alla depurazione delle acque per più di dieci anni. Poi è morto di un tumore della pelvi renale nel 2014. Lui era Pasqualino Zenere e per la prima volta la sua storia, simile a quella di molti altri, trova un po’ di giustizia. La sentenza del Tribunale di Vicenza di questi giorni, infatti, dà ragione...

È stato operaio addetto alla depurazione delle acque per più di dieci anni. Poi è morto di un tumore della pelvi renale nel 2014. Lui era Pasqualino Zenere e per la prima volta la sua storia, simile a quella di molti altri, trova un po’ di giustizia.
La sentenza del Tribunale di Vicenza di questi giorni, infatti, dà ragione ai suoi eredi, che avevano fatto causa all’Inail. E non solo: quella di Zenere, è la prima morte certificata dove la causa sono i Pfas. In buona sostanza, quel tumore letale era legato all’esposizione a Pfoa e Pfos, che per anni ha respirato, assorbito tramite la pelle, ingerito sul posto di lavoro.
Si tratta della prima sentenza in assoluto su questo tema, calata su un caso specifico, preciso e documentato. La documentazione riguarda sia le mansioni di lavoro svolte sia il nesso tra queste e la malattia che ha portato al decesso. Questa sentenza non agisce sulle responsabilità, ma sulla correlazione tra lavoro e malattia: la materia è di natura previdenziale e attiene appunto a quelli che sono i diritti previsti dalla tutela Inail, spiega l’avvocato Adriano Caretta, che oltre a tutelare la famiglia di Zenere porta avanti la causa per conto dell’Inca Cgil di Vicenza.
Lo scorso 13 marzo, il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto Legge urgente, ora all’esame del Parlamento, per ridurre i livelli consentiti di PFAS (composti poli e perfluoroalchilici) nelle acque potabili e a inserire limiti per il TFA (acido trifluoroacetico), la molecola della classe dei PFAS più abbondante sul pianeta e finora non sottoposta a restrizioni. Il decreto è arrivato in seguito alla diffusione nel gennaio scorso dell’indagine di Greenpeace Italia “Acque senza veleni”, che aveva mostrato una contaminazione diffusa nelle acque di tutte le Regioni italiane.
Intanto la sentenza, che può rappresentare un prezioso precedente, giunge nello stesso momento in cui alla corte d’Assise del Tribunale di Vicenza si svolge il processo ai 15 manager della Miteni, accusati di disastro ambientale per la contaminazione della falda acquifera che copre l’area tra Vicenza, Padova e Verona.
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